Parte Undicesima

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Il generoso Conall Mac Comgaill non li aveva lasciati partire senza prima averli coperti di doni: dai fianchi del cavallo penzolavano due capaci bisacce stipate di cibi prelibati, otri di vino delle Gallie, tagli del panno più fine intessuto a vivaci colori, monili di bronzo, argento ed oro dalle fogge più svariate, persino una cornamusa. Ally ora esibiva alla cintura una lunga spada dalla guardia arrotondata, con un pomello sferico all'apice dell'impugnatura: viaggiare armati solamente dello sgian dubh sarebbe stato quantomeno imprudente. Il gelido vento di Borea  spirava teso da settentrione ed aveva imbiancato la campagna con un finissimo velo di nevischio ghiacciato. S'addentrarono nella foresta fittamente popolata di pini, abeti e d'ogni specie di sempreverdi. Muschi e licheni prosperavano in ogni dove, sicché  i tronchi e le radici contorte erano diffusamente rivestiti d'un impalpabile velluto verdeazzurro.

"Glas?"-disse  il ragazzo additando la vegetazione con fare interrogativo

"Glas!"-confermò annuendo l'amico.

 Strati di morbido  terriccio  poroso tappezzavano il suolo, smorzando ogni rumore. Avvolti da un silenzio irreale, interrotto solamente dal lontano mormorio d'un ruscello silvestre, procedevano cauti.

"E' tutto troppo calmo, Cu"-osservò Ally rivolto al cane d'inchiostro-"Ho l'impressione che centinaia d'occhi ci stiano osservando dal profondo"

"Molto probabile, e non credo si tratti degli insonni barbagianni. S'annidano glaciali nella densa oscurità, spiano i nostri movimenti"

Le sensazioni dei due viandanti si rivelarono esatte: una cinquantina d'uomini dall'aspetto selvatico sbucò dal fogliame brandendo pesanti giavellotti di ferro e rozze lame color della forgia. Alcuni indossavano fruste casacche di cuoio imbottito, altri portavano vecchie brache di pelle coperte  di sudiciume. Le barbe e le chiome, bionde di natura, apparivano più scure a causa della sporcizia che sembrava essere la comune caratteristica di quella gentaglia dallo sguardo glauco e dai lineamenti grossolani.

"Sono Sassoni!"-esclamò Cu Roi-"E vedo alcuni Miathi in mezzo a loro"

"Un individuo dalla testa calva e dal volto sofferente  si fece largo tra quei pezzenti con l'autorità di un capo, fermandosi a breve distanza dal cavallo. Ally lo guardò attentamente, era privo della mano destra.

"Ma quello  è  Talorcan,  ne sono certo! Evidentemente è riuscito ad evadere, la situazione si fa drammatica"

"La vedo brutta... "

"Smonta e combatti se hai fegato, bamboccio!"-l'apostrofò ringhioso Talorcan. Le gote ispide ed incavate,  gli occhi febbricitanti e l'eccessiva magrezza rivelavano un precario stato di salute, del tutto normale per un evaso ferito che doveva aver vagato  per giorni, probabilmente senza  cibo con cui sfamarsi, attraverso la brughiera. Il fuggiasco con un brusco  cenno ordinò agli  straccioni di arretrare, mentr' egli manteneva la posizione.

"A questo punto, prima di farci massacrare, vorrai raccontarci come sei fuggito dalle prigioni di Circinn e tutto il resto"-chiese Cu Roi 

"Se ciò può darti soddisfazione,  è stato sufficiente rifiutare quel disgustoso pasto giornaliero per riprendere conoscenza. Le febbri mi divoravano, il braccio era rovente e la mano non c'era più. Fingendomi ancora narcotizzato, avvicinai il carceriere e lo stesi  sferrandogli un calcio allo stomaco. Dopo averlo rinchiuso al mio posto in quella fetida topaia rubai un pony abbandonando Circinn al suo destino. Ho raccolto intorno a me questi disperati che mi considerano loro leader e faccio il vagabondo, praticando il brigantaggio. Poi ho riconosciuto voi due, con i quali ho un conto in sospeso da regolare. Le guardie di Guanora saranno sicuramente in cerca di Colmcille: avete architettato questa buffonata per liberare lo scoto, credete di passarla liscia?"

