11. Guaio

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N.a Capitolo lunghissimooo, ma forse il più bello che io abbia mai scritto. Lo dedico a tutte voi, sperando che vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate e vi avverto che c'è un alto contenuto di emozioni. Se siete delle persone sensibili munitevi di fazzoletti! Detto questo, vi lascio, baci.

*

«A volte mi chiedo come faccio ad essere tuo amico!» sbotto, alzando gli occhi al cielo.

Bea mi guarda, imbronciata. «Forse perché sono l'unica che ti sopporta.»

La spingo scherzosamente con la spalla, mentre camminiamo lungo il marciapiede.

«Non mi sembra normale che piombi in casa mia e mi trascini di prepotenza fuori dal letto»

«Sono la tua salvatrice» si difende «Leo eri ridotto ad uno schifo. Non potevi stare chiuso in casa dopo che oggi neanche sei venuto a scuola»

Aveva ragione. Ero rimasto tutto il giorno chiuso in camera mia, non ero uscito neanche per mangiare e sia i miei genitori che Edo avevano rinunciato a farmi uscire fuori dalla mia tana. Non riuscivo a smettere di pensare a Mattia.

Cazzo mi aveva baciato. In bocca.

Era stato così strano per me baciare un ragazzo, ma era una sensazione calda e piacevole e così dannatamente giusta. Vederlo a scuola non so come mi avrebbe fatto reagire, quindi avevo deciso di non andarci, non ero ancora pronto.

«Bea non rompere sembri mia madre»

Entriamo nell'unico locale notturno di tutta Grottavecchia, il MoonLight, un buco scuro con musica bassa, battibeccando come una vecchia coppia sposata.

Quella sera non ero solo io ad essere tormentato, Bea lo era forse più di me, forse perché non vedeva l'ora di raccontarmi nei dettagli ciò che era successo alla festa. Era evidente che c'entrasse Lorenzo.

Ed io non vedevo l'ora di prenderla per il culo ogni volta che apriva bocca.

«Oh-oh»

La sua imprecazione sconsolata mi fa sollevare lo sguardo.

Ma ho appena il tempo di inarcare il sopracciglio che la mia amica abbassa la testa, e corre a nascondersi dietro una pianta vicino all'entrata.

«Che cazzo fai» dico tra i denti, raggiungendola.

«C'è Lore» mi afferra dal braccio, trascinandomi con lei dietro le foglie «Andiamocene via, ti prego» mi supplica agitata.

«Bea è solo Lore, non è mica un mostro» cerco di rassicurarla, ma lei non accenna a lasciarmi il braccio.

Sbuffando, guardo oltre la sua spalla.

In effetti, il biondo è seduto in uno dei tavoli in fondo, impegnato a scherzare con uno dei ragazzi che viene nella nostra scuola, mentre dall'altra parte del tavolo un altro ragazzo è coinvolto in una fitta conversazione con... Mattia.

Da quando Lore e Mattia uscivano insieme?

Sento un tuffo al cuore nel riconoscere il suo viso squadrato, e con le braccia incrociate sul petto, le labbra piene, e lo sguardo disinteressato mentre annuisce al suo interlocutore. Si sta annoiando a morte.

Invece io adesso, sento l'adrenalina scorrermi nelle vene come un fuoco. Una parte di me vorrebbe scappare via, come vorrebbe fare anche Bea, ma l'altra più caparbia mi dice di entrare e mettere alla prova Mattia.

«Leo! Usciamo dai»

Sbuffo nuovamente, e la prendo per mano.

«Non puoi scappare per sempre Bea»

La misura di tutte le cose - Vol. IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora