Capitolo 10

1.1K 109 14
                                    

Claudia arrivò alla villa sabato mattina, il giorno in cui si sarebbe tenuta la cena assieme alla squadra che mi aveva aiutato con la ristrutturazione. Era una giornata splendida. Il cielo era azzurro e senza nemmeno una nuvola. Il vento caldo di fine luglio soffiava leggero, smuovendo le foglie degli alberi e della grande quercia. Il fruscio delle sue foglie mosse dal vento aveva il grande potere di rasserenarmi e di farmi tornare il buon umore. Non appena scese dal taxi, andai incontro a Claudia. L'abbracciai forte, come una sorella che non torna a casa da tempo. La baciai sulla guancia e, sorridendole, guardai la sua figura snella. Indossava dei jeans lunghi, che non riuscivano a coprire i sandali bianchi intrecciati. Aveva una maglietta bianca con il disegno di un cane che abbaiava. I capelli castani poggiavano lisci sulle spalle.

«Finalmente sei qui!» esclamai felice di vederla «Mi sei mancata tanto Claudia».

«Anche tu Daniele» mi sorrise affettuosamente e mi riabbracciò ancora, mentre il tassista scaricava il suo bagaglio.

Mi staccai da lei e mi diressi verso il tassista, pagai la corsa di Claudia e, dopo aver raccolto la sua valigia, entrammo in casa. Claudia rimase colpita da come avevo rimesso a nuovo sia l'esterno sia l'interno della villa.

«Oddio! Quanti ricordi Daniele... venivo qui spesso a trovare te e la tua famiglia...» disse con gli occhi lucidi guardandosi attorno. Il suo sguardo poi si posò sulla porta annerita della sala da pranzo. Con un gesto involontario unì entrambe le mani, come stesse pregando, e le porto sulla bocca. Restò in silenzio per qualche minuto ed io non la disturbai. Le misi una mano sulla spalla e la strinsi a me in un piccolo abbraccio.

«La piccola Laura... e i tuoi genitori... com'è potuto succedere?» chiese, ma era una domanda a cui nessuno poteva ancora dare una risposta certa. « Aveva solo 21 anni... Era bellissima e così giovane... ti assomigliava parecchio...»

«Lo so, me la ricordo...» commentai. Claudia mi guardò, sforzandosi di sorridere, ma le risultò difficile ed il suo sorriso assunse presto la forma di una smorfia di dolore.

«Mi dispiace così tanto...davvero...» mi disse Claudia, piangendo contro il mio petto. Non dissi nulla, ma appoggiai il mento sul suo capo e continuai a cullarla nelle mie braccia.

* * *

Sistemai la valigia di Claudia nella stanza degli ospiti. Le avevo offerto quella di mia sorella, ma aveva gentilmente rifiutato.

«Non potrei mai stare lì, scusami. Adoravo tua sorella...» mi disse con un sorriso carico di amarezza ed io non insistetti. L'aiutai a sistemare le sue cose nell'armadio e commentai sarcastico la quantità elevata dei vestiti che si era portata dietro per soli due giorni di permanenza.

«Beh... potrei sporcarmi, potrei voler cambiare idea sull'abito che indosso...» cercò di giustificarsi, ma entrambi scoppiammo in una fragorosa risata.

«E' successo qualcosa fra te e Simone?» mi chiese all'improvviso, mentre riponeva l'ultimo abito nell'armadio. Mi sedetti sul suo letto, silenzioso e con lo sguardo basso. Intrecciai le mani nervosamente e sospirai un paio di volte. «Racconta, Daniele... cos'è successo?»

«Beh... come dire...» mi passai la lingua fra le labbra e guardai Claudia imbarazzato «Ecco... ci siamo baciati...» incespicai con le parole. Ero davvero molto imbarazzato, ma a Claudia sapevo di poter confidare qualsiasi cosa.

Lei non disse nulla e mi sorrise. Mi prese le mani, che muovevo freneticamente sulle ginocchia e me le strinse.

«Mi ha detto che è innamorato di me...»

«Lo sospettavo» disse lei, con sicurezza «Si vedeva dal modo in cui ti guardava. Veniva sempre in ospedale e non era certo per me...» ridacchiò di gusto, mentre si sedette sul letto accanto a me.

«Abbiamo...» esitai un attimo «Abbiamo fatto l'amore...» gli confessai ed arrossii immediatamente dopo aver fatto la mia confessione.

«Oh...» commentò lei sorpresa. «Davvero? Non pensavo foste andati oltre...»

Sospirai e feci spallucce. «Non sei felice però... perchè?» mi chiese Claudia e adesso sembrava preoccupata.

«Non sono sicuro dei miei sentimenti per lui. Anzi, credo di essermi innamorato di un altro...» abbassai ancora una volta lo sguardo e sospirai ancora.

