Capitolo 18

12 4 1
                                    

"Sara " chiamò sussurrando il ragazzo dai capelli scuri.
"Alessio" balbettò la ragazza castana. "Ho tanta paura"
"Stai calma. Finché siamo insieme tutto andrà bene. Vieni." Tentò di rassicurarla,  attirandola a se è stringendola al petto in segno di protezione.
Stettero per un po' in quella posizione: seduti per terra l'uno abbracciato all'altra, in religioso silenzio. Fu Sara con voce tremolante a spezzare la quiete:
"Grazie"
"Come? " Alessio era stupito, credeva di non aver sentito bene le parole dell'amica.
"Grazie. "Ripetè lei.
"Grazie? Per cosa? "
"Per tutto. Non te l'ho detto spesso - anzi forse mai - ma ci tengo a te, ti voglio bene e mi stai aiutando a mantenere i nervi saldi. " E pronunciate queste semplici parole di ringraziamento scoppiò a piangere. Le lacrime le uscivano prepotentemente dagli occhi, scivolavano sulle sue guance pallide e sparivano sulle sue labbra.

"Ehi. No. Non piangere. Ti prego, Sara, basta." Alessio le alzò il mento costringendola a guardarlo negli occhi, le sorrise debolmente. "Ti riporterò a casa viva. Te lo prometto."
"Sharon ha detto che stanotte moriremo. "
"Credo proprio che sì stanotte ci saranno delle morti in questo castello. Ma non saranno ritrovati i nostri cadaveri, bensì il suo. " Ad Alessio dire quelle frasi metteva coraggio e forza. "Vieni, alzati." Disse aiutando la compagna di disavventura ad alzarsi e facendo lo stesso. "Dobbiamo trovare delle armi."
"Delle armi? Non credo ce ne siano tante qui dentro."
"Fidati di me. Andiamo in cucina, ma mi raccomando non dobbiamo attirare l'attenzione. "

Piano piano facendo attenzione a dove mettevano i piedi e senza fa scricchiolare gli antichi scalini di legno ormai marcio, si recarono al piano inferiore: nella cucina.
"Ah ah! Come sospettavo: ecco dei bastoni di ferro che potremmo utilizzare per difenderci o per attaccare! " Ridacchiò Alessio afferrando due arnesi vicino al camino che un tempo servivano per ravvivare il fuoco.
"Non credo di essere in grado di far del male a qualcuno. Soprattutto se quel qualcuno è la mia migliore amica." Disse Sara prendendo uno dei due bastoni dalle mani dell' amico.
"Andiamo Sara. Ho visto che lei invece non ha esitato a colpirci nell'anima e sul corpo. Ci ha ferito con le parole e con i pugni e i calci. "
"Sì, ma non sa quello che fa. Una strega è dentro al suo corpo. Non può controllarla. "Urlò allora Sara, tentando di far ragionare il ragazzo.

Fu una mossa azzardata e sbagliata perchè Sharon, la ragazza che un tempo era stata tanto bella e dolce con i lunghi capelli ricci, fu richiamata da quel grido e si materializzò davanti a loro.

"Mi avete chiamato? " Sibilò.
Era terribile: i capelli ramati ora erano scuri, sporchi e le ricadevano sul viso coprendogli l'occhio destro. L'occhio sinistro invece era gonfio e segnato da un livido violaceo, segno procuratole dalla padellata inflitta da Alessio.
Il vestito che indossava per la festa di Halloween: quello da strega uguale a quello delle amiche, Giorgia e Sara, ora era strappato in molti punti, lasciando intravedere le gambe nude, esili e la caviglia destra fratturata.
Non portava più le scarpe e non camminava neanche più: ora si librava in aria.
"Stai indietro!" Le gridò il ragazzo spingendo Sara dietro le sue spalle e proteggendola con il suo corpo. Nel frattempo guardava con odio la ragazza riccia puntandole contro l'arma.
Lei lo guardava con occhi di ghiaccio poi scoppiò in una fragorosa risata.
"Spero tu stia scherzando! Non puoi fermarmi, io sono molto più forte di te." E sparì nel buio.

Il castello stregatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora