Il galeone inglese solcava il mare, facendosi spazio fra l'imponenti onde e lasciandosi alle spalle una scia di schiuma.
Il piccolo prigioniero fu chiuso in una cella, lasciato al freddo e all'umido come ordinato dal capitano, dopotutto al capitano Kirkland non gli importava per nulla del pivellino italico, no, voleva solo privare il suo caro nemico della persona a lui più cara, voleva ridicolizzarlo davanti a tutti, davanti ai suoi amici, nemici e davanti al suo equipaggio. Arthur prima che le voci del rapimento dell'italico si spargessero pensava di rapire una donna, massimo una bambina o un oggetto a cui lo spagnolo si era affezionato, ma mai e poi mai si sarebbe immaginato di rapire, meglio rubare, un ragazzo.
La cella era umida e fredda, e l'odore di morto mischiato a quello di chiuso a Romano gli faceva venire il voltastomaco, già tanto che non vomitava o perdeva i sensi. "Che schifezza, che tanfo. EHY! LIBERATEMI BASTARDI IDIOTI!" urlava a squarciagola sperando di avere una risposta, magari positiva, dal ponte o dalle cabine. "Bastardo che stai aspettando" mormorò il castano rannicchiandosi e stringendo le braccia intorno alle gambe "Ma non voglio affidarmi sempre a lui" penso. Romano si ricordo di avere un piccolo pezzo di metallo comprato al negozio dell'usato a Barcellona, lentamente e mantenendo il sangue freddo prese il piccolo oggetto con cui riusci a liberarsi polsi e caviglie, legate con una corda semplice, e ad aprire la porta della cella cercando di nascondersi fino a che qualcuno non avesse dato l'allarme del prigioniero evaso. Il momento atteso non tardo a realizzarsi: a mezzogiorno un semplice mozzo scese per dargli il pranzo, notando l'assenza del prigioniero lascio cadere il piatto e corse a dare l'allarme.
In meno che non si dica sul ponte si era scatenato il finimondo: tutti i pirati correvano su e giù sulla nave per cercarlo, urtandosi fra di loro senza scusarsi.
"Shit se quel moccioso scappa sarò io il ridicolo." pensò irritato il capitano inglese che non volendo rischiare di infangare la propria reputazione, chiese il silenzio per poi prendere la parola facendo un discorso calmo e deciso, riuscendo a calmare subito la ciurma.
"Ci sono quasi" sussurrò Romano nascosto a due passi dal capitano, "È lì capitano Kirkland!" "Bastardo" urlò Romano per poi scagliarsi addosso ad Arthur, riuscendo solo a procurare una lieve ferita al biondo prima di essere bloccato. "Dear non era accogliete la cella in cui stavi?" chiese Arthur ridendo sotto i baffi notando l'espressione adirata dell'italico, "Senti capitano dei miei cazzo di stivali, sei solo un povero illuso se pensi che il capitano caschi nella tua cazzo di trappola" Romano aveva un sorriso beffardo e sicuro stampato sul viso mentre diceva tali parole, era sicuro di ciò che diceva, il suo amato pirata non sarebbe mai cascato in una futile trappola come quella pensata dell'inglese; "Senti moccioso" Arthur gli sferrò un pugno in pieno viso facendogli sanguinare il naso, "Non osare non portarmi rispetto parlandomi in quel modo volgare o cercando di ridicolizzandomi! Anzi, devi ancora ringraziarmi che non ti abbia dato ai pescicani..sai", si abbassò all'altezza del prigioniero prendendogli il mento "Non tutti i pirati sono buoni. Buttatelo in cella e che sia chiusa anche con lucchetto!" ordinò.
Passò un giorno e il galeone arrivò in Gran Bretagna attraccando al porto. La ciurma scese camuffandosi da mercenari (come solito) riunendosi con degli amici in una taverna, dove vi avrebbero passato la notte. Romano era rimasto legato per tutta la sera e tenuto sott'occhio da uno dei mozzi di Kirkland, Leon. Leon era un ragazzo asiatico sui diciassette anni, quindi aveva un anno in meno di Romano, era sotto l'ala del capitano per richiesta del suo amico cinese Wang Yao, nonché padre di Leon. Wang Yao era un commerciante d'oppio, buon amico d'Arthur, aveva chiesto all'inglese se poteva tenergli il figlio minore finché non si sarebbe aggiustato un piccola formalità.
Leon ogni tanto, oltre ad inboccare Romano per non farlo morire di fame, cacciava dell'occhiate fredde a quest'ultimo che rispondeva con altre occhiate ancora più fredde. Sembrava che i due non cercassero di inziare a estaurare un rapporto, che sinceramente sarebbe durato finché il capitan Fernández Carriedo non si sarebbe presentato in ginocchio davanti ad Arthur.