"Non temo la tua ira, Talorcan"-lo provocò spavaldamente Ally sguainando l'arma-"Sei un criminale omicida, e se anche sopravviverai a questo scontro non scamperai alla vendetta di Loth delle Orcadi"

Con un agile volteggio Ally atterrò sul muschio cedevole, allargando le braccia per bilanciarsi. Accecato dall'ira Talorcan si scagliò contro il giovane affondando la nera lama che stringeva nella mano superstite. Il rivale parò agevolmente assestando un colpo di taglio sul  ferro che si spezzò, lasciandolo disarmato. Emise un aspro rantolo, ed immediatamente una decina di sassoni circondarono Ally, decisi a metter fine allo scontro nella maniera più sbrigativa e cruenta. Cu Roi, inosservato, sgattaiolò all'interno di una delle bisacce, traendone a fatica la vecchia piva. Mentre  un obeso brigante puntava  uno spiedo alla gola della vittima designata, il cane d'inchiostro soffiò tutta l'aria che aveva nei polmoni nella sacca dello strumento, il quale produsse un prolungato, fragoroso bramito: la musica di cui gli aveva parlato Cath Sith. Da uno spuntone di roccia rialzato comparve come d'incanto un superbo cervo maschio dal mantello niveo, imponente quanto un'antica alce irlandese. Il suo palco era impressionante quanto a dimensioni e complessità d'intrecci: le innumerevoli ramificazioni andavano moltiplicandosi via via che, intricate, salivano verso il cielo. Egli sembrava non avvertirne il peso e rovesciò il capo all'indietro, rispondendo al richiamo di Cu Roi.  Gli uomini di Talorcan s'arrestarono, fissando attoniti la splendida creatura: solo un vecchio dai folti mustacchi giallastri osò alzare la scure da battaglia. Il cervo lo gelò con il suo sguardo di cristallo, ed egli allentò la presa: la mannaia  rovinò sulla nodosa radice d'un ontano dalla corteccia rosso arancio frantumandosi in mille scaglie che svanirono in una nuvola di pulviscolo grigio. Cu suonò ancora la cornamusa, la selva si riempì  dell'atavica canzone ed il branco accorse obbedendo alla chiamata: i fulvi animali arrivavano alla spicciolata, seguendo l'impulso incoercibile.

"Sei tu ora il guardiano di Kelydon, bianco signore?"-domandò il cane d'inchiostro

"Lo sono sempre stato, piccolo mio, ma dimmi: hai forse conosciuto Cat Sith?"

"Certamente, l'ho visto morire per Kelydon. Ma egli è vivo e vola per i cieli di Caledonia recando un messaggio di salvezza"

"Il mio nome è Finn, e quand'egli era un folle misantropo divenimmo amici. Aveva una piva come la tua, ed una natura selvaggia quanto la mia. Vita e morte si compenetrano nell'eternità, è un continuo ritorno a casa"


Erano dunque Cornely,  Myrddin, Cat Sith, Finn, persino il vecchio Kernunnos delle storie pagane  i molteplici aspetti dell' Unico Guardiano, colui il quale ingaggia la lotta sempiterna contro il Male che tenta d'aprirsi un varco ove il tessuto  dell'esistenza, qualunque essa sia, si dirada o si lacera?  Ally stava meditando sulle esperienze compiute nel suo amato libro: possiamo contribuire, come asseriva Colmcille, a sconfiggere il nemico tramite le nostre decisioni? Tutto sommato, egli stesso aveva raccolto e scagliato quel sasso, schiantando  Cwn Annwn... era questo un complesso mosaico le cui tessere andavano lentamente componendo un'immagine d'insieme mai definitiva, in continuo mutamento?

Nel frattempo i  gaglioffi s'erano dileguati, vinti dalla paura. Solo Talorcan resisteva, immobile ed impotente, in attesa dell'inevitabile verdetto finale. 

FINE PARTE UNDICESIMA


Pictavia-Capitolo Terzo della Saga di Cu RoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora