Martedì

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Quando Scorpius arrivò in ospedale il giorno dopo, era stranamente riposato.
Non voleva dire che aveva dormito tutta la notte, ma ci era riuscito di più.

Il ricordo delle labbra di Al ovunque sul suo corpo e quell'iniziativa su cui non aveva avuto tempo di prevedere lo incantava ancora, e una sorta di brivido risaliva ancora la sua schiena al ricordo di alcuni momenti in particolare.

Stringeva ancora in mano il sacchetto con il cornetto che aveva preso un quarto d'ora fa al bar sotto casa, e sentiva il calore di questi solleticargli le dita.
In sala d'attesa Lily Luna Potter dormiva su suo fratello, entrambi stretti sulle sedie come se fossero la cosa più comoda del mondo.
James si accorse di lui e sorrise, facendo un cenno con la mano che non svvolgeva il corpo esile della rossa.
Scorpius sorrise di rimando, in un tacito accordo sul far silenzio, incamminandosi poi verso la solita camera.

Socchiuse la porta con delicatezza, lasciò che i suoi occhi intravedessero il letto occupato e sorrise, vedendo il ragazzo seduto e intento a leggere un libro dalla copertina colorata.
Il solito romanzo babbano, evidentemente aveva chiesto a James o a Lily di portarglielo.

Il ragazzo richiuse la porta dietro e si avvicinò al ragazzo di soppiatto al ragazzo, sfilandogli il libro dalle mani.

"Ehi!"

"Davvero non hai nulla di meglio da fare?"

"Ah no, sai com'è, non sono in un luna park." Fece Albus, senza troppi giri di parole. "Ora posso riaverlo?"

"Tesoro, ti facevo meno acido." Scherzò, riporgendogli il libro. "Per questo ti ho anche portato qualcosa per addolcirti." Poi fece per chinarsi a baciarlo ma il ragazzo lo bloccò, poggiando una mano sul suo petto.

Scorpius sbarrò gli occhi grigi all'inverosimile.

Forse era paranoico, ma la paura che la sera prima Al si fosse pentito di tutto si fece man mano strada in lui.

Cercò di dire qualcosa, forse per provare a dissuaderlo e convincerlo che lui lo amava ancora, nonostante qualunque idea strana si fosse creato Al, ma il cuore era l'unica cosa che era in gola al momento, e le parole rimasero solo in testa.

Poi Albus accennò un timido sorriso, e indicò con un cenno il letto davanti a lui.

Scorpius inizialmente non capì, poi notò che il letto che era sempre stato libero era occupato da un bambino stavolta, i capelli biondo cenere che ricadevano lunghi sugli occhi chiari, le guance paonazze.

"Oh, emh... ciao, io... sono Scorpius?" mormorò Scorpius, non sapendo cosa dire.
Il bambino allora inclinò la testa da un lato, fino a toccare la spalla con la guancia, studiando il nuovo arrivato.

"Oh, piacere. Sei il ragazzo di Albus, vero? Mi ha detto che aveva qualcosa di speciale. In effetti hai i capelli chiarissimi."

"L'hanno portato qui stamattina" sentì sussurrare Albus impercettibilmente. "Ha qualcosa ha la gamba, non sono riuscito a capire cosa."
Scorpius sorrise, cercando di esser convincente.

"Oh sì, è una cosa di famiglia, sì."

"Capisco." Il bambino annuì, poi saltò giù dal letto scostando le lenzuola.

"Io vado" il moro sbarro gli occhi.

"Cosa? No, Timo, non puoi andare da nessuna parte!" Il bambino inarcò un solo sopracciglio, quello destro, e roteò gli occhi, come se fosse scocciato all'idea di avere a che fare con dei bambini.

"Come se a te non facesse piacere. Sto solo andando a vedere come sta il mio amico Tommy di lì. Forse sta ancora dormendo" spiegò ovvio. "Così potete star soli." Aggiunse e, con un mezzo sorriso, saltellò fuori dalla stanza.

Scorpius rimase un attimo fissare il punto in cui era sparito, poi guardò Albus.

"Cosa..."

