Lunedì

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Scorpius non aveva dormito quella notte.
Il caldo, l'indisposizione, la posizione scomoda, gli incubi.

Erano costantemente presenti appena dietro le palpebre, e lo stavano man mano divorando lentamente, consumando.
Solo che quegli incubi, quando si svegliava in un mantido di sudore non poteva pensare che fossero solo sogni.
Sognare la sua vita senza Albus era come fare progetto per un viaggio: di lì ad un mese, massimo, sarebbe partito.

Si presentò comunque in ospedale la mattina.
Ci andò da solo, e nessuno cercò di fermarlo: dai suoi genitori agli infermireri.
Appena finite di salire le scale si guardò intorno. All'angolo della sala c'era James, il volto pallido e lo sguardo vitreo, stretto nelle braccia di Teddy, lo sguardo perso nel vuoto, stanco anche lui.

Scorpius aveva visto la sera prima, il ragazzo dai capelli blu.
Era salito a cercarli qualche ora dopo, a quanto pare, e il biondo stava ancora piangendo.
Rabbrividì, e si fece avanti.

Quando il primogenito Potter lo vide sciolse l'abbraccio in cui era incastrato e si alzò.
Teddy annuì distratto, lasciandolo fare.
L'cchialuto lo raggiunse e mimò un triste sorriso.

"Scorp..."

"Ho saputo." Sussurrò solo il biondo, schietto.
Forse non era il caso, ma non avrebbe resistito a giri di parole. La voce gli si sarebbe incrinata alla prima frase.

"Mi spiace."

"Dispiace a tutti." Mormorò. Cercò di guardare altrove. Poi si disse che James poteva essere uno dei pochi a capirlo veramente.
Ma prima che potesse rimediare l'altro l'aveva stretto in un saldo abbraccio, in cui Scorpius si tuffò con tutto sé stesso.

Non era un abbraccio di cortesia, come quelli che dava spesso agli amici di suo padre, in cui le mani erano ancorate sempre nei soliti punti e il contatto era limitato.

E neanche quegli abbracci che Al gli donava, dove le mani saggiavano punti giusti e nuovi, dove il contatto durava fino a quando non si trovava un'altra posizione adatta.

Sembrava dire che non era solo Scorp, non ancora.
Che quando Albus sarebbe scappato c'era qualcuno con cui piangere.
Non era il massimo, non era utile, ma il biondo sapeva che non era stato l'unico a non aver dormito quella notte.

"Non a tutti dispiace veramente, però" gli sussurrò vicino all'orecchio.
Poi si allontanò, sciolse la stretta e tornò da Teddy.

Scorpius sentì ancora una volta freddo.

***

Albus separò le dita l'una dall'altra, costringendo anche Scorpius a fare lo stesso, e poi a riunirle.
Poi ripetè il gesto, ma stavolta fece scorrere la sua mano in alto, e inglobò le dita di Scorpius con le sue.

Contro il soffitto bianco, le loro dita erano varie sfumature, tutte simili.
Che Scorpius avesse la pelle pallida lo sapevano tutti fin dalla sua nascita. Che anche la pelle di Albus stesse sbiadendo pian piano non era staro difficile, abituarsi.

O forse nessuno l'aveva ancora fatto.

All'idea che Albus potesse svanire, consumarsi e sbiadire fino ad annullarsi, Scorpius strinse magiormente il busto di Albus al suo.

Erano entrambi stesi sul letto dell'ospedale con la voglia di parlare persa momentaneamente, e nessuno aveva protestato, quando avevano visto Scorpius accanto al moro.

Quando erano entrati Harry e Ginny Scorpius aveva fatto per alzarsi, ma la donna aveva scosso la testa, e aveva spostato la solita sedia dall'altro lato, dove stava steso Al.

Quando era entrata Lily Albus aveva sorriso ampiamente e nessuno si era posto il problema del Malfoy, neanche quando la rossa era sgattaiolata tra di loto mandando a quel paese lo spazio insufficiente.
Avevano riso da farsi male alla pancia.

Albus' Last Seven Days //ScorbusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora