«Le ragazze non le sopporto» sbuffa per la centesima volta Lore «Beatrice mezz'ora fa ti ha scritto che stava scendendo»
«Lore lo sai come sono le femmine...» mormoro incrociando le braccia. Per me era già una tortura andare a quella stupida festa di Ludovica, in più le lagne di Lorenzo non miglioravano la situazione.
«Secondo me ancora si sta impiastricciando la faccia quella scema» si lamenta ancora continuando a giocare con il cellulare.
«No eccola qui» la indico con un cenno, mentre esce dal portone di casa sua.
Non appena esce dalla penombra sia io che Lore facciamo fatica a riconoscerla, si è messa di tutto punto: indossa un vestito bianco che le arriva sopra il ginocchio, ha un leggero velo di trucco e ha arricciato i capelli.
«Ne è valsa la pena aspettare, vero Lore?» dico ironico non appena ci raggiunge.
«Sì» afferma serio Lore fissandola con gli occhi spalancati. Per la prima volta, credo che Lorenzo, abbia guardato Beatrice accorgendosi che anche lei è una ragazza.
«Andiamo?» chiede lei, arrossendo per il modo in cui Lore la guarda.
«Si» affermo cominciando a camminare.
Casa di Ludovica non è molto lontana e ci mettiamo circa dieci minuti per arrivarci. E' abbastanza grande e già il rumore della musica techno rimbomba da lontano. Non appena vedo tutta quella gente, penso che Ludovica deve aver invitato tutto il Liceo Virgilio.
Per forse mezzo minuto rimaniamo catafratti nella penombra, senza sapere tanto bene cosa dire o fare. Poi Bea decide di entrare e io e Lore la seguiamo controvoglia.
«Ragazzi» ci accoglie la festeggiata non appena entriamo, urlando un po' forte per sovrastare il rumore della musica. Non appena la vedo mi sento nuovamente a disagio ripensando al bacio che mi aveva dato durante il corso di teatro.
«Auguri» le dice Bea abbracciandola, io e Lore la imitiamo.
«Lì ci sono patatine, coca cola e birra, potete servirvi tranquillamente» dice indicando il tavolo in fondo alla stanza.
«Scusatemi, ma devo andare a salutare le mie amiche, ci vediamo dopo» afferma lanciandomi una strana occhiata. Cerco di non infastidirmi e insieme ai miei due amici vado a sedermi sul divano, l'unico posto non ancora invaso dalla gente.
Tutti sono già parecchio su di giri, ballano appiccicati e continuano a bere senza sosta. Poi in mezzo alla folla il mio sguardo cade su l'unica persona di cui potrebbe interessarmi in quel momento. Mattia questa sera è più bello del solito: la camicia bianca gli fascia il petto e le spalle perfettamente, il colletto gli sfiora leggermente il viso e i jeans blu chiaro gli stanno in modo divino. Ciò che mi aveva stupito guardando Mattia era il suo modo di essere e le mille sfaccettature del suo carattere: la sua mutevolezza era ingannevole, non appena ti sembrava di aver conosciuto tutte le sue facce ecco che se ne presentava una nuova. Adesso ballava con gli occhi chiusi, seguendo il ritmo della musica con le mani sui fianchi di una ragazza.
Clarissa.
Percepisco un istintivo senso di gelosia e ad un certo punto lei addirittura lo bacia su una guancia e io mi faccio afferrare da un'ondata di possessività che mi costringe ad alzarmi in piedi.
I miei due amici mi guardano confusi e allora cerco di recuperare velocemente «Volete qualcosa da bere?» chiedo loro.
«Sì io una coca» dice Bea.
«Io una birra» asserisce Lore.
Mi alzo e mi dirigo al tavolo, prendendo ciò che mi avevano chiesto. Ovviamente cerco di calmarmi, ma in realtà Mattia, mi stava facendo impazzire. Però era impossibile che provassi gelosia nei suoi confronti: lui non era un ragazzo che mi piaceva da tanto, né un mio amico - non era niente, per me. Era semplicemente un mio compagno di classe, ma era forse quel dannato aggettivo possessivo che mi fregava e che mi faceva cadere in quel malato vortice di gelosia. E così avevo deciso di prendermi una birra anche io e l'avevo mandata giù senza prendere fiato. Ne avevo presa un'altra e avevo tracannato anche quella, tutta d'un sorso e già mi sentivo meglio.
Una volta che ero tornato da Lore e Bea, Ludovica mi chiama con un cenno della mano ripetuto due volte. Non avevo affatto voglia di raggiungerla, ma scendo in pista per evitare di continuare a guardare lo spettacolo penoso di Clarissa e Mattia. Così avevo ballato insieme a lei, un po' svogliato. D'improvviso lei mi afferra per le mani e mi trascina, costringendomi a starle persino addosso. E in quella vicinanza nuova, avevo pensato nuovamente a Mattia, avevo immaginato che il corpo che mi si strusciava addosso in quel momento fosse il suo e mi accorgo di essere sul punto di perdere la testa. Poi mi vergogno di me stesso e accaldato abbandono la pista in prenda a sensi di colpa orrendi che danno assalto al mio stomaco.
Cerco di dileguarmi velocemente e finisco al piano di sopra. Entro in una stanza a caso e mi ci chiudo. E' tutto buio, illuminato a mala pena dalla penombra della luna e mi muovo a tentoni, fin quando non sbatto contro il margine del letto.
Mi ci siedo e mi prendo la testa tra le mani. Poi come in una specie di apparizione entra dalla porta la ragione di tutto il mio malessere. Mattia spalanca la porta e una volta che mi vede seduto nel letto con la faccia sconvolta, entra anche lui nella stanza e si siede accanto a me.
«Perché sei qui?» mi chiede a bassa voce, seppure ci siamo solo noi due là dentro.
«Volevo un po' di tranquillità» rispondo solamente «Tu invece?»
«Ti ho seguito» soffia piano e sento che il suo alito sa di alcol, deve essere un po' ubriaco.
«E perché? Ti stavi divertendo con Clarissa» mormoro e il mio tono inevitabilmente è risentito.
Sento che i suoi occhi mi guardano attentamente, come se volessero analizzarmi l'anima poi fa un sorriso storto «Potremmo divertirci anche noi due»
Appena sento quelle parole il cuore mi arriva in gola e ringrazio la penombra che mi aiuta a nascondere il rossore.
«C-che intendi?» è l'unica cosa che riesco a dire in quel momento.
Vedo i suoi occhi brillare nel riflesso della luna e in un attimo la sua mano è sulla mia coscia e ne percorre la lunghezza per tre volte.
«Forse preferivi divertiti con Ludovica» mi dice avvicinando il suo viso ancora di più.
«No» dico subito «non mi piace Ludovica»
«Bene, perché sarebbe proprio un peccato se tu...» sussurra piano a pochi centimetri dal mio viso non completando la frase.
E così che avevo desiderato per tanto tempo questo momento che ci metto un pò per realizzare che Mattia sta premendo le sue labbra sulle mie.
Mi sta baciando.
![](https://img.wattpad.com/cover/102974464-288-k899114.jpg)
STAI LEGGENDO
La misura di tutte le cose - Vol. I
Fiksi RemajaI volume della trilogia "I segreti di Grottavecchia". I volumi di questa trilogia possono essere letti separatamente e senza seguire un ordine cronologico poiché sono storie a sé. Leonardo Mancini ha diciassette anni, trascorsi quasi tutti a Grottav...