Rosso come la Guerra

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Prima di incominciare il capitolo, volevo ringraziare ognuno di voi che mi seguono fin dall'inizio.
Il primo libro della Cacciatrice ha raggiunto i 10k e quando ho iniziato a pubblicare pensavo che nessuno avrebbe mai letto le mie storie. Vi voglio bene
Ora basta smancerie vi lascio alla vera lettura.


Impari a capire quanto sei stato fortunato ed agiato nella vita, solo quando ti trovi in sella ad un cavallo puzzolente, dopo aver mangiato solo cibo pessimo da più giorni di quanti non vorresti ricordare, avendo alle spalle poche ore di sonno e solo incertezza per il futuro. Laodicea, la città nella quale si sarebbe potuto sbloccare il secondo sigillo, era a poche ore di distanza, eppure sembrava che lo spazio si stesse allungando all'infinito. Da quello che Lilith ci aveva raccontato, il secondo rituale era più semplice per due demoni astuti come Cvijeta e Dragos. Bisognava sacrificare sull'altare della chiesa un essere impuro, così che il suo sangue avrebbe tinto il terreno di rosso come il cavaliere che avrebbe risvegliato.
Gli bastava uccidere un solo vampiretto inesperto, con qualche parolina e la terra avrebbe sputato un'altro dei suoi esseri mostruosi.

Era la cosa che ci preoccupava di più in quegli attimi che precedevano il nostro arrivo all'interno della città. Tutto sarebbe potuto finire così facilmente che non ce ne saremmo resi conto. Non potevamo perdere terreno, non dopo che gli avevamo permesso di rompere il primo sigillo.
Le immagini del primo cavaliere rimanevano impresse nella mia testa mentre galoppavo su Luna, la mia purosangue bianca con le criniera grigia, quasi argentata. Le avevo dato io quel nome, forse pensando che ciò avrebbe reso il viaggio più facile per me e lei. A Londra avevo dato un nome ad ogni cavallo che possedevo, ma da quando avevo cambiato vita, sembrava che niente mi appartenesse più, nemmeno la mia mente.

Non ci fermammo ad ammirare la piccola città turca quando ne varcammo la soglia, ma continuammo ad avanzare fino a raggiungere la piazza di fronte alla chiesa, sostituita con un enorme buco. Ancor prima di poter scendere da cavallo, sentii un nitrito forte, quasi rimbombasse in un'eco eterno. Sull'altare, ben in vista dalla facciata divorata dalle tenebre, cenere scura riposava in un letto di sangue, che cadeva a cascata sul pavimento e giù fino al cuore della terra. Il sacrificio era appena stato compiuto, ma dei due demoni traditori non c'era l'ombra. In compenso, fummo accolti da un cavallo rosso, che con un balzo uscì dalla voragine, portando in sella un cavaliere dall'armatura del medesimo colore. Il metallo di essa scintillava sotto il sole timido del tramonto, sembrando imbrattata di sangue delle vittime mietute per mano del suo indossatore. Al suo fianco, un enorme gladio dormiva, ancora per poco, nella fodera.

"Uscì un altro cavallo rosso-vivo; A colui che lo montava era stata data la potestà di toglier via dalla terra la pace, in modo che gli uomini si sgozzassero l'un l'altro; per questo gli fu data una grande spada."

Eravamo al cospetto di quello che gli umani normali definivano "Guerra", ma un essere di tale forza e meschinità non poteva rimanere incastrato in un nome così comune. Un essere che, secondo la Bibbia, avrebbe portato la discordia, con una mela più grande ed affilata di quella che Eris usò al banchetto nuziale di Peleo e Teti. Una mela più pericolosa, che avrebbe coinvolto chiunque sulla sua strada, non solo qualche Dea vanitosa.
In realtà non sapevo bene cosa aspettarmi con la venuta del cavaliere rosso, perché non credevo più che nel testo sacro ci potessero essere tutte le risposte che cercavo. Forse esso si sbagliava, o forse gli effetti della rottura del secondo sigillo, sarebbero stati peggiori della nostra immaginazione.
Ebbi la risposta dopo pochi istanti, quando una lama tagliò l'aria a qualche centimetro dal mio orecchio, spuntandomi alcune ciocche di capelli.

Mi voltai giusto in tempo, schivando così un colpo sicuro che avrebbe aperto la mia testa in due parti. Jarrett brandiva la sua arma contro di me, guardandomi con due occhi vacui e allo stesso tempo, ricchi di odio e sete di sangue. Sembravano spenti della sua luce solare e allegra, ma brillavano di voglia di trafiggermi con la spada. Bramavano che il mio sangue li macchiasse, in una sorta di visione folle e distorta della realtà.
<Jarrett! Non so cosa stiate vedendo, o cosa Guerra vi induca a pensare, ma dovete svegliarvi!> Provai a parlargli in modo tranquillo, sperando che le mie parole raggiungessero la parte razionale del suo essere.
La risposta fu un altro tentativo di uccidermi, che io evitai. Dovetti però sguinare la mia spada per riuscire a difendermi dalla pioggia di fendenti micidiali che mi stava arrivando addosso.

Con il fiato corto l'unica cosa che mi veniva in testa per farmare il Cacciatore, era uccidere Guerra. Con la coda dell'occhio vidi Lilith e Maximilian mentre combattevano contro il cavaliere, non riuscendo a mettere a segno nemmeno un colpo. Era come cercare di vincere un gioco contro il suo stesso creatore,un impresa quasi impossibile, ma il prezzo per questo particolare gioco erano le nostre vita e non vi avremmo rinunciato tanto facilmente.

Più il rumore di ferro che si scontrava rieccheggiava nell'aria, entrandomi nel cervello come un chiodo, più i miei pensieri si concentravano solo su un unica cosa: se Guerra influenzava gli umani, perché io ero immune al suo richiamo di distruzione?
Poi, come un fulmine a ciel sereno, mi fu chiara la risposta, come se l'avessi sempre avuta sotto gli occhi, ma fossi stata troppo cieca per rendermene conto. Il mio sangue non era più completamente umano, non in quel momento; era macchiato di nero e di tenebra, mischiato con quello di uno dei più terribili vampiri mai esistiti. Era il sangue di Max che impediva al mio corpo di seguire l'influsso del cavaliere rosso e per una volta, ringraziai entrambi per aver fatto una cosa proibita e stupida.

Con un enorme sforzo disarmai Jarrett, facendo volare la sua spada a molti metri di distanza e puntando la mia verso il suo petto. Non aveva possibilità di fuga e speravo che si risvegliasse da quello stato, una volta capita la situazione. Invece afferrò la mia lama con entrambe le mani, procurandosi profondi tagli che iniziarono a sanguinare. Colta di sorpresa, lasciai la presa sull'elsa, forse anche un pò per evitare che si facesse ancora più male di quello che non aveva già fatto. Jarrett impugnò la mia stessa spada, puntandola contro di me, che arretravo, nel tentativo di prendere tempo. Tirai fuori dalla tasca il pugnale d'argento che possedevo, che però rimaneva un inutile stuzzicadenti in confronto alla sua arma.

Quello che sentii qualche istante dopo, fu probabilmente il rumore più bello e chiaro di tutta la mia vita. Lo spezzarsi di una spada, inesorabile e fatale. Tutto rimase fermo, come se il mondo attendesse pazientemente il risultato di quel evento. Non distolsi nemmeno un secondo gli occhi da Jarrett, anche se tutto il mio corpo voleva girarsi per confermare il fatto che anche quel secondo cavaliere fosse svanito per sempre.
Il ragazzo rimase fermo con la spada puntata alla mia gola ancora qualche istante prima che il velo che aveva sugli occhi si sollevasse, per lasciare spazio a due confuse iridi dorate. L'arma cadde in terra pesante, portandosi dietro ancora qualche goccia del suo sangue che usciva dalle mani. Se le guardò per qualche secondo, disorientato e probabilmente senza alcun ricordo di quello che era successo.
Solo in quel momento ebbi il coraggio di osservare ciò che stava attorno a me, constatando che era finita, almeno per quel momento.

Sesta legge

È vietato creare un esercito di neonati in quanto non gestibili e pericolosi per l'equilibrio e la segretezza della specie.

Dal Codice dei vampiri

Buongiorno
Il secondo sigillo è stato sbloccato e un altro cavaliere è stato ucciso. Lo scambio di sangue fra Max e Rose alla fine ha portato davvero qualcosa di buono, ma sarà sempre così?

Ci si vede al prossimo capitolo :*

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