L'incontro

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1982

"Mamma, mamma guarda. Finalmente è sbocciato il Myosotis!" sentii quella meravigliosa voce da lontano, mi girai e vidi questa ragazza. Aveva  i capelli lunghi scuri e un vestito azzurro chiaro. 
Il sole che splendeva, il giardino intorno a loro due con mille fiori diversi. E lei, quella meravigliosa creatura che saltava come una bambina dalla gioia. Quel gesto mi fece sorridere. Una voce mi riportò alla realtà . 

"Jack, smettila di guardarla, sei qua per lavorare, lascia stare mia figlia." disse Martin.

"Tua figlia? E non me la fai conoscere"

"No, perché tu sei qua per lavorare e non per corteggiare mia figlia"

Non dissi più niente e continuai a lavorare. Una volta finito di scaricare il  fieno dal trattore, mi sedetti a bere un po' d'acqua. Mi guardai attorno e vidi la ragazza nell'orto. Perso dalla sua bellezza presi il coraggio di chiederle se le servisse una mano. Mi stavo avvicinando sempre di più, quando da dietro sentii una voce

"Jack vieni che ti riporto a casa".

Controvoglia mi girai e andai da lui. Il suo sguardo mi fece capire che sapeva quali intenzioni avessi in quel momento e io gli dissi
"Un giorno la sposerò".

È passato un mese e non l'ho più vista, lavoravo spesso con suo padre, ma non la vidi e non ebbi il coraggio di chiedere a Martin qualcosa di lei, ma non smisi mai di pensarla. Ogni volta mi veniva in mente quel sorriso stampato sul suo viso. Nonostante i pensieri e il lavoro con suo padre, sapevo che tra qualche giorno sarebbe iniziata la scuola, quindi mi dedicai un po' allo studio, a ripassare qualcosa.

I miei amici ed io ci incamminammo verso scuola,vidi tre ragazze. Rimasi senza parole quando vidi lei. Con i suoi bellissimi capelli si era fatta una treccia, pantaloni lunghi chiari e una camicia azzurro chiaro, quel viso acqua e sapone che tanto mi piaceva e il suo sorriso che mi fece battere il cuore a mille..

Mentre i miei amici facevano i burloni per attirare la loro attenzione, io rimasi zitto ad osservarla e con tutto il casino che fecero, le ragazze si girarono per vedere cosa stesse succedendo e in quel momento i nostri occhi si incrociarono. Mi sembrò un'eternità, immerso nei suoi occhi scuri e un mondo tutto da scoprire. Pochi secondi dopo, prima che girò la testa, mi sorrise e continuò a camminare.

Entrammo in classe e mentre il professore spiegava io non feci altro che pensare a lei. Frequentavo il quinto anno del liceo e lei il quarto. La osservai ogni volta che ebbi l'occasione di farlo, ogni giorno, ogni suo gesto, ogni risata, tutto quello che lei faceva, ma non le parlai mai. Fino a quando non arrivò quel giorno.

Aprii l'armadio e presi la prima camicia e pantaloni che vidi, mi feci una doccia e mi preparai. Mentre aspettavo che i miei amici venissero a a prendermi, immaginai come sarebbe stata la festa.

"Jack, ti muovi?" sentii il mio amico Roger urlare nel giardino. Scesi veloce le scale, salutai i miei genitori e andai da loro.

C'era la festa del paese che si faceva una volta all'anno. Parcheggiata la macchina, ci avviammo verso la festa. Era piena, la musica altissima, tanta gente che beveva e tantissima che ballava e rideva. Era bello vedere cosi tante persone felici.

Ci sedemmo a un tavolo e ordinammo tutti e quattro una birra. Iniziammo a giocare a carte, tra una partita e l'altra, birre e risate ci eravamo scordati completamente di quello che ci circondava. Io, stanco di giocare mi alzai e andai a farmi un giro. Dopo un po' vidi una ragazza da dietro, era sola seduta ad un tavolo che guardava verso la pista da ballo. Mi avvicinai di più cosi da poter vedere il suo viso. Era lei. Quando la vidi rimasi senza parole. Aveva un vestito lungo, bianco con i fiori rossi, i capelli lunghi mossi e le labbra di un rosso leggero. Rimasi incantato.

Il respiro della speranzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora