Capitolo 11

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Sbiancai. Sono sicuro che avevo preso le sembianze di un fantasma in quel momento. Inizia a tremare come le foglie secce in autunno ma cercavo di rimanere calmo e razionale.  Qualcuno che mentiva c'era sicuramente, ma chi? Rosalba? Gregorio? Il professore?
Mi avevano portato in ospedale? E perché non mi ricordavo nulla se non di essere rinchiuso in una stanza asettica senza poter né parlare e né muovermi e non di dottori che si preoccupavano di farmi stare effettivamente bene? E soprattutto : perché il mio coinquilino mi aveva detto di essermi addormentato quando sono tornato a casa dopo l'eclissi? Cosa diavolo stava succedendo?
《...Anthony ci sei?》chiese Genovese dall'altra parte del ricevitore che intanto non aveva smesso di parlare.
《Mi scusi, devo chiudere. La richiamo più tardi.》dissi chiudendo la chiamata.
《Cosa mi hai fatto?》sputai acido. Mi sentivo spaventato, arrabbiato, offeso e illuso dal mondo. Speravo solo di lavorare troppo di fantasia.
《Cosa? Non ho sentito》chiese con nonchance Rosalba
《Hai sentito benissimo, hai spento la musica quando ho risposto al telefono per ascoltare la conversazione. Cosa mi hai fatto ieri?》
《Assolutamente nulla》 rispose sorridendo tranquillamente
《Dove mi avete portato?》
《Non so a cosa ti riferisci》
Il treno stava rallentando, eravamo arrivati a Verona. Sarei dovuto scendere. 《È la tua fermata. Perche non ti alzi?》
《Lo sto per fare, ma prima dimmi dove mi avete portato quando sono svenuto venerdì notte》 dissi senza toglierle gli occhi di dosso
《All'ospedale, come ti ha detto Luigi》
《Certo, e i dottori chi erano? Tu e i tuoi amici?》 Presi una grande boccata d'aria 《Dimmi cosa mi avete fatto e perché mi avete rapito》 urlai contro di lei. Le persone che erano sul nostro vagone si zittirono e iniziarono a fissarci. Rosalba non rispondeva, era rimasta impassibile come se la cosa non le toccasse minimamente.
《Devi scendere. Cosa aspetti》 disse guardando in direzione della porta. Io mi alzai e molto lentamente andai in direzione della porta.
Mi accorsi non troppo tardi che Rosalba mi aveva seguito fino alla piattaforma del binario in cui il treno si era fermato, l osserva mentre mi raggiungeva piano piano. Continuava a cercare dentro una tasca del giubbotto come se dovesse tirar fuori qualcosa da esso. Quando finalmente la trovò in una tasca interna, ben nascosta e al sicuro, estrasse una siringa.
Era molto vicino a me e sapevo già che la sua preda sarei stata io. Velocemente l allontanai spingendola con un braccio per poi scendere nel sottopassaggio.
Iniziai a correre, facendomi spazio tra l onda di persone che camminava in direzione dell uscita. Non dovevo farmi prendere.
Il suo odore.
Sentivo il suo profumo come se fossimo solo a pochi centimetri di distanza invece non sembrava essere così vicina, forse quattro o cinque metri dietro di me, eppure, tra tutte quelle persone riuscivo a distinguere il suo odore come un cane poliziotto sente la traccia della persona o cosa da trovare.
Correvo piu forte, avevo superato ormai tre isolati ed ero quasi arrivato a casa dei miei genitori quando mi fermai. Se mi avesse seguito fino a casa loro? Se avesse fatto del male anche a mia madre e a mio padre? Non me lo sarei mai perdonato.
Mi giardai alle spalle e la vidi. I capelli grigi si lasciavano muovere dal vento. Stava camminando lentamente verso di me con quella siringa dal liquido verde in mano. Aveva anche lei il fiatone per aver corso dietro alla sua ambita preda.
《Cosa vuoi farmi Rosalba》chiesi cercando di sembrare il più sicuro di me possibile
《Non dovevi ricordarti di ieri. Questo è per farti perdere la memoria. Non vogliamo avere più problemi per colpa di uno sbaglio》era a un metro da me. I suoi occhi erano di nuovo diventati rossi come il sangue fresco. 《Grazie a te sono stata declassata da Lucifero, ti sembra giusto?》
《Non so neanche chi sia questo Lucifero...》
《Certo che non lo sai... e non devi neanche ricordarti di questo breve dialogo》 Con uno scatto felino si avvicinò a me cercando di farmi cadere a terra per poi bloccarmi. Con le braccia la fermai e con tutta la forza che avevo in corpo le tolsi la siringa di mano e con una forte spinta feci finire Rosalba sull'asfalto. Lei mi guardava con tutta la rabbia che aveva in corpo. Nei suoi occhi si vedeva il fuoco d'odio ardere. In fretta mi misi a cavalcioni su di lei facendo in modo di non farla muovere, le tennis ferma la testa e le ingnettai nella giugulare il liquido verde della siringa.
Dopo neanche un minuto Rosalba si trovava a terra svenuta e senza pesarci due volte me ne andai lasciandola lì.

《Per quanto ti fermerai?》mi chiese mia madre con un sorriso a trentadue denti
《Qualche giorno.》
《Tuo padre adesso è andato a prendere un caffè con degli amici. Sarà molto contento di vederti.》 Disse aprendo la porta della mia vecchia stanza. Un'aria che sapeva di menta mi travolse. Era il profumo disgustoso di mia cugina Eleonora.
《È stata qui Eleonora?》
《Sì, due settimane fa. Come...》
《Sento il suo odore》risposi con nonchance
《Impossibile, ho lavato le lenzuola e ho pulito molte volte la stanza d'allora.》mi disse preoccupata. Eppure io sentivo benissimo quel odore.
《Tranquilla mamma, non succede niente. Sono contento di essere qui》
Stasera faccio il tiramisù come piace a te.》 Annunciò saltellando mentre usciva dalla stanza.
Posai il borsone sul letto pensando a ciò che era successo. Speravo solo che nessuno mi sarebbe venuto a disturbare durante quella breve vacanza. Più per i miei genitori che per me stesso.
Andai verso la mia amata finestra dove c'erano attaccati ancora gli adesivi dei pianeti e guardai il paesaggio. Mi piaceva osservare il mondo da lì. Quel bel appartamento al decimo piano era sempre stato il mio angolo di paradiso. Guardai verso l'armadio e vidi una scatola verde e Blu. Apparteneva al mio primo telescopio. Lo tenevo come un gioiello, ogni notte, mi ricordo, lo appoggiavo sul suo trepiedi vicino alla finestra e da lì guardavo le stelle. Avevo sempre a portata di mano un quaderno dove scrivevo tutte le mie teorie sui mondi lontani. Vicino alla porta della mia stanza invece c'era ancora la piccola libreria piena di dvd fantascientifici. Conoscevo le trame di ogni film a memoria, meglio dei propri registi probabilmente.
La notte sognavo di essere uno dei protagonisti delle storie e di visitare i vari mondi. Moltevolte mi addormentavo tardi proprio perché facevo lavorare all'impazzata la fantasia.
In quel momento invece stavo vivendo in un incubo, non in un sogno di un bambino piccolo ma nella mente del più contorto degli psicopatici.

Anthony Bright e la terza specie  (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora