74. Lavinia ♀ Gelosia

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Come un faro acceso all'improvviso, la luce esplode attorno a me, accecandomi. Con la delicatezza di un amante, accarezza la mia pelle, infondendomi un senso di benessere. Un piacevole tepore mi invade, scacciando via il freddo.

Vorrei restare così per sempre, cullata in questo abbraccio fulgido e confortevole, ma la luminosità si attenua fino a scomparire, come un sole che tramonta nel mare, lasciando dietro di sé soltanto un chiarore soffuso.

I miei occhi si aprono e mi ritrovo a fissare un soffitto di travi di legno.

Sbatto le palpebre, ma la visione non svanisce, anzi, si arricchisce di particolari. Sono distesa in un letto soffice, sepolta sotto strati di coperte. La luce tenue di un abat-jour illumina una carta da parati color lavanda e una copia del Bacio di Klimt, appesa alla parete.

«Dove mi trovo?» Ho la voce talmente roca che stento quasi a riconoscerla. Provo a mettermi seduta, ma il mio gesto viene interrotto da un paio di mani che, gentilmente ma con fermezza, mi spingono di nuovo sui cuscini. «Non avere fretta. Resta sdraiata ancora per qualche minuto.»

Un volto bello e affascinante entra nel mio campo visivo e nel riconoscerlo sussulto. «Dottore!»

«Ciao Lavinia, come ti senti?» Senza attendere una risposta, mi posa una mano sulle tempie e assume un'espressione concentrata. Forse ho le allucinazioni, ma mi è parso di scorgere un bagliore sul palmo. Dopo appena un istante, la ruga sulla sua fronte svanisce e le labbra si aprono in un sorriso rassicurante. «Tutti i parametri sono a posto, sembra che ti sia ripresa perfettamente».

Non so se sia davvero un medico, eppure gli credo: c'è qualcosa in lui che infonde fiducia.

Mi sollevo con cautela e mi guardo attorno, ma pare non ci sia nessuno nella stanza, a parte noi. «Dove ci troviamo? E dove sono Alexis e Christofer? Stanno bene, vero?»

Il dottore prende una caraffa d'acqua dal comodino. Mentre osservo il liquido riempire il bicchiere, mi rendo conto che sto morendo di sete. «Siamo nell'alloggio di Tiziana Ilardi, all'Università. Il tuo amico mezzo lupo è svenuto e se siamo fortunati resterà così fino all'alba. Questa casa possiede una cantina e ora è chiuso a chiave lì dentro, al sicuro dietro sbarre d'argento.» Si avvicina al letto e mi invita a bere prima di proseguire: «Alexis è stato qui fino a poco fa e ora è al piano di sotto. Il suo braccio è messo male: Tiziana glielo sta ricucendo proprio in questo momento».

«Vuol dire che è ferito?» La mia voce risuona di una nota di panico e per poco non mi lascio sfuggire il bicchiere, che il dottore si affretta a riprendere. «Non nutro una gran simpatia per lui, ma devo ammettere che il suo intervento è stato provvidenziale e ha impedito a Christofer di far fuori Thyana». Sottovoce, quasi tra sè, aggiunge: «Anche se dubito che fosse a conoscenza della sua identità, o avrebbe volentieri lasciato che la uccidesse.» Scrolla il capo e fa una smorfia. Le sue iridi - di una sfumatura incredibile, a metà tra il verde e l'azzurro - spiccano sulla carnagione abbronzata e quando torna a guardarmi sono attraversate da un lampo. «Per quanto ne so, tu eri lì, non ricordi niente?»

Frugo nella memoria, provando a ricostruire le ultime ore. «Thyana? Ti riferisci all'arciere?»

«Esatto.»

Immagini di quei due, impegnati in un feroce corpo a corpo, mi affiorano alla mente. Alexis ha distratto il lupo, gli è saltato al collo e ha stretto fino a fargli perdere i sensi, mentre gli artigli della bestia gli laceravano la pelle insieme ai vestiti.

Impallidisco e mi porto una mano alle labbra. «Oh no! Alexis! Devo andare da lui, subito!»

«Calmati e fai un bel respiro.» Rabbrividisco e mi concentro sulla voce del dottore. «I tuoi amici sono salvi, puoi stare tranquilla, d'accordo?»

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