Capitolo 7 - Marghe

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- Ti amo- mi sussurra Leo, e lo sento sorridere a fior di pelle sul mio collo.
- Anche io mi amo, Leo- gli dico ridacchiando. Lui mi bacia e preme il suo corpo contro il mio, quando io lo respingo facendo una smorfia di dolore. La caviglia inizia a fare male e mi ritrovo un Leo preoccupato accanto. Lo tranquillizzo dicendogli - Non è niente, solo un piccolo crampo.- Leo mi abbraccia e mi bacia i capelli sussurrandomi parole dolci, e piano piano ci addormentiamo abbracciati.
Stanotte sogno qualcosa di diverso dal solito. Mi trovo su una collina piena di neve e fredda. Sono seduta e Leo non c'è, non riesco ad alzarmi e il panico si fa strada in me quando vedo che la mia mano sta diventando trasparente. Cerco di calmarmi, e vedo da lontano Hazel, Percy e Frank che stanno raggiungendo un ghiacciaio in mezzo al mare. Penso di raggiungerli quando una voce che sembra provenire da dietro di me, mi fa girare dall'altra parte. Una figura scura si sta formando davanti a me e, quando diventa nitida, riconosco Plutone, con in mano il suo elmo dell'oscurità, che mi parla con gentilezza, abbassandosi alla mia altezza da seduta. - Margaret, ma che piacere vederti. Ah, è vero, ti ho chiamato io, quindi saresti sicuramente venuta. Come va la caviglia?- Sembra quasi un padre, un padre premuroso per la figlia del titano che lo ha posseduto.
- Plutone, a cosa devo la vostra presenza nel mio sogno?- domando innervosita. Va bene, solo una parte di me è legata a lui, ma almeno una parola in sedici anni... Probabilmente non voleva farsi scoprire dagli altri dei.
- Sono venuto per dirti che è arrivato il momento che impari a controllare quel tuo potere. Quello che ti ho trasmesso io, non Saturno.- So perfettamente a cosa si riferisce. Al potere che ho solo io, tra tutti i figli di Plutone. La capacità di evocare il fuoco. Ma non il fuoco che usa Leo. Io uso il fuoco greco. Quello verde. Quello più potente. Solo Reyna lo sapeva, e mi aveva fatto promettere di non usarlo mai.
- Ho appositamente chiamato mio nipote Vulcano per questo compito, dopotutto è lui il dio del fuoco, e ha accettato volentieri, soprattutto dopo aver visto che sei la ragazza del suo figlio prediletto. Secondo me è troppo solare per una come te, ma, accidenti ad Venere e alla "forza dell'amore", non ci posso fare niente. Almeno non ti sei messa con quel ammazza peluche di Ottaviano.-
- Ma perché tutti pensano che sto con quel figlio di gorgone e (chiedo scusa al divino Apollo) pazzo sclerato che si finge un augure? Perché?- domando esasperata, più a me che al mio "padre adottivo".
- Margaret, si vede lontano miglia e miglia che Ottaviano vorrebbe farti fuori, quindi se due si odiano a morte, uno potrebbe finire per amare l'altro. O, almeno, così pensa Venere.- mi dice mio padre, mentre io elaboro l'informazione e in una vampata di fiamme compare accanto a noi un dio in tuta da lavoro blu. All'inizio speravo fosse Leo, ma poi mi rendo conto che è suo padre Vulcano. Imparerò a controllare il fuoco greco con il mio probabile suocero. Solo io sono capace di una cosa del genere.

Sono ormai ore che sono qui a cercare di non bruciare tutta la collina. Sto imparando a tenere a bada il fuoco e riesco a farlo stare contemporaneamente su entrambe le mani senza farlo uscire dal mio controllo, quando Plutone si alza e inizia a parlare - Tua madre non era solo una mortale, era una bellissima mortale, ed ero innamorato perso di lei. Se non fossi stato posseduto da Saturno, forse tu avresti avuto una vita da normale semidea, da figlia di Plutone, ma anche se fosse stato così, saresti stata speciale. Nessun figlio di Plutone è mai riuscito a controllare il fuoco greco, perché è troppo potente, ma un oracolo mi aveva avvisato di stare attento all'abisso, dal quale sarebbe uscito qualcosa che mi avrebbe fatto generare qualcuno di speciale, ma anche di molto pericoloso. Quando Fleur rimase incinta di te, venne nell'Averno e mi disse che eri figlia mia, ma io non ricordavo niente di quello che era successo tra me e lei. Somnus tentò di aiutarmi e all'improvviso ricordai tutto. Il resto lo sai già. Riguardo alla tua mano quasi trasparente, non ti devi preoccupare, è una cosa provvisoria dovuta alla scomparsa quasi definitiva di Saturno. Questa,- e mi consegna una spada romana, nera e lucida - è una spada che usano solo i figli di Ade o Plutone, di ferro dello Stige. Ti servirà al campo, così non dovrai usare la falce e insospettire i greci. -
Il suo tono di voce è dispiaciuto e pieno di sensi di colpa, e Vulcano fa un passo verso Plutone e gli dice - Dobbiamo andare, zio, gli altri dei ci stanno chiamando sull'Olimpo. È stato un vero piacere, Margaret, e tratta bene Leo, chiaro?- e tutto si fa più sfocato, finché sento più le voci ovattate dei due dei, che discutono
- Dovresti dirglielo. Non puoi nasconderglielo per sempre.- - Ha ancora tempo. Lasciamole godere il poco tempo che le rimane. Spero che nessuno si accorga che sta lentamente sparendo.- dopo sento solo una voce, la voce di Leo.
Mi sveglio di soprassalto sentendo un Leo sull'orlo delle lacrime scuotermi e chiamarmi, e quando apro gli occhi, il suo sguardo si offusca dalle lacrime e mi abbraccia. Quando si stacca e mi fissa negli occhi, la felicità prende il sopravvento e mi bacia con tutta la dolcezza possibile, prendendomi in braccio e facendomi circondare la sua vita con le mie gambe, mentre mi accarezza i fianchi e le mie mani sono tra i suoi capelli.
- Buongiorno anche a te, Leo- dico quando interrompiamo il bacio per prendere fiato. - Buon pomeriggio, per la verità. Sei una gran dormigliona, mi hai fatto andare nel panico, raggio di sole. Non ti svegliavi più e continuavi a girarti nel letto.- mi dice facendo scontrare le nostre fronti. Gli racconto in breve il mio lungo sogno a base di fuoco greco, Plutone e Vulcano, omettendo la parte di me che scompaio e che mi rimane poco tempo, e facendogli vedere la spada, e lui mi ascolta senza interrompermi e, una volta finito, mi domanda supplicante, facendo gli occhioni dolci -Mi fai vedere il fuoco greco? Ti preeeeeego!-
- Ho paura di bruciare tutto e soprattutto di fare male a te e...- dico pensierosa e lui ribatte - Correrò il rischio. Fammi vedere cosa sai fare.- e poi fa un sorriso malizioso, di quelli che solo lui sa fare. - Ok.- rispondo rassegnata e, con il palmo verso l'alto, sulla mia mano spunta una piccola fiammella verde smeraldo, che fa gridare Leo dalla gioia.
- Wow, Marghe, è davvero forte! E la fiammella è pure carina, è così piccola e lucente...- e fa apparire una fiamma arancione leggermente più grande della mia sulla sua mano, e le mette vicino. La sua fiamma arancione è più vivace e sicura della mia, oltre a essere più grande. La mia sembra una minuscola candela verde paragonata al sole. Spegnamo entrambi le fiamme prima che qualcuno senta l'odore di bruciato, e Leo, nonostante i miei vari tentativi di fuga, non vuole proprio lasciarmi andare. Mi tiene stretta a lui, visto che ha avuto paura di non vedermi più, e mi bacia sulla bocca, sulle guance e sul collo in continuazione. Forse ha avvertito che c'è qualcun altro che si sta per intromettere nella nostra vita. Mentre lui fa smancerie a destra e a manca, io decido di dirgli la verità su Ottaviano. Spero che la prenda bene.
- Leo- mormoro con un nodo alla gola come se stessi per mettermi a piangere - devo dirti una cosa...- continuo sull'orlo delle lacrime - In sogno, Plutone mi ha detto che al Campo Giove c'è qualcuno che mi vuole morta...- mi interrompo mentre le lacrime iniziano a colare a fiotti e affondo la testa nell'incavo del suo collo, mentre lui mi accarezza i capelli sussurrando - Chiunque sia, se tu ci sei per me e io ci sono per te, non dobbiamo aver paura di niente. E di nessuno. Ora, se posso sapere, chi è questo lurido figlius arpiria?!- urla l'ultima frase con finta rabbia. Io smetto di singhiozzare per scoppiare a ridere per via delle sue parole in latino storpiate in modo epico.
- Leo, è filius harpyia, non figlius arpiria.- dico tra una risata e l'altra - E comunque, se ti dico il suo nome, mi prometti che per il momento non fai fuori nessuno?- - Non te lo assicuro, ma se quel figlio di gorgone è chi sto pensando io, allora lo faccio fuori volentieri...- mi sorride malizioso, per poi farmi distendere sul materasso, con lui sopra di me. Si tiene sospeso sulle braccia, per non pesarmi, e mi fissa come se stesse pensando il modo più veloce per togliermi la malinconia, cosa che probabilmente comprende togliere la maglia a entrambi.
E invece mi sbaglio. Lui rimane a fissarmi per un tempo interminabile, sorridendo, come se stesse osservando qualcosa che adora davvero, quando la sua espressione diventa terrorizzata e indica la mia mano sinistra, dicendo spaventato
- Questo è normale?- Guardo la mia mano o, almeno, la mano quasi trasparente che dovrebbe essere la mia.
Sospiro innervosita, e tranquillizzo Leo, cercando di convincere anche me stessa, con la stessa frase che mi aveva detto Plutone.
- È una cosa provvisoria dovuta alla scomparsa quasi definita di mio padre Saturno. Tra in po' di tempo tornerà tutto normale. O almeno spero.- I muscoli di Leo si rilassano e lui riprende a guardarmi come faceva prima, solo da più vicino. I suoi occhi marroni si incastrano con i miei e riprendiamo a baciarci, quando sentiamo bussare alla porta della cabina. Leo e io ci stacchiamo subito e lui si siede vicino a me, leggendo Città di Carta, mentre io riprendo a leggere Teorema Catherine.
Chirone entra in tutta la sua altezza equina e si avvicina a me e a Leo, con un sorriso gentile, e attira la nostra attenzione con un colpo di tosse.
Io e Leo alziamo la testa all'unisono verso Chirone, che squadra prima Leo e poi me, e i libri che stiamo leggendo. Sospira e ci saluta cordialmente - Buongiorno, Margaret. Ciao Leo. La caviglia dovrebbe essere guarita, do un'occhiata e poi sarai presentata al resto dei semidei come figlia di Ade.-
Una volta tolta la benda alla caviglia, mi alzo subito in piedi, sotto lo sguardo raggiante di Leo e impassibile di Chirone. Faccio qualche passo e tutto fila liscio. Salutiamo Chirone e, quando non ci può più vedere, Leo mi prende in braccio e mi bacia come se fosse la prima volta.

Solo Io e Te - Leo ValdezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora