Cap 13

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<<Andri>>

Il motivo per cui odiavo tanto quel soprannome, derivava dal fatto che lo usava mia madre.

<<Andri, tesoro>> spalancò la porta della mia stanza e senza distogliere lo sguardo dalle sue unghie appena fatte dall'estetista, intavolò un discorso inaspettato.

<<Io e tuo padre siamo riusciti a trovare gli ultimi tre biglietti per passare il Natale a Milano, assurdo no?! L'aereo era tutto pieno...Comunque mi stavo chiedendo se tu fossi interessato a venire, perché il terzo biglietto l'ho promesso a tua nonna Katia>>

<<Ma allora a che fare me lo chiedi?>> mi indignai balzando dalla sedia. Mia madre sussultò per poi staccare lo sguardo dalla sua mano ed incatenarlo al mio.

<<Non c'è un altro biglietto, quindi non posso venire. Mi sembra logico!>>

<<Hai ragione, era tanto per chiedere..Ti saluto che devo scappare all'ospedale>> chiuse la porta alle sue spalle e volò verso la sua unica ragione di vita: il lavoro.

Passare il Natale da solo non era di certo tra i miei piani. Partendo dal presupposto che detestavo il periodo natalizio e tutto ciò che comportava: luci colorate ad intermittenza, presepi che invadono la città, abeti dappertutto, confusione nelle strade, canzoni orribili in qualsiasi canale radio e i colori rosso e dorato, in ogni singolo angolo, anche dimenticato, di Siracusa.

Passarlo chiuso in casa in solitudine sarebbe stato ancora peggio. Avrei chiesto a Tommaso e Giuseppe, ma entrambi avevano da fare in famiglia e di certo, non era il mio sogno intrufolarmi in eventi del genere.

Mi rassegnai al fatto che l'unica cosa che mi avrebbe fatto compagnia in quel triste natale, sarebbe stato Netflix.

E così, quando anche l'ultimo giorno di scuola si concluse, mi barricai nella casa che era stata abbandonata dai miei genitori, probabilmente già in volo per raggiungere il figlio perfetto.

Chiusi la porta alle mie spalle e dopo aver disposto le buste della spesa sul tavolo della cucina, attivai i messaggi lasciati nella segreteria che partirono uno dopo l'altro senza stacchi.

Messaggi di auguri da parte di amici, conoscenti e vicini di casa, intervallati da raccomandazioni provenienti da mia madre e qualche pubblicità.

<<Ciao Andrea, sono Martina. Riccardo mi ha detto che i tuoi genitori sarebbero saliti a Milano, quindi mi chiedevo se, al posto di passare il Natale da solo, ti andasse di venire da me(?). Così ci facciamo gli auguri di presenza e non attraverso una stupida cornetta>>

La risata finale era un piacevole suono da ascoltare e così mi ritrovai a tenere il telefono tra la mano e l'orecchio per non perderne nemmeno un soffio.

<<Nel caso in cui decidessi di raggiungermi, il pranzo è alle 14:00 a casa mia, ti saluto>>

Avevo solo un quarto d'ora per arrivare nel luogo stabilito.

Indossai il primo completo elegante che mi capitò sotto mano proveniente dall'armadio di mio padre e che mi stava leggermente lungo di maniche, abbastanza corto di gambe e decisamente largo di pancia.

Inserì velocemente la camicia dentro il pantalone e la incastrai con una cintura che per il colore blu acceso stonava con la cravatta Bordeaux.

Mandai a farsi fottere le birbe di pollo che avevo comprato per il pranzo e rubai la stella di Natale che i vicini tenevano nel pianerottolo, giusto per non arrivare a mani vuote a casa di Martina.

Misi in moto sperando di essermi ricordato di chiudere a chiave la porta ma con la consapevolezza che non sarei tornato indietro a farlo in caso contrario.

Non penso mai a te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora