Capitolo 3

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1 luglio 2017

''Cecilia scendi! Devi portare fuori la spazzatura" gridava mia madre dal piano di sotto

Come ogni estate io e la mia famiglia ci eravamo trasferiti temporaneamente nella nostra casa sul lago. Era un'abitazione abbastanza grande che si affacciava direttamente sullo specchio d'acqua che la maggior parte delle volte era scosso dal vento incessante del posto. Lo stile della casa era abbastanza antico: largo porticato, enormi finestre, legno puro dipinto di un bianco semplice e i soliti segni del tempo, come i vari scricchiolii e la pittura scrostata.

Il lago era circondato da un folto bosco oscuro che limitava la maggior parte delle comunicazioni al mondo esterno. Affacciate sul lago vi erano circa altre tre o quattro casette che, come la nostra, avevano un'aria macabra, quasi spaventosa. Si potrebbe definire un posto ''fuori dal mondo'' e abbastanza inquietante ma, passandoci la maggior parte delle mie vacanze, ne ero abituata.

Molto vicino alla mia casa vi era un piccolo molo di legno che la notte produceva strani rumori data la debole resistenza e il venticello costante. Ad esso erano collegate due piccole barche da pesca ed una canoa che a volte io e i miei genitori usavamo per andare a fare i nostri pic-nic dall'altra sponda del lago.

Generalmente c'era un'aria cupa e il cielo era sempre coperto di nuvole grigie; non sapevo neppure perché i miei genitori avessero scelto un luogo del genere per le fantastiche vacanze estive, ma credevo fosse una cosa di famiglia che per loro non doveva essere trascurata.

Se vi state chiedendo perché io non mi sia mai ribellata e non abbia mai chiesto per un'estate con gli amici e il divertimento, è perché non ero mai stata una persona sociale o con tanti amici, quelli che avevano passavano le loro vacanze fuori città e tornavano solo all'inizio della scuola, quindi non riuscivo a pensare a un altro posto dove passare il tempo.

''Si arrivo mamma!'' urlai scendendo per le scale nel mio fantastico pigiama: maglietta a maniche corte, pantaloncini e il tutto estremamente rosa. Già, infantile, senza aggiungere le mie pantofole pelose; rosa.

Dopo essere arrivata in cucina mia madre mi aspettava con il sacchetto della spazzatura in mano.

''Ecco tesoro, stai attenta che è buio fuori'' disse mia madre preoccupata guardando l'orario: le 21:30.

''Stai tranquilla ormai questo posto lo conosco a memoria'' risposi alzando gli occhi e avvicinandomi al salotto. Mio padre, seduto sul divano a guardare la televisione, si girò a guardarmi e mi salutò con il suo solito entusiasmo, forse anche troppo.

''Ehi tesoro!'' quasi gridò.
Io risposi con un ''ciao'' e mi limitai a fargli un sorriso sforzato; non avevo voglia di parlare con nessuno e non vedevo l'ora di sdraiarmi sul mio letto morbido. Aprii la porta e mi avviai ai cassonetti della spazzatura dietro la casa.

I miei genitori sono sempre stati abbastanza normali e in sintonia; non c'erano mai discussioni o problemi e avevano quasi sempre il sorriso stampato in faccia. Sembravano perfetti, troppo.

Mia madre era sempre stata fantastica per me, anche se forse non lo avevo mai dimostrato veramente. Era un po' come la mia migliore amica, le dicevo tutto e lei riusciva sempre a darmi consigli senza arrabbiarsi o far vedere un minimo di delusione.

Mio padre era sempre stato troppo espansivo, non fraintendiamo la cosa, gli volevo un mondo di bene ma non eravamo mai andati particolarmente d'accordo, forse perché eravamo troppo simili.

Essendo una persona introversa non parlavo così tanto con i miei genitori, tranne se dovevo parlare di qualcosa di importante con mia madre; a volte mi definivano ''ermetica'' perché non avevo mai voglia di parlare e avere delle conversazioni.

Ero quasi arrivata ai cassonetti.

Flashback

''Mamma, mamma, posso andare fuori da Chris?'' chiese una bambina con un faccino adorabile

''Si tesoro, ma prima finisci la tua merenda'' rispose una donna, probabilmente la madre, con un sorriso in faccia

Fine Flashback

''Eccolo, un altro flashback'' mi ripetevo a bassa voce mentre buttavo via il sacchetto.

Era da un paio di giorni che non avevo uno di quei flashback che per me erano ancora un mistero. Non riuscivo a vedere i volti di queste persone e non riuscivo ad arrivare a delle conclusioni. Perché avevo quei flashback? Dovevo dirlo a qualcuno? Dovevo fare finta di niente? Da quando avevo avuto questi flashback avevo deciso di fare finta di niente e non dirlo a nessuno, ma stava diventando troppo complicato e i sentimenti stavano crescendo sempre di più. Ogni volta che li avevo il mio cuore batteva veloce e il mio respiro accelerava; non dire niente era sempre più difficile.

Fermai i miei pensieri e continuai a camminare fino a quando notai qualcuno seduto ai bordi del molo affianco a casa mia. Era buio e c'era anche una leggera nebbia, ma ancora riuscivo a distinguere i tratti caratteristici di un maschio, un ragazzo e i suoi selvaggi capelli color nero, nero corvino, nero pece. Guardava l'acqua con aria malinconica e guardava la sua immagine riflettersi nello specchio come se gli mancasse qualcosa, qualcuno.

''Sarà il figlio del proprietario di una delle case del lago'' mi dissi senza ragionarci veramente, in quel momento non volevo farci molto caso.

Rientrai in casa e dando la buona notte ai miei mi diressi a letto

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-dontmissasingleword-

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