Capitolo 2

2.6K 40 0
                                    

Harry era arrivato da poco al collegio, quella mattina il cielo di Londra era nuvoloso e l'aria umida, per questo i suoi capelli erano leggermente più mossi del solito. Aveva salutato distrattamente la direttrice, andandosi a sistemare nel suo nuovo ufficio. Era da un paio di giorni che lavorava in quel posto e aveva ormai conosciuto la maggior parte dei ragazzi che si trovavano lì dentro, dai più problematici a quelli che soggiornavano lì perché abbandonati dalle famiglie o rimasti orfani. Aveva parlato con ragazzi di ogni fascia d'età, bambini, adolescenti e persino una donna di quasi trent'anni, ma c'era una paziente in particolare che era rimasta nella sua mente.

Annabelle Cox.

Gli occhi verdi e brillanti, i capelli biondi e lisci e le labbra armoniose e piene, non riusciva a far scomparire l'immagine del suo volto dai suoi pensieri. L'aveva incontrata due giorni prima, quando era entrata nel suo studio con un completino nero che metteva in risalto la sua figura slanciata, ma piccola e che la faceva risultare dolce e innocente. L'aveva vista poi, mentre analizzava attentamente ogni minima parte del suo corpo, ma del resto non poteva fargliene una colpa, perché lui aveva fatto lo stesso. Quando l'aveva sentita parlare poi, mentre rispondeva alla domanda che aveva posto a tutti i ragazzi prima e dopo di lei 'Qual è il motivo per cui sei qui?', si era subito accorto che la sua voce si adattava perfettamente a lei, soave e gentile.
Aveva trovato assurda poi la risposta, tanto che aveva passato l'intero pomeriggio a leggere carte che la riguardavano, solo per capire se ciò che lei gli aveva riferito fosse vero. Com'era possibile che i suoi genitori l'avessero chiusa in quel posto solo perché lei faceva pensieri riguardanti al sesso e agiva poi riguardo a quello? Questo gli era impossibile comprenderlo, ma pensò fin da subito che ci dovesse essere di più sotto e infatti era così. Non fu difficile scoprire che il padre di Annabelle, Albert Cox, fosse un pastore e che la moglie, religiosa quanto severa, non fosse d'accordo con tutto ciò che riguardava rapporti o atti poco 'puri' ; così aveva scritto sul modulo che riportava le spiegazioni dell'abbandono. Era piuttosto plausibile quindi che Annabelle fosse stata allontanata da loro, ma ancora non riusciva a capire come questo potesse accadere. Per questo dunque, quando quel pomeriggio la piccola Annabelle si presentò nel suo ufficio, con un vestitino bianco che lasciava scoperte le gambe, cercò di capire meglio la situazione.

"Allora Annabelle, come ti senti oggi?" Le chiese, mostrandole un sorriso cordiale.

"Bene." Si limitò lei a rispondere, accavallando le gambe sulla poltrona.

"Solo bene? Non c'è niente che vorresti dirmi?" Cercò di farla continuare.

"Sono un po' stanca, non ho dormito molto questa notte." Ammise lei, notando che gli anelli che lui indossava quel giorno erano diversi da quelli dell'altra volta.

"Come mai? C'era qualcuno che ti disturbava?" Chiese, sfilando velocemente l'anello che indossava all'indice per poi rimetterlo al suo posto.

La ragazza lo osservò mentre ripeteva quel gesto un altro paio di volte, guardando la pietra blu fare avanti e indietro lungo il suo dito, veloce.

"No, affatto." Rispose distrattamente, cercando di reprimere l'istinto di alzarsi e avvicinarsi a lui.

"E allora qual era il motivo per cui non riuscivi a dormire?" La voce del dottor Styles arrivava ovattata alle sue orecchie, non chiara come al solito.

"Pensavo." Harry fermò momentaneamente quello strano tic, rimettendo l'anello al suo posto e portando entrambe le mani a posarsi sulle cosce coperte dai jeans neri e leggermente strappati sulle ginocchia.

"A cosa esattamente?" Domandò curioso, rivolgendole la sua totale attenzione.

"A quello che sto pensando ora, in realtà." Borbottò lei, lo sguardo ancora fisso sulle sue mani.

Come As You Are // Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora