Cap 10

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Arrivai nella villa che era stata affittata per la festa d'istituto di Natale.

Avevo indossato una semplice camicia nera ed un pantalone dello stesso colore. "Il nero non fa vedere gli aloni di sudore dopo che balli" avevo imparato con l'esperienza, e così me la ridevo notando i miei coetanei fare i fighetti con la camicia bianca.

Appena entrai nell'abitazione mi venne incontro una botta di vita: profumo di alcool, musica assordante, erba e puttane.
Tradotto: il paradiso per qualsiasi adolescente.

Chiunque fosse stato a scegliere la location per la festa, aveva avuto una grande idea.
Poiché c'erano le camere al terzo piano, non mi sarei sporcato la macchina per fare sesso con Elena.

Già perché Martina aveva perso la scommessa e la sfida era terminata con la mia vittoria.

Presi un cosmopolitan all'Open bar e poi mi avvicinai alle babbe nataline, che ballavano sui tavolini.

Salì tra loro, e partecipai a quella danza poco casta, beandomi di tutto quel ben di dio.

Ero libero cazzo! Mi venne da ridere solo a pensare questa cosa ed il secondo bicchiere di Negroni non contribuì a frenare la mia euforia.

Vidi in lontananza Elena che si sbracciava per farsi notare da me, così la raggiunsi per poi prendere un sorso di quella vivanda che teneva in mano.

<<Andri smettila di bere>> ridacchiò con voce da gallina.

Stufo di sentire quel nomignolo del cazzo, le tappai la bocca con la mia lingua.

Fui travolto da un vortice di ormoni inspiegabili, dettati dalla mia astinenza probabilmente, e la tenni stretta a me in modo che le sue forme aderissero al mio corpo, per quelli che furono dieci minuti pieni.

Dieci minuti senza ossigeno quasi, se non il fumo che mi capitava di respirare nelle pause tra un bacio e un altro.

Elena si separò da me, dopo svariati tentativi in cui non avevo voglia di mollarla.
Barcollò e quasi cadde su quei tacchi vertiginosi, per poi informarmi con voce, a modo suo, sensuale, che stava andando in bagno.

La lasciai fare e mi ributtai nella pista.
Per quanto non lo volessi ammettere a me stesso, sapevo di essere incazzato e che Elena era solo il mio pupazzo anti stress, e sapevo anche quale fosse il motivo della mia rabbia.

La causa si piazzò davanti a me sorridente, probabilmente ritenendo che la puzza di alcool che sentiva, fosse nell'aria e non stesse provenendo da me.

<<Avevi detto che non saresti venuta>> le urlai all'orecchio per sovrastare la musica.

<<Avrei voluto tanto non venire, ma Anna mi ha chiesto di tenerti d'occhio ed evitare che tu ti metta in mezza tra lei e Francesco>>

Che cazzo me ne fregava di quei due scemi.

Sbuffai, mi toccava pure togliere di mezzo questa rompipalle se volevo farmi Elena entro la fine della serata.

<<Marti, vado a prendere qualcosa da bere>>

<<A me porta solo dell'acqua>>mi rispose.

Mi dileguai velocemente tra la folla e poi presi un bicchiere d'acqua a cui aggiunsi gyn e vodka liscia, tanto non se ne sarebbe accorta data tutta quella confusione.

Infatti bevve tutto in un colpo solo dicendo di star morendo di sete. Io mi godetti la scena da vicino. Mi aveva imbrogliato.

Aveva parlato al telefono con Riccardo, il pomeriggio prima di quella nostra serata romantica in spiaggia.

Romantica? ma come diavolo stavo parlando?

Rubai un tiro dalla canna di un ragazzo che passava accanto a me ed iniziai a tossire per la velocità con cui compì il gesto.

Martina mi guardava sorridente. Porcocazzo con un solo bicchiere si era già ciuccata.

<<Andrò a prendere qualcos'altro da bere>>

<<Non ti sei dissetata?>>la guardai di sbieco.

<<Non ancora>> disse prima di scomparire tra la gente.

Ripresi a ballare e servirmi di altri alcolici.
Elena mi raggiunse dopo poco.

<<Eccomi Andri, scusa c'era la fila nel bagno delle ragazze>> si fiondò sulle mie labbra con quello che sembrava rossetto appena messo, dal momento che prima ce l'aveva consumato.

Mi scansai. <<Che ne dici di andare in un posticino più tranquillo?>>

<<Va bene, ma non ti aspettare che te la dia>> disse ridendo.

<<Non pensavo fossi una figa di legno>> mi scappò dalle labbra.

<<Come?>>

<<No niente, dicevo, solo per parlare>>

Annuì per poi afferrarmi la mano, ma contrariamente da come si aspettava, fui io a guidarla, verso una direzione ben diversa da quella che lei aveva pensato.

Salimmo le scale velocemente schivando qualche coppia che stava limonando, o molto altro, nelle pareti.

Raggiungemmo il letto di una stanza a caso per poi sederci ai piedi di questo.

<<Ah finalmente un posticino tranquillo>> sussurrò lei.

<<Allora Elena gambelunghe, ti sta piacendo la festa?>>

Step 1: fare complimenti.

<<Gambelunghe?>> ridacchiò.

<<Si, le tue gambe sono bellissime>> dissi accarezzandone una <<O preferisci essere chiamata Elena pancia piatta?>>

<<Panciapiatta proprio no, guarda qua!>> disse lei dandomi visibilità del suo gonfiore.
<<Ci sono ragazze combinate meglio di me>>

<<Ah se tutte le ragazze fossero almeno un quarto di come sei tu, mi innamorerei ogni giorno>>
sussurrai al suo orecchio.

Step 2: paragonarla alle altre e farla sentire migliore.

<<Stai dicendo che sei innamorato di me?> per poco non le scesero le lacrime.

<<Da sempre>> bisbigliai per poi mordere dolcemente il suo orecchio.

Step 3: dichiarazione d'amore improvvisata.

<<Io ti amo dal primo giorno in cui ti ho visto>> urlò a gran voce.

<<Eh?>> dissi sorpreso per poi allontanarmi da lei.

Ma la distanza che ci separava non era abbastanza lunga da impedire che lei con un solo salto mi raggiungesse per poi cavalcarmi (letteralmente).

Sbigottito la lasciai fare e fu così che riuscì nel mio intento, ovvero portarmi Elena a letto. Anche che sembrava fosse stata lei a portare a letto me.

Appena finito, la bionda si addormentò ed io tornai tra l'ammasso di gente. Ma ciò che vidi non mi piacque affatto.

<<Martina scendi da lì, che cazzo fai?!>>

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Venerdì 7 Luglio 2017

Non penso mai a te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora