16. Lavinia ♀ Nella testa e sulla pelle

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Stanotte non sono riuscita a dormire e quando suona la sveglia mi trova già in piedi. Ignoro le lamentele di Adriana e resto a lungo sotto la doccia, ma il getto caldo sulla pelle non basta a placare i miei nervi. Continuo a pensare al Professor Gerace, alle sue mani sul mio corpo e ai baci roventi così in contrasto con il tono gelido con cui mi ha congedata.

Non riesco a decifrare il suo comportamento: mi ha baciata come se non potesse farne a meno, come se io fossi l'acqua e lui stesse morendo di sete, poi però mi ha respinta e umiliata, cercando di convincermi che fosse stato soltanto un errore.

E magari è proprio così. Lui è un professore, tu una studentessa: nessun rapporto diverso da questo è accettabile tra voi, perciò dovresti essergli grata per essersi comportato da adulto e aver messo fine a una follia che avrebbe potuto costare cara a entrambi.

La mia coscienza, come al solito, mi riporta alla ragione, ma dentro di me, da qualche parte tra il cuore e lo stomaco, dimora un animale selvaggio che i baci del professore hanno risvegliato e che si rifiuta di tornare a dormire. Finché continuerà ad agitarsi non avrò pace e il dolore che mi pungola ogni volta che ripenso al modo in cui mi sono sentita mentre ero insieme a lui non accenna a diminuire.

Passo una mano sulla superficie dello specchio sopra il lavabo, appannata dal vapore, svelando a poco a poco la mia immagine. Quel che vedo mi spaventa: ho il viso pallido e tirato, solcato da tremende occhiaie, al punto che stento quasi a riconoscermi.

Uso il correttore che mi ha lasciato Melanie e anche se non sono brava quanto lei il risultato è che sembro un po' meno uno zombie. Adriana continua a tempestare di pugni la porta del bagno e ne ho abbastanza, perciò esco.

«Era ora finalmente! Per colpa tua farò tardi a lezione!» sbotta superandomi e chiudendo la porta a chiave.

Mi libero dell'asciugamano e mi vesto. Recupero lo zaino e con grande sollievo constato che i documenti ci sono tutti e il cellulare pure (non temo violazioni perché è munito di password), infilo dentro i quaderni e mi avvio verso l'aula di sociologia.

Sono in anticipo, perciò mi sistemo nel solito banco e sfoglio gli appunti presi durante l'ultima lezione, in attesa di veder apparire Mel e Chris. Ho letto appena due righe quando la mia mente torna a soffermarsi su di lui. Alexis Gerace, un uomo tanto bello quanto misterioso, e con le labbra più sexy che abbia mai visto. O baciato se è per questo. Scuoto il capo, preoccupata. Sto sviluppando una vera e propria ossessione e questo non va affatto bene. Sono qui per costruirmi un futuro, perciò dovrei concentrarmi sugli studi e lasciar perdere tutto il resto. Provare una insana attrazione per uno qualsiasi dei miei professori può causarmi soltanto dei problemi.

Peccato che lui non sia un professore qualunque e che quello che sento vada ben oltre la semplice attrazione fisica... No, no, no! Lavinia smettila! Non te ne libererai mai se continui così!

Sono tentata di sbattere la testa contro il banco, quando la mia attenzione viene attratta da un movimento furtivo verso la porta d'ingresso e riconosco l'inconfondibile chioma rossa della professoressa Ilardi. Si guarda intorno entrando, seguita da un uomo alto, che indossa un completo blu navy. La vista delle spalle larghe a cui mi sono aggrappata e dei capelli scuri nei quali ho affondato le dita mi procura un brivido. È certamente un'allucinazione, ma nonostante la distanza che c'è tra noi mi sembra quasi di sentirne il profumo. A parte me, l'aula è deserta a quest'ora, perché tutti i miei compagni sono ancora in mensa (io non avevo appetito perciò ho saltato la colazione),  e mi rendo conto che le luci basse mi rendono pressoché invisibile, perché la professoressa Ilardi si volta e si getta letteralmente tra le braccia del professor Gerace. Raggelata, osservo le sue mani – le stesse che ieri mi accarezzavano con tanta dolcezza – affondare nei capelli di lei, mentre le sue labbra – oh quelle labbra! – la baciano con ardente passione.

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