Capitolo 1: LEI

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Il suono della sveglia interrompe i miei sogni riportandomi alla realtà. Mi attende un'altra frenetica giornata, la mia solita routine. Guardo l'orologio... E' tardissimo! Con uno scatto repentino scalcio via le coperte e mi alzo dal letto. Mi vesto in fretta, qualcosa di comodo, non ci dò molta importanza. Vado in bagno, un filo di trucco e avvolgo i miei lunghi capelli rossi in un disordinato chignon. Guardo il mio riflesso nello specchio, due grandi occhi marroni mi scrutano attentamente, e subito si soffermano su un nasino appena pronunciato con qualche lentiggine sparsa qua e là. Improvvisamente qualche ricciolino, sfuggito alla precaria acconciatura, attira la mia attenzione: adoro i miei capelli, anche se non sono mai perfetti come li vorrei, eppure sono tra le poche cose che attirano l'attenzione su di me durante le mie performance, l'unico momento in cui mi sento davvero perfetta. Il resto del tempo sono una ragazza molto semplice, lo si capisce solo guardandomi.

Mi precipito fuori di casa, lasciando sbattere la porta alle mie spalle e mi dirigo verso quella che è un po' come la mia seconda casa, il ristorante in cui lavoro come cameriera durante il giorno. Ad aspettarmi, come ogni mattina, c'è Ivan che mi porge l'immancabile caffè per iniziare la faticosa giornata. "Buongiorno splendore, in ritardo come al solito?" mi dice ridendo sotto i baffi, mentre corro a cambiarmi. "Se fossi in te penserei a cambiare queste orribili divise, invece di ridere delle disgrazie altrui. E poi non sai che dormire allunga la vita?" dissi sghignazzando. "Se davvero fosse così saresti immortale" dice, "peggio per te che dovrai sopportarmi per il resto dei tuoi giorni" rispondo. Lui poggia la mano sulla sua fronte in segno di disperazione, mentre io inizio a svolgere i miei compiti. Ivan è il mio migliore amico, siamo inseparabili fin da quando ne ho memoria e quando ebbe la fantastica notizia di essere ereditiero di una delle più grandi catene di ristoranti, non esitò a chiedermi di condividere questa grande gioia con lui, offrendomi un posto di lavoro.

Il tempo passa velocemente tra i tavoli e il bancone del bar e nonostante ci lavori da anni, mi meraviglia sempre ammirare le persone distinte che servo. Al termine della giornata, raccolgo le generose mance offertemi e mi appresto ad uscire salutando tutti velocemente.

"Ehi rossa cenetta per due, ci stai?", "non posso Iv, lo sai" gli dico per l'ennesima volta. "Lo so, ma anche tu sai che non devi farlo per forza! Potresti lavorare a tempo pieno con me." mi dice rattristandosi. "Adesso non ho tempo di parlarne, stasera c'è il mio nuovo spettacolo, contano tutti su di me e non posso deluderli. Ci sentiamo dopo, promesso! Ti voglio bene!" dico con un piede già fuori dalla porta, senza dargli neanche il tempo di rispondermi.

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