Cap 5

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Il mio viso era immerso in quella valanga di capelli castani.
Le mie labbra a contatto con la sua pelle, le mie narici intrinseche del suo profumo che creava dipendenza.

Ero felice. In quel minimo attimo in cui i nostri corpi si stavano confondendo tra di loro, costatai di essere felice. Mi bastava così poco?

Martina mi spinse giù dal divano lamentandosi del mio peso eccessivo.
Era lei ad essere debole, non io pesante.

<<Pappamolle! Grasso sarà il tuo ragazzo>> pronunciai quelle parole con l'amaro in gola. Avevo completamente rimosso la presenza di Riccardo dalla vita di Martina. A pensarci bene, mio fratello era scomparso quasi completamente dai miei pensieri. Come se la passava a Milano? Stava preparando qualche materia? Si era fatto degli amici? Pensava a Martina ogni tanto?

Mi promisi di contattarlo una volta tornato a casa mentre mi obbligai a dimenticarlo in quel momento in cui stavo osservando la sua ragazza pulirsi l'angolo delle labbra con la manica della felpa.

<<Sei pure lorda>> Risi di gusto alla sua espressione contrariata e sbattei nuovamente la testa col pavimento quando un cuscino mi arrivò dritto in faccia.

<<Se sei qui per insultarmi puoi tornartene dritto a casa>> un'altra cuscino mi colpì la spalla.

<<Allora, stavamo dicendo, Francesco ed Anna giusto? Fattene una ragione e stanne fuori>>

Francesco ed Anna? Che erano? Si mangiavano? In quel momento avevo occhi e testa solo per lei.

Ritornai sul divano con uno scatto da felino e cominciai ad annuire a tutte le frasi che stava pronunciando e che però non ascoltavo.

Mi soffermai ad osservare ogni suo minimo dettaglio. Le perle agganciate ai lobi delle orecchie, i capelli castani che le ricadevano sul volto dai lineamenti dolci, le labbra carnose e allungate, capaci di incantare ogni qual volta si toccavano tra di loro, il naso all'insù costellato da lievi lentiggini marroni, le lunghe ciglia, non troppo cariche di trucco come quelle delle mie altre compagne di scuola, e scure a tal punto da far da contrasto al color nocciola dei suoi occhi.

Erano incatenati ai miei, non osava deviare la traiettoria nemmeno di un millimetro. Martina era la classica persona che ti divora con lo sguardo mentre ti parla , ed odia chi invece, non è capace di reggerne l'intensità e così guarda altrove.

<<Questo é quanto>> concluse alzandosi dal divano.

<<Mi hai convinto>> la raggiunsi all'entrata <<penso proprio che farò come mi hai detto tu>>

Mi salutò con un cenno di mano e poi mi sbattè letteralmente la porta in faccia.

Nella strada del ritorno risposi ai tanti messaggi di Elena, riguardanti principalmente la festa di sabato e il vestito che lei avrebbe indossato.

Le mie risposte monotone, quali 'sì' 'ok' 'va bene', esprimevano tutta la noia che provavo nei confronti di quella conversazione, tuttavia non bastarono a frenarla perché lei continuò a dialogare su quel l'argomento approfondendone sempre di più i contenuti.

Scagliai il telefono contro la spalliera del letto. Perché avevo scelto proprio Elena come ragazza da sconciare (senza farci nulla) per vincere la sfida? Mi ricordai di quanto quella ragazza fosse facile e che quindi mi avrebbe concesso qualche palpatina qua e lá. Ma cazzo, era insopportabile!

Ripresi il telefono solo per chiamare Riccardo, il quale non tardò a rispondere.

<<Devi venirmi a trovare! Qua é un paradiso, non puoi capire>> sorrisi quando capì quanto fosse felice ma poi toccò il tasto dolente (per entrambi).

Non penso mai a te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora