99. Lavinia ♀ Aura

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Le tombe intorno a me parlano di tristezza e dolore, perdita e solitudine. Degli uomini e delle donne sepolti secoli fa non è rimasto nulla, solo mucchi di pietre ed effigi corrose dal tempo.

Come loro, anche io ho vissuto e sono morta, eppure adesso sono qui. Dentro di me, nascosta dietro una lastra di vetro così sottile che ci si può vedere attraverso, Sofia attendeva che la trovassi, che mi ricordassi di lei e di ciò che è stato.

«Manca poco» Anna Laura mi rivolge la parola, strappandomi ai miei pensieri. «A breve saremo fuori di qui.» La donna procede spedita e tiene alta la torcia, illuminando il cammino. La galleria che stiamo percorrendo si arrampica pigramente verso la superficie, in un'infinita serie di svolte e tornanti. Mi sembra trascorsa un'eternità da quando abbiamo lasciato la grotta, ho il fiato corto e i muscoli indolenziti invocano una sosta.

Il mio stomaco brontola, ricordandomi che non mangio da più di dodici ore. Anna Laura se ne accorge e senza rallentare infila una mano nella borsa che porta a tracolla e tira fuori un pacchetto di caramelle. «Non ho altro, mi dispiace» dice porgendomelo. La ringrazio e me ne ficco in bocca una manciata, gustandone il sapore dolce e zuccherino come fosse un banchetto.

A ogni passo mi guardo alle spalle, sperando di veder comparire Alexis, ma non c'è traccia di lui. Continuo a pensare a ciò che accaduto in quella grotta, alla stalattite che è venuta giù dal soffitto e a lui che ne ha deviato la traiettoria con con un braccio, senza nemmeno sfiorarla.

La verità che sta dietro a quel gesto mi spaventa. L'uomo a cui ho affidato il mio cuore, forse non è un uomo. Sembra assurdo, ma anche dopo aver visto con i miei occhi streghe, licantropi e altri esseri soprannaturali, non riesco a credere che Alexis sia uno di loro. E anche se avrei dovuto capirlo - i segni c'erano tutti - il fatto che mi abbia nascosto una cosa del genere, nonostante l'intimità che abbiamo condiviso, mi ferisce, perché significa che non si è mai fidato di me.

Rabbrividisco e mi stringo nella giacca che reca ancora tracce del suo odore. Lo aspiro e mi illudo che lui sia qui, accanto a me. Le sue ultime parole mi hanno lasciato addosso una brutta sensazione. Ha promesso di raggiungermi, mi ripeto, e Alexis non è mai venuto meno alla parola data.

All'ennesima svolta, il tunnel si restringe, obbligandoci a procedere in fila indiana. Disturbati dal nostro passaggio, pipistrelli si staccano dal soffitto, emettendo versi di disappunto. Soffoco un grido e mi copro la testa con le braccia, mentre le creature sfrecciano sopra di noi. Impassibile, Anna Laura li osserva allontanarsi nella stessa direzione da noi intrapresa e mi incita ad aumentare il passo.

L'aria fredda sul viso annuncia che siamo vicine a un'apertura. Quando finalmente scorgo le chiome degli alberi, rischiarate dalla pallida luce lunare, il sollievo mi travolge come un'onda. Desidero allontanarmi da questo posto il più in fretta possibile, ma non sarò tranquilla finché non avrò visto Alexis. Soltanto allora potrò rilassarmi.

Restano da coprire appena un centinaio di metri, quando una tremenda deflagrazione fa tremare il pavimento. Perdo l'equilibrio e mi aggrappo alla parete per restare in piedi. Anna Laura mi afferra per un braccio. «Corri!» Grida, trascinandomi verso l'uscita, mentre dal soffitto iniziano a piovere sassi. Ci fiondiamo attraverso l'apertura un istante prima che la volta della galleria crolli del tutto.

Senza la mano di Anna Laura a sorreggermi, mi lascio cadere sul terreno, incurante del fango che imbratta i jeans, lo sguardo fisso sul punto in cui la frana ha occluso il passaggio.

Ce lo siamo lasciate dietro per un soffio. Solo un secondo di ritardo e saremmo rimaste schiacciate. Inspiro a fondo e l'aria fredda che mi riempie i polmoni attenua, almeno in parte, lo shock.

Anna Laura è accanto a me, pallida in volto, gli occhi fissi sulla caverna ora murata. Quando la terra smette di tremare, mi posa una mano sulla spalla e con l'altra indica una direzione. «La mia auto è dietro quegli alberi. Su, andiamo». Dopo qualche passo si accorge che non la seguo e si blocca. «Lavinia? Che hai? Sei ferita?»

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