21. Lavinia ♀ La tomba

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I campi da tennis si trovano ai margini del campus, riparati dietro un'alta siepe di bisso. Mentre la costeggio odo il rumore dei colpi sulle racchette e delle palline che rimbalzano sul terreno. Nel mettervi piede, però, scopro che non c'è traccia di Chris da nessuna parte. Mi avvicino a una coppia di giocatori e approfittando di una pausa nel gioco chiedo loro se l'hanno visto. «Era qui fino a poco fa, sarà andato a fare la doccia. Da quella parte.» risponde uno dei due. Li ringrazio e mi avvio nella direzione indicata. La club house è deserta, perciò mi guardo intorno per individuare l'ingresso degli spogliatoi. Svolto l'angolo e lo vedo: Christofer è in piedi a un passo dalla porta e stringe tra le braccia la professoressa Tiziana Ilardi.

Resto impietrita, incapace di muovere un passo fosse anche solo per nascondere la mia presenza, quando i due si staccano. Le ginocchia si piegano e prima che possano scorgermi mi fiondo dietro a un muretto. Sollevo il capo oltre il bordo e osservo con occhi sgranati il volto della professoressa rigato di lacrime – lacrime? La Ilardi?! – mentre le sue mani accarezzano ripetutamente il viso di Christofer. Quando lui volta il capo per baciarle il palmo, distolgo lo sguardo e mi allontano in fretta, il più silenziosamente possibile.

«Ehi, lo hai trovato?» i due giocatori provano a richiamare la mia attenzione, ma mi limito a scuotere il capo e allungare il passo. Sento le gambe rigide mentre mi lascio alle spalle il campo da tennis, senza badare alla direzione intrapresa.

Christofer e la professoressa Ilardi. Sono sconvolta, anche se non ho alcun diritto di esserlo. Io stessa sento una forte attrazione nei confronti di un insegnante, quindi chi sono per giudicare? Eppure, non posso fare a meno di provare disgusto e una punta di collera, mentre penso che quella donna ha baciato Alexis solo un paio di giorni fa e ora, senza alcun pudore, si getta tra le braccia di uno dei suoi studenti. Che razza di persona è? E Chris cosa prova per lei? Sembravano entrambi così coinvolti poco fa... ma allora perché mi ha chiesto di uscire?

Domande su domande mi vorticano in testa ma non sono in grado di trovare delle risposte.

Il viale d'asfalto si interrompe bruscamente davanti a me, sostituito da un compatto muro di alberi. Sono sul limitare del bosco, lo stesso in cui mi sono persa e dal quale Alexis mi ha tirata fuori solo una settimana fa. Di giorno non sembra affatto un luogo minaccioso, anzi, tutt'altro. Gli uccelli cinguettano sui rami e il sole gioca tra le fronde creando spettacolari effetti di luce.

Individuo un sentiero in mezzo ai tronchi e seguendo un impulso improvviso decido di percorrerlo. Respiro a pieni polmoni il profumo di pini e resina che su di me ha un effetto calmante. Nel bosco l'aria è più umida e la fitta vegetazione crea ampi coni d'ombra.

Per evitare di perdermi seguo scrupolosamente il sentiero, prestando attenzione a tutti i rumori che mi circondano, quando colgo distintamente le note di un violoncello. Credo di avere le allucinazioni, perciò rimango in ascolto, ma la musica non svanisce, anzi, aumenta di intensità. Ne vengo attratta inesorabilmente e senza neanche accorgermene abbandono il sentiero. I miei piedi si muovono da soli. Guidati dalla melodia, aggirano cespugli e scavalcano tronchi caduti, finché davanti ai miei occhi si staglia l'ingresso di una caverna. La roccia tutt'intorno è ricoperta di muschio e rampicanti che nascondono quasi del tutto l'apertura. Qui la musica è più forte, perciò decido di entrare a dare un'occhiata. Ho un solo istante di esitazione quando penso che nessuno sa dove sono e se dovesse accadermi qualcosa non saprebbero nemmeno da che parte cominciare a cercarmi, poi però la curiosità prende il sopravvento: scosto il mantello di edera, muovo un passo all'interno e mi blocco. Sono sul primo gradino di una scalinata che scende dritta nell'oscurità più impenetrabile.

Una folata d'aria fredda proveniente dal basso mi trapassa, sollevandomi ciocche di capelli e gelando il sudore sulla mia pelle. Il violoncello continua a suonare e riconosco le note della suite n. 1 di Bach. La memoria traditrice mi riporta indietro nel tempo, ai dischi in vinile di mio padre e al vecchio grammofono, ereditato dal nonno, che la domenica, quando lui era a casa, suonava ininterrottamente. Allontano ricordi che pungono come spine e sto attenta a non scivolare mentre scendo un gradino dopo l'altro, lentamente, lasciando che i miei occhi si abituino al buio che regna incontrastato qui sotto. La discesa si fa sempre più ripida e sembra non finire mai, ma proprio quando sono sul punto di gettare la spugna e tornare indietro supero l'ultimo scalino. Mi trovo in un ambiente rettangolare, poco più grande della stanza che occupo qui all'università, da cui si dipartono tre corridoi. L'eco che c'è qui sotto non mi consente di comprendere da quale direzione provenga la musica, perciò seguo l'istinto e imbocco il corridoio dinanzi a me. Scorgo una luce in fondo al tunnel che, anche se fioca, mi trasmette conforto. Spero che non ci siano scarafaggi, perché li detesto. Posso sopportare topi e serpenti, ma gli scarafaggi proprio no! Non odo alcun rumore che segnali la presenza di qualche animale, ma potrebbero essere coperti dal suono dello strumento. La temperatura si è alzata e sento la maglia incollata alla schiena. Sbuffo, scostandomi dal viso una ciocca appiccicosa, e in un istante di lucidità comincio a dubitare che sia stata una buona idea scendere quaggiù.

Accidenti, Lavinia, sei proprio una fifona! Se c'è un violoncello significa che qualcuno lo sta suonando, no? Magari scopri addirittura che questi corridoi sono collegati con qualche edificio dell'università!

Mi faccio coraggio e proseguo finché la luce non diviene più intensa e così anche la musica. Sono certa che il mio cammino sia giunto al termine quando il corridoio compie una brusca deviazione sulla destra. Svolto l'angolo, pronta a complimentarmi con l'esecutore, ma di colpo la musica si interrompe. La sala in cui sono appena entrata è grande quanto un campo da tennis e completamente vuota, fatta eccezione per una grossa cassa di pietra, posizionata nel mezzo. Una lama di luce penetra dal soffitto e la illumina, consentendomi di comprendere la sua vera natura.

Un sarcofago.

Osservo le pareti ricoperte di segni, le nicchie in cui sono riposti i beni materiali del defunto e realizzo che sono finita in una tomba. Se la scoperta da un lato mi inquieta, dall'altro mi esalta l'idea di essere la prima a mettere piede qui dentro da chissà quanti anni. Se si trattasse di un ritrovamento importante, la Rai potrebbe mandare qualcuno a intervistarmi, forse addirittura Alberto Angela!

Spengo il canale dei sogni a occhi aperti e sintonizzo la mia attenzione sul grosso sarcofago. Ci sono delle incisioni sulla superficie. Non sembrano scritte in latino, potrebbe essere etrusco, ma non ne sono certa. Giro attorno al sarcofago e mi accorgo che c'è un simbolo ricorrente su tutti e quattro i lati: rappresenta un serpente attorcigliato a un triangolo, o forse una piramide, che stringe qualcosa tra i denti. Ha un'aria vagamente familiare e mi sto sforzando di ricordare dove l'ho visto, quando sento l'aria muoversi attraverso i tunnel e odo distintamente un fruscio.

Cos'è stato? C'è qualcuno?  Non faccio in tempo a dar voce ai miei pensieri che un'ombra invade la stanza, risucchiando quel poco di luce che la permeava. Un pungente odore di zolfo si spande nell'aria e mi costringe a tossire.

Sono invasa dal terrore e mi muovo a tentoni in cerca dell'uscita, ma nel buio inciampo in un ostacolo che fino a poco fa non c'era e cado, battendo la testa. Le tenebre si addensano sopra di me, lanciando un verso stridulo che non ha nulla di umano. È l'ultima cosa che sento prima di perdere definitivamente conoscenza.


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Spazio autrice:

Ci risiamo, Lavinia si è cacciata di nuovo nei guai! Cosa accadrà ora?

Per chi fosse curioso di sapere che faccia ha Christofer, ecco, io me lo immagino così. Mica male, eh? Vediamo se qualcuno mi sa dire a chi appartiene questo bel visino!

 Mica male, eh? Vediamo se qualcuno mi sa dire a chi appartiene questo bel visino!

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