Meta: Barcellona

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Il galeone del capitano Fernández Carriedo si stava avvicinando giorno dopo giorno al porto di Barcellona. Era passato un mese da quando Antonio aveva deciso di prendere Romano, non capiva il perché l'avesse preso ne il perché era cosi gentile con lui anche se l'altro gli rifilava solo insulti. Quando stava vicino al piccolo italiano lo spagnolo si sentiva sereno semplicemente bene, ma quella benevola sensazione veniva contrapposta a un'altra meno piacevole: la paura di perderlo.
Antonio e Charlotte avevano capito che Romano non era un semplice figlio di un commerciante, ma un figlio di un pirata strappato al mare.
Romano stava ammirando il mare aggrappato a una corda della vela dell'albero maestro quando Gilbert lo chiamo "Che vuoi?" chiese Romano scendendo sistemandosi la bandana rossa "Ti vuole Toñio ora" comunicato ciò all'interessato l'albino se ne andò nella prua. Romano non contestò ed entrò nella cabina del capitano chiudendo la porta dietro di se. "Mi volevi bastardo?" "Si" rispose secco lui invitandolo ad avvicinarsi, l'ispanico era seduto sulla propria scrivania, attento a studiare una mappa "Stiamo per sbarcare a Barcellona e i miei non saranno felici di vedermi quindi, vorrei chiederti qualche cosina", "Spara". Antonio gli mostrò sulla mappa della Spagna il porto di Barcellona,cerchiato con la penna d'oca piena d'inchiostro , "Tuo padre ha colleghi li? So che la sua rete mercantile si estende anche per il regno di  Spagna..." l'italiano sospirò sapendo già che non poteva rispondere a tale domanda sopratutto perché non la sapeva. "Primo: certo che sei proprio furbo, c'eri quando mi facevate il quarto grado? Non lo so; secondo: mi hai chiamato solo per questo?". Antonio non rispose alla domanda, s'alzo dalla scrivania avvicinandosi a Romano che indietreggio, fino a dare le spalle al muro, "Non solo per quello" sorrise iniziando ad accarezzargli il viso, Romano rispose a quelle attenzioni non solo arrossendo gravemente ma anche scansando la mano di Antonio. "C..Che fai bastardo?" balbettò incerto su ciò da dire. "Semplicemente" lo spagnolo iniziò a parlare bloccando i polsi dell'italico sopra la sua testa ed iniziando a lasciargli una scia di baci sul collo insieme a un vistoso succhiotto. Il piccolo si dimenava tentando nel mentre di non far uscire nessun gemito dalla propria bocca. "Ora tutti sapranno che sei mio Romanito, qualcosa non va?" chiese preoccupato Antonio notandolo un pò turbato, Romano lo guardo negli occhi per poi gettandoglisi addosso e baciandolo.
In quel mese anche Romano, piano piano, si era affezionato ad Antonio e anche lui quando gli stava vicino si sentiva strano, e con quei gesto i due capirono il perché: il pirata si era innamorato di un semplice figlio del mare spacciato per figlio di un mercante, mentre l'italiano si era innamorato di un semplice pirata.
I due iniziarono a coccolarsi e baciarsi finendo sopra il letto ed iniziando a sciupare quell'amore che si era creato in poco tempo, amore fatto di fiducia e sincerità reciproca, quell'amore che per Romano era importante perché aveva trovato qualcuno che amasse sia i suoi pregi che i suoi difetti.
L'oscurità in poco tempo ricoprì ogni cosa con il suo mantello, sia mare che terra. La cabina del capitano era illuminata solo dalla flebile e debole luce di una candela poggiata sulla scrivania del capitano, sul letto giacevano i due stretti l'uno all'altro sotto le coperte di tessuto. Antonio si sveglio per primo, notando Romano che dormiva con la testa poggiata sul suo braccio inizio ad accarezzarlo dolcemente, "Lindo" sussurrò continuando ad accarezzarlo.

Gilbert e Francis entrarono, ovviamente senza bussare, dentro la cabina notarono la scena e furono fieri dell'amico, ma non si dimenticarono ciò per cui erano lì. "Toñio, si o no fra un giorno arriveremo a Barcellona" comunicò il biondo chiudendo la porta, "Romano verrà con noi?" chiese l'albino sedendosi sulla scrivania, Antonio delicatamente tolse il braccio da sotto la testa di Romano e si sedette sul letto mettendosi i pantaloni, "Benissimo. Si Romano verrà con noi. Una volta li prenderemo dei rifornimenti alimentari per poi dirigerci nel nuovo mondo" "Il nuovo mondo?" sussultarono i due amici sbalorditi, "Si. Un'altra cosa, se i miei o i loro servitori mi vedessero mi riporteranno a casa e..." il giovane uomo percepì una morsa intorno al ventre, capendo che il suo principino si era svegliato sorrise, "Qualcuno si è svegliato?" "Bastardo, andremo nel nuovo mondo??" chiese mezzo assonnato il piccolo strusciando la testa sulla schiena del compagno "Certo che si", udita quella risposta sul suo volto comparì un sorriso contagioso. S'alzo sgranchendosi mentre che il prussiano e il francese uscivano dalla cabina. "Fantastico..solo i miei fratelli e mia madre mi mancheranno, ma tanto tornerò in Italia quindi non è proprio un addio" pensò ad alta voce Romano mettendosi seduto davanti alla scrivania pronto a scrivere una lettera, Antonio incuriosito da ciò che il piccolo stava scrivendo gli s'avvicino "Quella la spedirai quando saremo a Barcellona?", "Ahah no guarda la metto in una bottiglia e la lascio per mare, ovvio che la spedisco quando saremo a Barcellona bastardo" rispose Romano con il suo solito tono che Antonio amava.

