Probabilmente io

Insonnia.

Sono le 4:04 del mattino.
Un cane in strada sta abbaiando, forse contro un gatto che gli ha rubato il posto dove dormire.
Intanto io che sono nel mio letto, nella mia stanza, a casa mia non dormo.
Ho paura di poter fare di nuovo lo stesso incubo che si presenta ogni notte alla porta dei miei sogni.

Ma perché le mie amiche sognano solo cose meravigliose ed io, invece, sono costretta a svegliarmi di soprassalto di notte facendo spaventare mia madre?

È vero, è solo fantasia: immagini che scorrono veloci fino a creare una specie di pellicola cinematografica che ogni notte viene riprodotta in automatico nel vuoto dei miei pensieri da adolescente.
Incubi su un amore perduto o ancora non conquistato, ma che si ha paura di affrontare.

Mentre io mi avvicino a te, tu ti allontani..e così via all'infinito, fin quando non cado in un burrone simile alla tana del coniglio bianco di Alice.
Un bivio innanzi a me: se vado a destra mi troverò in casa; se vado a sinistra non si sa.
Corro verso casa.
Ricomincio da capo e cado ancora.

Stavolta mi sveglio.

Di corsa dei passi si recano verso di me.
È lei.

Mia madre lavora sodo per la famiglia.
Si fa in quattro per farci vivere bene.
Si alza alle 7 del mattino per poi tornare alle 3 di notte a casa, quando il servizio nella cucina del ristorante finisce del tutto.

Stanca, mi abbraccia.
«Era solo un brutto sogno.»

Lei non usa mai la parola "incubo", al contrario di come faccio io.
Lei sa cos'è un vero incubo; perdersi e trovarsi di fronte ad un vero bivio che ti pone due scelte: andare avanti o restare in bilico tra dolore e malinconia.
Lei scelse di vivere.
Lei sa vivere davvero.
Lei fa vivere.

Probabilmente, a lei devo tutto.
'Chè con un abbraccio cancella il male.
'Chè con un sorriso elimina le mie insicurezze.

Probabilmente ogni ferita è per davvero solo un brutto sogno.