«Simone è un bravo ragazzo e ti vuole bene davvero. Ti è stato vicino in questi anni e fa molto per te, più di quanto gli si chieda, ma...» fece una piccola pausa e mi diede una pacca sulla spalla « l'amore è amore, devi molto a Simone, ma se non lo ami non c'è nulla che tu possa fare per cambiare ciò che senti...»

«Provo qualcosa per Simone, ma non credo sia amore... non lo so... sono molto confuso...» ammisi e tornai a muovere freneticamente le mani sulle ginocchia. «In passato, ti ho mai detto di essere stato con uomo?» le chiesi, spinto dalla curiosità.

«Mh...» mugugnò qualcosa, poi si schiarì la voce e continuò a parlare «Hai frequentato delle donne, con qualcuna ti ci sei fidanzato, ma è durata un paio di anni. In realtà qualche mese prima che successe l'incidente mi avevi confessato di esserti innamorato di qualcuno. Ti ho chiesto chi fosse la ragazza, ma tu mi hai risposto che era un uomo».

Sgranai gli occhi per la sorpresa. Le mie mani smisero di muoversi nervosamente e si freddarono all'istante. Guardai Claudia e subito le chiesi il nome di quella persona.

«Non me lo hai mai detto» rispose lei facendo spallucce e scuotendo la testa «Non capivo, in realtà, il motivo per cui tu non mi abbia mai rivelato il suo nome, ma chissà chi potrebbe essere...»

Tornai a guardare il pavimento. Ero sempre più perplesso. Perchè non avevo detto il nome a Claudia di chi mi piaceva? Io che le confidavo sempre tutto. Era davvero strano. In quel momento, il campanello della porta prese a suonare. Mi destai dai miei pensieri e mi sollevai di scatto dal letto di Claudia.

«Scusami, vado a vedere chi è. Intanto riposa pure» le sorrisi e mi affrettai ad andare all'ingresso per aprire la porta. Corsi giù per le scale, ma mentre mettevo il piede sull'ultimo scalino, un'immagine comparve nella mia testa. Stavo scendendo le scale, era tutto sfocato. Guardai per terra e vidi del sangue. Indietreggiai spaventato ed il suono stridulo del campanello sembrò portarmi alla realtà. Diedi un ultimo sguardo alla sala da pranzo, per poi procedere spedito verso l'ingresso. Aprii la porta e Gabriele mi apparve davanti.

«Cos'è successo? Stai bene?» mi disse, facendo un passo verso di me, mentre guardavo il sorriso spegnersi pian piano sul suo volto.

«Nulla. Ho ricordato qualcosa, mi sembra...» dissi mettendomi una mano sul capo dolorante. Lui non disse nulla. Il suo volto neutro, divenne rabbioso, non appena udì la voce di Claudia, la quale chiese chi fosse alla porta.

«Chi è?» vidi Gabriele serrare le mascelle «Chi c'è in casa?» mi chiese con maggior rabbia.

«E'... Claudia. È venuta a trovarmi. Parteciperà alla cena stasera» gli spiegai e sembrò rilassarsi. Vidi il suo sguardo sciogliersi e posarsi su di me.

«Ah, certo. Claudia.»

«Vuoi salutarla? Entra un attimo...» gli dissi afferrandogli l'avambraccio, tentando di farlo entrare in casa.

«No, meglio di no. Un'altra volta magari. Ero solo venuto per vedere se stavi bene» disse ritirando il braccio, facendolo ricadere lungo il fianco.

«Stasera verrai alla cena, vero?» gli chiesi pieno di speranza.

«Non lo so. Sono tuoi amici, meglio di no.» abbassò lo sguardo e restò silenzioso a fissare l'erba che cresceva alta nel giardino.

«Vieni, dai. Ci divertiremo.» gli andai incontro, ma lui non mi rispose. Era incerto, forse timido. Non lo avevo mai visto così indeciso. Gli afferrai un braccio e feci scivolare la mia mano sulla sua. Alzai entrambe a mezz'aria e portai infine le nocche alla mia bocca, baciandole. Lui sorrise appena e mi guardò per qualche attimo, per poi spostare ancora lo sguardo verso la quercia.

«Va bene. Verrò alla cena» mi accontentò e ne fui davvero felice. Mi posi di fronte a lui e cercai le sue labbra. Lo baciai brevemente e gli accarezzai la guancia. Dopo un lieve sorriso, si girò e lo vidi scomparire oltre il cancello e la siepe che dividevano le nostre proprietà.

Sospirai, più tranquillo. Guardai il cielo ed era di un azzurro intenso. Allora era vero: quando si è innamorati, tutto ci appare più bello.

DimenticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora