14. Spedizioni

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Il Grande Demone ruggì poderosamente, afferrando il grosso e pesante tavolo di legno pregiato su cui erano depositate varie mappe, pugnali, una coppa ancora piena di liquido purpureo e piatti con avanzi di cibo. Le sue mani, prese dall'ira, rupperò il legno in una morsa d'acciaio e il demone si alzò di scatto, buttando dall'altro capo della stanza il mobile, quasi addosso al resto del suo bottino, che consisteva in tre belle giovani fanciulle incatenate e tremanti. Erano frutto di una notte di scorribande e di saccheggio in una delle città degli uomini al margine del deserto, insieme a oro e a tutto ciò che era custodito nel suo accampamento.

Zavarock non indietreggiò di un solo passo e non parve impressionato da quel eccesso di aggressività che il loro Padrone aveva appena manifestato. A differenza del suo compare, che aveva curvato le spalle e adocchiato l'uscita della tenda già più di una volta. Ogni volta l'Avdaq si domandava come facesse il demone al suo fianco a non temere l'ira funesta di Baar, poiché, sebbene fosse un Favorito, nulla avrebbe potuto proteggerlo dalla violenza del Principe.

- Dove?- Ruggì quello, abbassando gli occhi fiammeggianti su i due portatori di sventure che gli stavano di fronte. Come tutti i Principi, anche Baar era alto tre metri e torreggiava su tutti come una furia cieca. Le tre ragazze si strinsero tra loro spaventate, come se unite potessero proteggersi a vicenda, ma anche loro stesse erano coscienti che non fosse così e che nessuno potesse salvarsi dal potere oscuro che circolava nelle vene di quel mostro.

- Lungo la Grande Traversata. Il nostro aguato non ha sortito l'effetto desiderato, ma credo che abbiano ferito uno dei Ribelli. - Si fece avanti Zavarock, a testa alta, sfrontato come sempre. Il viso coperto ancora dal cappuccio del suo pesante mantello di pelo scuro non nascose il luccichio degli occhi che a chiunque sarebbe sembrato venato di sfida, ma Baar lo ignorò come sempre.

- Sangue...- questa volta la voce cavernosa suonò quasi dolce a pronunciare quelle parole, mentre l'enorme mole del Grande Demone tornava a sedersi sul proprio trono di ossa - Abbiamo una dolce traccia da seguire, ma questa volta non manderò solo quegli stupidi dei Maledetti... Kebet, chiama Dactor, lo voglio alla loro guida!-
Il demone chinò la testa, annuendo mestamente, e quasi con un sospiro di sollievo si apprestò a uscire da quella tenda infernale, ma una voce lo immobilizzò sulla soglia.

- Credo che sia giusto che sia io a dover essere incaricato per questa spedizione. È il mio zaarak che ha fiutato il profumo.- ribattè il giovane Favorito, mostrando ancora una volta l'impudenza che lo caratterizzava - Tocca a me.
- Decido io chi comanderà i miei servi, ricordatelo!- ringhiò Baar, per poi scrutarlo attentamente come chi sta analizzando se punire o risparmiare un cane disubbidiente - Ti reputeresti pronto, Deidfur?

- Sì, lo sono sempre stato.

A quella risposta Kebet rabbrividì per tale insolenza, aspettandosi un nuovo scoppio d'ira del suo Signore. Sarebbe stato opportuno cancellare tutta quella sfrontataggine dal viso di quel demone una volta per tutte. Ma Baar emise solo un suono rauco e grottesco, che dopo pochi istanti l'Avdaq riconobbe come una risata latrante e orrenda, priva di gusto e intrisa di malvagità.

- Allora va! E dimostramelo!

Zavarock non aspettò e uscì dalla tenda, sorridendo compiaciuto. Non vedeva l'ora di avere tra le mani quei ribelli e dar loro una lezione, voleva dimostrare al Padrone che era ben più di un semplice Favorito. Ordinò al suo compare di riunire una ventina di Maledetti e di prepararli a partire, mentre lui si recava tra le tende dei demoni di rango superiore.
Lì il tessuto delle tende era ben più pregiato e quasi gli provocava maggior ribrezzo, con il potere e il dominio incotrastato persino i Superiori si erano rammolliti e abituati alle ricchezze come semplice uomini.

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