Dopo la cena arrivarono in una camera molto accogliente e semplice: un armadio, due letti e all'angolo il bagno.
"Non sei europeo" queste erano le uniche parole uscite dalla bocca di Romano, "No" Leon diede una risposta secca al ragazzo per poi avvicinandosi a lui con una pezza in mano, "Per la notte ti tappo la bocca non ho voglia di sentirti imprecare mentre dormo" come detto il ragazzo la pezza di velluto tappando attorno la bocca del prigioniero. "Comunque si, non sono Europeo ma Asiatico, ora notte" terminò sdraiandosi comodamente sul letto, assopendosi pochi minuti dopo.
L'oscurità piano piano avanzava coprendo tutta la stanza con il suo mantello. Romano non aveva preso sonno e continuava a tentare di liberarsi, anche se più che liberarsi fino ad ora era riuscito a segnarsi i polsi con la ruvida corda. Ogni tanto cacciava un occhiata dell'asiatico assicurandosi che dormiva. Romano tanto era sicuro che, in un modo o in un'altro, sarebbe riuscito a cavarsela anche questa volta, dopotutto non poteva sempre appoggiarsi al suo Antonio.
Intanto Arthur nella sua camera stava ancora bevendo, ridendo con il vice comandante della sua ciurma João, un simpatico portoghese entrato nelle simpatie dell'inglese. "Che ci farai con l'italiano Arthur? Sicuramente Antonio verrà a prenderselo" chiese João tra un sorso e l'altro di vino, "Che paura sto tremando" rise ironicamente il biondo mandando giù l'ennesimo bicchiere colmo di quel liquido rosso. "Se verrà..lo sconfiggerò stanne certo João" Arthur, detto ciò, s'alzo avvicinandosi al letto, mentre si sfilandosi la maglia, rimanendo a petto nudo. "Si si poi lo ridicolizzeremo fino a che non ti chiederà pietà" terminò João. Il Portoghese raggiungere Arthur, ed approfittandosi della situazione, iniziò ad accarezzarlo lungo il petto, lasciandogli dei baci umidi insieme a dei succhiotti lungo il collo. L'inglese strinse le mani dell'altro accarezzandole insieme alle braccia.
Fra una coccola e l'altra si ritrovarono sdraiati sul freddo letto, contenti di aver consumato con la persona amata. Si addormentarono uno stretto all'altro.
Il giorno successivo la ciurma dell'ispanico riuscì a raggiungere la Gran Bretagna ed ad attraccare al porto inglese, per poi camuffandosi come sempre. Dato che era una fermata veloce scesero solo Francis e Antonio. I due iniziando a chiendere informazioni dell'italico a vari passanti, ma pultroppo tutti non diedero la domanda attesa. Sicuramente le persone a cui i due chieserò non l'avevano visto, oppure l'avevano visto ma la paura li faceva tacere.
I due amici sfiniti dalla lunga ricerca entraorno in una locanda ordinando da bere. Si sedettero iniziando a chiarire la situazione, "Mon ami, così nessuno ci dirà nulla.." sospirò il biondo ormai stanco di girare a vuoto, "Dobbiamo tentare finché non troveremo degli indizzi, non lascio il mio Lovinito nelle mani luride di Kirkland" insistette Antonio deciso. "Oui hai ragione, dopotutto quel pivellino è membro della nostra famiglia e salvarlo è nostro compito" il francese detto ciò mandò giù un bicchiere di vino per poi cacciare un'occhiata all'amico, "Ma tu lo fai per te stesso o per tutti?" quella domanda bruciò. Sicuramente Antonio voleva salvare Romano perché il capitano Kirkland in quel modo l' aveva sfidato, e il grande Fernandez Carriedo non rifiuta mai; ma anche perché Romano ormai era un membro della ciurma, e rapirlo era come sfidare tutti i pirati della ciurma d'Antonio. "Che domande Francis, per noi, dopotutto hanno un componente della nostra famiglia" , "Hai ragione mon ami". I due finirono da bere, pagato erano pronti ad uscire, quando una voce famigliare non li fece bloccare.
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Mi sono innamorato di quel pirata
Fiksi PenggemarPaolo Vargas è il capofamiglia di una delle famiglie mercantili più famose e ricche di tutta la Repubblica di Venezia, è sposato con sua moglie Laura ed è padre di tre figli: Romano Lovino, Feliciano Veneziano e Romeo Valentino; il loro commercio s...