10. Festa (parte II)

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N.a Mi rifaccio viva dopo un pò di capitoli ma è solo per dirvi una cosa: non capisco se è la storia a non piacervi, se è il modo in cui scrivo o il fatto che aggiorni una sola volta a settimana, perchè nessuno sembra esser interessato più alla storia. E mi dispiace veramente, perchè io sono molto affezionata sia ai personaggi sia alle vicende, quindi un pò ci rimango male. Ma la continuerò indipendentemente dai voti che riceverò o dai commenti, perchè è giusto che sia così. Detto questo spero (per chi ancora degna di attenzione la storia) che il capitolo vi piaccia! Al prossimo sabato :)

*

Quello che era nato come un semplice bacio si trasformò presto in qualcosa di più. Il mio cuore non era pronto a tutto quello che stava accadendo, a momenti mi sarebbe uscito fuori dal petto. Le labbra di Mattia si accaniscono sulle mie, e mi afferra la nuca per portarmi più vicino a sè, approfondendo quel bacio e trasformandolo in qualcosa di selvatico e poco casto.  Mi lascio trasportare per un attimo dalla sua lingua che avvolge la mia, dalla saliva calda, ancora impregnata del sapore di alcool che ora mi invade la bocca. Con il suo corpo mi fa stendere sul letto e si mette a cavalcioni su di me continuando a martoriarmi le labbra con quei baci peccaminosi. 

Ma è quando sento la sua mano correre giù, lungo l'addome, diretta al cavallo dei pantaloni, che d'istinto lo spingo via.

 «Che succede?» mi chiede riprendendo fiato. Ha gli occhi lucidi e un pò socchiusi e i capelli completamente scompigliati. Era da pazzi rifiutare Mattia Lombardi, ma era giusto farlo se il ragazzo in questione era ubriaco fradicio e probabilmente neanche si rendeva contro di ciò che stava accadendo.

 «Sei ubriaco» gli rispondo mettendomi seduto e ricomponendomi. Ero nel pallone, non sapevo cosa fare o dire. 

Avevo appena baciato un ragazzo.

«E tu sei carino» mi dice ridendo. 

«Non sai quello che dici» mormoro.

Mi alzo in piedi e gli porgo una mano mentre lui ridendo dice«So quello che dico sei tu che non mi ascolti mai» 

 Lo aiuto a sorreggersi «Io sento sempre quello che dici»

Lui scoppia a ridere sguaiatamente   «Eh appunto, ma non ascolti Leo»

Rivolgo gli occhi al cielo e apro la porta della stanza in cui ci eravamo chiusi. Prima di andare avrei dovuto ritrovare Lore e Bea, ma con tutta quella marmaglia di gente sarebbe stato impossibile.  Decido allora, mentre Mattia si sorregge a me, di cercare Ludovica per salutarla.

Quella però in quel momento è impegnata a ballare con Andrea sono sollevato di non doverle parlare. Così decido di non salutare nessuno e accompagnare direttamente Mattia a casa. 

 «Leo adesso mi devi ascoltare» mi dice Mattia una volta che Grottavecchia è ritornata ad essere soporifera  «non solo sentire»

  «Ti ascolto»  

Lo guardo e mi accorgo che Mattia è completamente fuori «Tu mi piaci»

Seppure so che non è lucido e che potrebbe dire cose senza senso, sentirmi dire quelle parole mi fa rabbrividire.

  «Mi piaci più di Giulia, ma pensandoci a me Giulia non è mai piaciuta» afferma.

  «E chi è Giulia?»  gli domando.

  «La mia ragazza» 

Non dico niente. Non ci riesco. Forse anche io sono ubriaco e mi sto immaginando tutto. Ma è come se una parte di me si volesse aggrappare alle confessioni di questa sera, è come se cercassi disperatamente di convincermi che Mattia in fondo fosse leggermente lucido.

E se Mattia pensasse veramente queste cose? E se pensasse a me nel modo in cui lo penso io?

 «Ho sonno» mormora, ed io tremo quando il suo alito mi sfiora il viso. 

Il suo braccio intorno alle mie spalle si incastra perfettamente. E senza motivo prende ad accarezzarmi la guancia. Cerco di non pensare a quanto le dita delle sue mani siano morbide anche se d'improvviso sento caldo. Poi smette e si appoggia con la testa all'incavo del mio collo.

 «Siamo arrivati» 

Apro il portone del nostro palazzo e lo trascino su per le scale, fin quando non arriviamo davanti a casa sua.

«Hai le chiavi vero?» gli chiedo, ma non appena mi volto a guardarlo noto che si è addormentato.

«Ma come fai a dormire?» impreco mentre avvicino la mia mano ai suoi jeans e inizio a frugare tra le tasche.

Sospiro non appena trovo le chiavi nella tasca posteriore. Quando apro la porta mi accorgo che non c'è nessuno in casa.  

Lo porto in quella che penso sia la sua camera, deducendolo dai milioni di poster attaccati alle pareti e dal disordine apocalittico in cui è ridotta.

Lo aiuto a poggiarsi sul letto e sto lì a fissarlo, illuminato dal riflesso della luna. E mi accorgo di essermi innamorato di lui nel momento in cui lo vedo supino, con le labbra un pò dischiuse e il sospiro lento. 

Credo che non dimenticherò mai questa scena, e se esistesse la reincarnazione, io porterei questo ricordo anche in un'altra vita.
Lo guardo dormire per un tempo indefinito e provo una gran tenerezza, un senso di pace assoluta.
So che sta bene, che è al sicuro e che i suoi pensieri o le sue preoccupazioni gli avrebbero dato respiro almeno nel sonno.
E' come se nessuno potesse fargli del male e per questo provo una gioia immensa. E in questo momento mi accorgo che non esiste creatura più perfetta al mondo se non lui.

Me ne vado via controvoglia e nel letto sono tormentato da un pensiero fisso "Mattia me l'ha fatta. Mi sono innamorato"

La misura di tutte le cose - Vol. IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora