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Mi sveglio bruscamente, sono tutta sudata e credo di aver fatto un incubo.
Mi alzo svogliatamente dal letto, controllo l'ora sul mio cellulare, sono le 7:48 e già che ci penso oggi devo finire di sistemare i libri e devo anche cercare delle informazioni sulla nuova scuola, ma prima voglio fare una doccia.

Prendo l'intimo, la tuta dall'armadio e li metto sul letto. Mi chiudo in bagno ed apro l'acqua della doccia. Mentre aspetto che si riscaldi, tolgo la maglia che ormai userò come pigiama e l'intimo che avevo addosso da ieri, ed infilo una mano sotto il getto dell'acqua per vedere se ha raggiunto la temperatura giusta.
Apro la porta scorrevole della doccia e mi infilo immediatamente, ho i brividi per il freddo, infondo siamo a frebbraio. Prendo lo shampoo ed inizio a massaggiare i capelli; chiudo gli occhi, appena sciacquo i capelli, per non far entrare il sapone negli occhi. Mi lavo il corpo con il bagno-schiuma ed esco dalla doccia, avvolgo il mio esile corpo nell'asciugamano e ritorno in camera.

Prendo i vestiti dal letto e volocemente li indosso, mi avvicino alla finestra per vedere com'è il tempo fuori. Effettivamente non è nemmeno una brutta giornata per essere in questo mese dell'anno. Oggi avevo voglia di uscire dopo aver finito le cose programmate ieri sera, ma prima decido di andare a fare colazione.
Scendo in cucina, i miei genitori stanno ancora dormendo, prendo dalla vetrina una tazza e successivamente la teiera dal mobile accanto alla vetrina. Metto l'acqua a riscaldare e mentre aspetto prendo una bustina per il thè e la metto nella tazza, poi verso l'acqua all'interno.
Dal mobile prendo anche una brioche, che mangio di fretta, per poi passare al thè che bevo anch'esso di fretta affogandomi come minimo cinque volte.

Salgo di sopra ed inizio a sistemare i libri, voglio che siano perfettamente ordinati perchè sinceramente ci tengo molto.
Mentre li posiziono sulla mensola noto un vecchio libro, probabilmente regalato dalla mia nonna materna, Marie. Aveva questa specie di mania, sin da quando ero piccola, di regalarmi libri antichi. Diceva che mi sarebbero tornati utili un giorno quando sarei diventata più grande, lo guardo attentamente: il titolo è stranissimo, 'Alarm', tradotto sarebbe 'Allarme'. La copertina è di un rosso sgargiante ed il titolo è in rilievo.
Parlerà di qualche campo di sterminio del '43, ne sono quasi sicura. Era appassionata di storia, tanto che negli anni '70 faceva la maestra alle scuole elementari.
Poso il libro nascondendolo il più possibile, non voglio che mi prendano per pazza, ma comunque la nonna ha sempre avuto ragione. Se quel libro me l'ha dato ci sarà un motivo specifico, me lo sento.

Finisco di posare l'ultimo libro e mi siedo sul letto, sorrido soddisfatta guardando la mensola. Ho fatto davvero un buon lavoro.
Decido di scendere sotto per dare il buongiorno ai miei genitori, dovrebbero essersi svegliati, sono le 8:56.

"Buongiorno!" Esclamo appena entro in cucina, trovo mia madre intenta a preparare il caffè e mio padre a leggere il giornale quotidiano. Appena si accorgono di me, alzano la testa e mi rivolgono entrambi un sorriso. "Giorno Alaska." Dicono all'unisono, il tono con cui l'hanno detto mi fa sorridere.

"Vuoi favorire?" Chiede mia madre indicando il tavolo, dove solo ora noto dei pancakes con sopra il cioccolato e del succo di frutta. "No, grazie." Rifiuto gentilmente.
"Ho fatto colazione poco fa, quindi per ora non mi va niente." Le spiego vedendo che il suo sguardo era diventato cupo. "Va bene! Oggi che avevi intenzione di fare?" Mi chiede, ora sembra molto più sollevata. "Avevo intenzione di cercare qualche informazione in più sulla scuola e poi volevo andare a fare un giro al parco quì vicino, al Crescent Park, tanto ho finito di sistemare tutto nella camera mia e di Scarlett e poi oggi è una giornata bellissima." Spero solo che non dicano di no, voglio solo visitare un po' la città, anche perchè è la prima volta che vengo quì a Bywater; prima abitavo in Mississippi a Winterville.

I miei annuiscono, anche se non molto convinti, ed io mi alzo dalla sedia saltellando. Salgo velocemente le scale e mi catapulto sul letto della mia stanza, munita di macbook. Inizio a cercare qualcosa sulla scuola, digito su google 'The New Orleans Center For Creative Arts' ed apro la prima pagina di wikipedia. Quì dice che oltre a danza e scrittura creativa, ci sono molte altre scelte, come le media arts dove puoi specializzarti in cinematografia e regia. Il design del teatro, le arti visive e la musica vocale.
Cerco qualcosa in specifico sulla mia scelta del percorso, ovvero danza. "Gli studenti studiano la storia della danza e subiscono una formazione intensiva di gruppo e individuale in balletto, moderno, jazz e tip tap, in preparazione per le carriere nella performance e nella coreografia di danza." Leggo ad alta voce. Sono così emozionata e non vedo l'ora di iniziare questa nuova scuola domani. E pensare che crescendo pensavo che il mio piccolo sogno non si potesse realizzare, ma ora mi trovo quì. Farò di tutto per coltivare la mia passione.

Guardo su google maps a quanto dista la scuola dalla via in cui vivo, digito il nome della scuola sulla ricerca e il nome della via 'Chartres street'. Dice che a piedi posso metterci un massimo di due minuti. "Wow!" Esclamo. Mio padre aveva davvero ragione, la scuola non è per niente lontana da casa nostra, non ho nemmeno bisogno dell'autobus.

Controllo l'orario, è quasi ora di scendere sotto per mangiare. Chiudo tutte le schede di ricerca sulla scuola ed apro Youtube, per guardare qualche video no sense di youtuber americani, giusto per passare il tempo mentre aspetto che la mamma mi chiami.
Passo una buona mezz'ora su quei video, finchè non sento una voce che mi chiama da sotto. "Alaska, è pronto il pranzo!" Urla mio padre per farsi sentire. Chiudo velocemente il PC e scendo sotto, sento subito il profumo degli spaghetti con il sugo e le polpette preparati da mia mamma. Mi siedo composta a tavola ed aspetto che si sieda anche mia madre per poter iniziare a mangiare.

"Hai fatto le tue ricerche?" Mia madre si siede al suo posto ridacchiando. "Certo." Le rispondo semplicemente ed inizio a mangiare la pasta. "Che percorso hai deciso di seguire?" Mi chiede mio padre fissandomi intensamente, con lui non avevo ancora parlato. Mi giro verso mia madre, che mi guarda con una strana luce negli occhi, forse perchè spera che dica danza. "Danza." Dico rivolgendo lo sguardo verso mio padre. "Me lo sentivo che avresti preso quella strada, dopo la chiacchierata di ieri ci speravo." Dice mamma battendo le mani come una bambina che ha appena ricevuto il regalo che più desiderava. "Io avrei detto più scrittura creativa, ma sono comunque felice che tu insegua le tue passioni." Dice mio padre per poi continuare a mangiare, ci sono rimasta un po' male. Speravo in una reazione diversa, ma non ci do molto peso.

Mi alzo dalla tavola seguita da mia madre ed iniziamo a sparecchiare. "Vai al parco, a lavare i piatti ci penso io, tranquilla." La ringrazio dandole un bacio sulla guancia e salgo di sopra per mettere le scarpette.
Prendo anche un piccolo zaino per mettere l'acqua ed una barretta e sfreccio fuori di casa salutando di fretta mia madre e mio padre. Mi avvio verso il parco a piedi, ed in dieci minuti sono lì.

Questo posto è pieno di gente! Cammino per un po', finchè non arrivo al footbridge, dove trovo una panchina e mi ci siedo per riposare le gambe. Mi giro verso dei bambini che giocano e corrono felici insieme ai loro genitori, senza accorgermene una lacrima mi riga il viso.
Mi alzo da quella panchina ed inizio a correre asciugandomi le numerose lacrime che ormai mi bagnano tutto il volto.
Sbadatamente vado a sbattere contro qualcuno e cado a terra, alzo lo sguardo per vedere chi è, e mi trovo davanti un ragazzo alto e moro. Incazzata mi alzo, poteva darmi una mano, che maleducato.

"Comunque sto bene, grazie." Dico in tono freddo e strafottente e me ne vado dandogli una spallata, ma sento una mano stringermi il polso, così mi volto ancora più incazzata. Me lo ritrovo a pochi centimetri dal viso e mi scruta attentamente; ho i suoi occhi blu intenso fissi nei miei, verde scuro.
Tiro indietro il braccio guardandolo male ed inizio a correre di nuovo lungo la strada per tornare a casa. Man mano rallento il passo e mi volto per controllare se quel ragazzo mi stia seguendo o meno, ma tiro un sospiro di sollievo quando non lo vedo più dietro di me.
Però che strano, come ha fatto ad andare via in così poco tempo?

Non gli do tanto peso e in poco tempo sono a casa, il cielo è già diventato buio e sono le otto. Non me ne ero resa conto. Entro in casa e vedo mia madre correre verso di me. "Ero in pensiero! Sei uscita quattro ore fa. Stai bene?" Parla velocemente, guardo lo schermo del mio cellulare e vedo le sue cinque chiamate perse. "Scusa mamma, ho perso la cognizione del tempo, comunque sto bene." Le rispondo per poi superarla con l'intenzione di andare di sopra. "Alaska, sei ferita!" Mi guardo il braccio ed effettivamente mi accorgo di aver un taglio, fortunatamente non molto profondo. "Già, devo essermelo fatto al parco, sono caduta, ma sto bene. Comunque, non ho fame, mi sono fermata in un pub ed ho preso un panino." Mento, per evitare altre domande. Mi si è chiuso lo stomaco per quello che è successo.

Salgo le scale di fretta ed entro nella mia camera, guardo il taglio che ho sul braccio e vado in bagno per sciacquarlo. Quando mi sono alzata da terra, al parco, non avevo nessuna ferita; avevo controllato bene.
Apro l'acqua del lavandino ed inizio a sciacquare la ferita, brucia tantissimo e mi gira la testa.

"Alaska, svegliati!"
Sento una voce femminile risuonarmi forte nelle orecchie, tanto da farmele tappare con le mani.
Quando inizio a vedere tutto buio corro a poggiarmi sul letto e crollo in un sonno profondo.

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