"Preparati manca un giorno allo sbarco e una volta li" lo spagnolo lanciò una camicia a Romano che la prese al volo "Una volta li?" chiese incitandolo il compagno a continuare "Una volta li dovremmo prendere solo le provviste per il cibo, non dobbiamo farci notare, quindi Romanito mio niente risse", "Signor si capitano!" esultò Romano con un sorriso insolito sul volto, un sorriso vero non falso come era abituato a fare.
A mezzogiorno i raggi del sole battevano dritti sul ponte, i pirati non facevano trasparire nessun cenno di affaticamento continuando a lavorare senza fermarsi.
"Fra sole due ore sbarcheremo a Barcellona! Non è una gita di piacere scansafatiche, non dovrete farvi vedere dalla marina, capito?" comunicò Francis dal sopra della poppa mentre aspettava il capitano per ulteriori informazioni, "Li mi comprerò un abito pulito finalmente quelli che ho sono fantastici ma rovinati" si lamentò Charlotte parlando con le sue amiche Elizaveta ed Emma, "Qualunque cosa prenderai sarai fantastica amour" "Grazie Francis" ringrazio la ragazza baciandolo sulla guancia, "Il capitano ancora non si è fatto vedere?" chiese aggiungendosi Gilbert "Vedrai che sarà qui fra poco".
E così fu, Fernández Carriedo usci dalla propria cabina seguito dal giovane Romano o come lo chiamava lui "il mio sguattero personale". Salirono sulla poppa prendendo il comando del timone "Ansioso di ritornare nella propria città natale capitano?" "Non proprio Francis, sai li i miei mi vogliono già maritare e intasare la testa con futili lezioni di galateo" rise lo spagnolo rispondendo ai propri amici, "Romano è la prima volta che vieni a Barcellona?" chiese Emma a Romano"Si" rispose seccamente lui "Ho visitato i molti posti, ma Barcellona no, sono curioso di come sia".
Dopo qualche ora il silenzio fu spezzato da una voce che da sopra l'albero maestro urlava "terra", tutta la ciurma iniziò a festeggiare ed esultare dalla felicità, si la navigazione era bella, ma stare per mare avendo paura di affondare da un momento all'altro con l'ansia addosso non era una cosa fantastica da provare.
Prima di attraccare al porto la ciurma iniziò a mascherare sia loro che la nave, per farla sembrare una nave mercantile e loro dei mercanti, con l'aiuto di Romano era stato anche più facile.
Attraccarono e scesi tutti si divisero in gruppi da tre massimo quattro, ma non mancavano i gruppi da due persone: Romano era rimasto insieme ad Antonio, Francis con Charlotte e Gilbert con Elizaveta, ma sia l'albino prussiamo che la castana ungherese cercavano un amico austriaco di vecchia data: Roderich Eilstein.
Elizaveta, Gilbert e Roderich erano amici d'infanzia, si erano conosciuti nei campi della città di Vienna, figli di genitori che per tentare di produrre il più possibile lavoravano insieme in una fattoria, e già non tutte le vite sono fortunate come quelle di Antonio, Romano o Francis; ma gli sforzi dei genitori dei fanciulli erano vani, la terra che coltivavano con tanta fatica e pazienza non dava frutti ed era iniziato pure un periodo di carestia che non aiutava, ma fortunatamente riuscivano a sopravviere con quel poco che riaccimolavano con il bestiame.
I tre fanciulli un pomeriggio stavano giocando poco distante dalla propria abitazione sotto il caldo sole di Luglio, "Quando saremo grandi diventeremo dei mercanti, ed ovviamente io saró il più favoloso kesese" affermò Gilbert arrampicandosi sul ramo della quercia "Ci converrebbe dopotutto i mercanti ricavano più dei contadini e sinceramente non mi va di continuare a zappare la terra fino alla mia morte" sbuffo Elizaveta seduta sotto la grande quercia "Io vorrei continuare a sostenere mamma e papà e a lavorare in fattoria..ma voglio stare insieme a voi ragazzi" i tre bambini quel giorno si fecero una promessa di sostenersi e stare insieme sempre, qualunque cosa accadda.
I genitori del prussiano decisero di tornare nella loro terra riunendosi alla propria famiglia e continuare li il lavoro di fabbri della famiglia, mentre la piccola ungherese e la sua famiglia rimasero per due annetti con Roderich e i suoi genitori ma poi, anche loro tornarono nella loro terra natia a riprendere il lavoro di famiglia.
Passarono gli anni e Gilbert ormai maggiorenne salutò i genitori e il fratello minore per cercare i due suoi vecchi amici, Elizaveta non fu difficile da trovare, lavorava come cameriera in un bar della sua città, e si uni all'albino per cercare il terzo loro amico, passo un anno e si ritrovarono uniti alla ciurma dello spagnolo a cui si affezionarono ma non si levarono il proprio obbiettivo.

Mi sono innamorato di quel pirataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora