Il cielo azzurro, i primi fiori che germogliano dai vasi sul davanzale della finestra, il primo caldo, qualche petalo di fiore di ciliegia che viene trasportato dall'aria, la freschezza che accompagna la mattina e segue la sera, i colori vivaci. Credo che questi siano solo una parte dei motivi per cui amo così tanto la stagione primaverile. Non so, sarà perché anche le emozioni si fanno più forti o perché tutto diventa incredibilmente più sereno, ma non mi sento mai bene come durante questa stagione. E' una delle poche cose che non è mai cambiata nella mia vita, ho sempre adorato questa stagione, sia da ragazza sia adesso. Per il resto, credo che nella mia vita siano cambiate tante cose. Ho ventotto anni, e quelle che prima credevo fossero cose fondamentali, adesso sono solo cose passate in secondo piano. Con questo non voglio dire che sono cambiata, assolutamente no. Sono cambiate solo alcune mie esigenze. Undici anni fa al primo posto avrei messo l'amore e il divertimento, come una qualsiasi adolescente, oggi al primo posto metto la mia carriera e la mia famiglia.
Dopo la laurea ho deciso di voler entrare in accademia per poi diventare poliziotta. Non so perché ho preso questa decisione, effettivamente era fuori da tutto quello che avrei voluto fare, però c'era qualcosa che mi spingeva in questa direzione, qualche strano bisogno che mi doveva fare avvicinare alla giustizia, così ho seguito il cuore. Devo dire che sono abbastanza felice della mia scelta, in fondo è un lavoro movimentato e interessante. Non ci si annoia mai, questo è poco ma sicuro. Per il resto non è successo molto. Ho cambiato casa, non vivo più con papà, ma abito comunque a Beika. La mia vita sentimentale non presenta nessuna novità, non sono né fidanzata né tanto meno sposata. Ho solo avuto qualche storiella occasionale, nulla di serio. Solo che da una di queste storielle è nata la persona più importante della mia vita: mia figlia Manami.
Sei anni fa mi misi con un ragazzo un paio di anni più grande di me, stemmo insieme per circa tre mesi. Qualche settimana dopo che ci lasciammo scoprì di essere incinta, ma non glielo dissi. Adesso non so neanche più dove sia, non l'ho né rivisto né risentito e lui continua a non sapere di avere una figlia, e va benissimo così. Quando dissi ai miei genitori e agli altri di essere incinta, beh, diciamo che la reazione non fu proprio tra le più entusiaste. Non perché non volessero che io diventassi mamma, ma perché ero totalmente sola. Nonostante ciò, mi aiutarono e adesso va tutto alla grande. Manami ha sei anni, fa la prima elementare ed una bambina alquanto vivace. Il suo nome significa "mare d'amore", l'ho scelto perché lei rappresenta tutto l'amore che sono capace di dare, è il mio amore fatto persona. A chi somiglia? Beh, secondo me al padre, ma a chiunque lo chieda, mi viene detto sempre che è la mia fotocopia. Ha i capelli neri e lisci, gli occhi dello stesso colore, per il resto è bassina e magra. In molti mi hanno chiesto se mi sono mai pentita della storia con suo padre e la mia risposta è sempre stata no. Non importa la mia storia finita male con il padre di Manami, importa solo la sua vita che è ciò che mi spinge ad andare avanti. Non ho mai visto mia figlia come un errore, MAI.
Bene, vado a prendere una camicia e una gonna a tubino e le indosso, pettino i capelli e mi metto un filo di trucco, sono pronta. Nella divisione in cui lavoro io non serve per forza la divisa, preferisco stare in borghese, ma vestita in modo professionale. La bambina ha dormito da mia madre, quindi non devo pensare ad accompagnarla a scuola, andrà con la nonna. Prendo pistola, giubbotto, chiavi e tutto il resto ed esco di casa. Passando per il corridoio di ingresso vedo appesa al muro una foto mia e di Shinichi abbracciati. Shinichi...
Ogni mattina mi fermo ad osservare questa foto ed ogni mattina mi sale un senso di malinconia acuto. Mi piacerebbe rivederlo, parlargli di nuovo...ma non posso, la vita me lo ha portato via. Questo è il dolore più grande che mi porterò sul petto, un dolore da cui non so se riuscirò mai a liberarmi, ma la vedo difficile. Ricordo ancora il giorno in cui mi dissero che era stato ucciso da quegli uomini che volevano uccidere me . Fu esattamente nove giorni dopo il mio ritorno a Tokyo, mi aveva promesso di chiamarmi tutti i giorni, però a distanza di quasi dieci giorni non si era ancora fatto sentire. Così lo chiamai io al telefono, anche se non avrei dovuto farlo perché era rischioso. Mi rispose Yukiko, piangeva. Tra i singhiozzi voleva dirmi qualcosa, provai a tranquillizzarla, e poi riuscì a darmi la notizia. Mi cadde il cellulare dalle mani, e persi i sensi. Mi risvegliai solo tre ore dopo in ospedale con una flebo attaccata. Dopodiché ho cancellato tutti i ricordi di quel giorno. Però mi basta pensarci solo un po' per far riaffiorare tutto il dolore provato. Era la persona che amavo, la ragione per cui andavo avanti ogni giorno...e mi era stata portata via, per sempre. In ogni volto, in ogni sorriso, in ogni oggetto, qualsiasi cosa io osservassi mi riportava a lui. Per anni non sono riuscita a dimenticarlo, per anni nella mia mente è passata l'idea di farla finita. E' per questo che non mi impegnavo nelle relazioni e nemmeno nella mia vita, finché non è arrivata Manami. Già, è stato grazie a lei che oggi posso di nuovo sorridere, ma quella foto appesa nel corridoio sta a dimostrare il fatto che io non l'abbia mai dimenticato e che probabilmente non ci riuscirò mai, sarà sempre al primo posto. Il fatto che lui fu ucciso senza ricevere poi giustizia, forse, è stato proprio il motivo per cui ho scelto questo mestiere, magari per riscattarmi da un senso di colpa troppo grande. Se fossi stata lì con lui avrebbero ucciso me, lui sarebbe ancora vivo. Invece lo ascoltai e andai via...che grande errore.
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-Non me lo so spiegare 2-
ФанфикDopo l'ultimo saluto di Shinichi e Ran a Los Angeles, non si incontrarono più. Il tempo passò, le strade si divisero e la vita continuò. Già, anche con tutto il dolore che è possibile provare, si va comunque avanti. Ed è proprio quello che fece Ra...