"Mi spiace per lui. È così sveglio. Spero si rimetta presto. È così piccolo, dannazione." Il biondo fece una smorfia, sapendo che il Potter aveva perfettamente ragione.
Poi decise di scacciare via quella strana sensazione dallo stomaco e riuscì finalmente a rubare il breve bacio dalle labbra di Al.

"Comunque ti ho portato la colazione. Fatti un po' più in là."
Il moro ripose il segnalibro nella pagina e chiuse il labbro, poi si fece un po' più in là lasciando spazio all'altro.
Quando si risedette al bordo represse un gemito che però non sfuggì al biondo.

"Cosa?" Chiese, corrugando la fronte.

"Cosa cosa?" Chiese, corrugando la fronte, Albus, come se non ne sapesse niente.

"Che ti fa male?"

"Fai sul serio?"

"Certo. Perché?, dovrei sapere il motivo per cu- ah. Per ieri sera?" Chiese poi, di colpo rosso sulle guance. Si diede mentalmente dello stupido, mentre prendeva posto accanto a lui sul materasso.

"No. Per stamattina. Il nuovo infermiere era molto carino ma aveva fretta, sai com'è."
Scorpius levò gli occhi al cielo e lo spintonò giocosamente.

"Ma smettila." Borbottò, mentre la risata cristallina di Albus raggiungeva le sue orecchie.
Era la solita risata che Scorpius risciuva a strappare da quelle labbra, che gli faceva scaldare il cuore di colpo, tremolare appena le dita.
La conosceva da molto, ma era comunque il suono preferito tra tutte le risate, e a distanza di anni ne rimaneva ancora affascinato.

Sentire la sua risata l'aveva immobilizzato, lo sguardo grigio sul corpo dell'altro, che la risata pian piano fece scemare.
Prese il cornetto dalla busta di Scorpius, tornando però serio.

"Non mi guardare così" mormorò.
Scorpius si riscosse, e lo guardò confuso.

"Così come?"

"Come se non fossi già più qui." Deglutì a fatica, Scorpius si sentì estremamente in colpa. "Io ci sono ancora. Lo volete capire tutti?" Si morse il labbro, il più piccolo, e senza nascondere gli occhi velati da una leggera patina di lacrime lo guardò.
Scorpius sentì una morsa allo stomaco che faceva male seriamente, al livello fisico, come un pugno nello stesso punto.

"Lo so. Che sei ancora qui." Riuscì a dire, nel silenzio opprimente che li avvolgeva.

"Ma il sapere che me ne andrò prevale sempre, scommetto." Mormorò sarcastico e tornò a fissare i suoi piedi nudi scomposti sul materasso.

"Tu avresti fatto lo stesso, se-"

"Non dirlo." Lo ammonì. Prese un bel respiro e tirò su col naso, poi lo guardò. "Non lo dire perchè ci ho pensato. E forse è egoismo ma... no. Non lo dire e basta."
Scorpius annuì, non riuscendo a distogliere gli occhi dalla figura di Al.

Cercò di guardarla come aveva sempre fatto, con gli occhi del ragazzino che sognava l'appuntamento del sabato prossimo, della mano stretta dei corridoi, dei baci intimi la sera, addirittura di una casa in cui convivere.

"Scorp?"

"Si?"

"Scusa." Sussurrò Albus, e lentamente fece scivolare la mano nella sua.
E poi "scusa, scusa scusa".
Il suo corpo si strinse a quello di Scorpius senza fermare la cantilena.
Scorpius non replicò, lo lasciò fare. Si lasciò stringere mormorando qualche 'non fa nulla', 'non è niente'.

Nessuno dei due stava piangendo, gli occhi lucidi erano solo quello, senza una sola lacrima.
I pensieri non volevano farle uscire, volevano tutta l'attenzione su di loro.

Perciò quando quando Timo entrò non si preoccupò, visto che la loro idea di stanziarsi appena e a fingere un sorriso era stata stranamente convincente.

I'M STIIIL ALIVE.
E in questi giorni mi sta piacendo aggiornare
Quindi
Visto che un capitolo era pronto, why not?
~Clauds

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 12, 2017 ⏰

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Albus' Last Seven Days //ScorbusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora