Tiro fuori la mano da sotto le coperte per prendere il cellulare e spegnere la sveglia, che non vuole proprio saperne di spegnersi da sola.
Mugolo qualcosa di incomprensibile e finalmente riesco a spegnerla.
Richiudo gli occhi per riposarmi un altro po', di sicuro è ancora presto, ma qualcuno bussa alla porta della stanza. Mi alzo svogliatamente e apro la porta."Ho portato la colazione!" Esclama un giovane ragazzo, per poi entrare insieme ad un carrellino con sopra un sacco, forse troppe, cose da mangiare.
I miei genitori si svegliano spaventati ed io rimango davanti la porta, pronta a mandarlo fuori. "Non abbiamo ordinato noi la colazione in camera, ci deve essere stato uno sbaglio." Dice mia madre sbadigliando e guardandolo interrogativa.
"Oh scusatemi, non era mia intenzione svegliarvi signori. Tolgo subito il disturbo, arrivederci." Lo vedo uscire a testa bassa ed immediatamente chiudo la porta.Mia madre controlla l'ora sul suo cellulare e si alza dal letto. "Quí sono sempre così invadenti?" Chiede con faccia confusa , riferendosi a quel povero ragazzo. Mi fa quasi tenerezza, se non fosse che mi ha svegliato del tutto, ed io che volevo dormire ancora un altro po'.
"Alaska, tesoro mio, io vado a prepararmi." Dice mia mamma sorridendomi, la guardo mentre annuisco con la testa e la vedo scomparire dietro la porta del bagno.
Mi siedo sul letto sbuffando, oggi incontrerò mia sorella Scarlett; che ansia.
Prendo il cellulare per controllare i messaggi, infatti ne trovo tre di Selene.
Da Selene:
"Buongiorno fiorellino."
"Come va?"
"Oggi è il grande giorno."
Sorrido a quei messaggi, abbiamo legato un sacco e le voglio troppo bene. Le rispondo subito dandole il buongiorno e dicendole che l'avrei chiamata non appena lei avrebbe finito le lezioni.Vedo mia madre uscire dal bagno e mio padre entrare subito dopo.
"Non appena tuo padre esce dal bagno vai a prepararti tu, io ti aspetto sotto." Dice dandomi un bacio sulla fronte. Le rispondo di si e vado verso la valigia per prendere dei vestiti comodi da mettere oggi. Prendo la spazzola, il dentifricio e lo spazzolino.Dopo cinque minuti mio padre esce dal bagno, io mi chiedo come faccia ad essere pronto in così poco tempo. "La mamma è di sotto, mi preparo e vi raggiungo." Lui annuisce ed esce dalla porta della camera.
Entro nella doccia, l'acqua calda che scende sul mio corpo mi fa subito rilassare i muscoli. È una sensazione stupenda. Prendo il bagnoschiuma e inizio a strofinarlo sulla mia pelle con la spugna, dopodiché esco avvolgendomi nell'asciugamano.
Raccolgo meglio i capelli, che ho deciso di non lavare poiché sono ancora puliti, ed inizio a vestirmi.Dopo essermi spazzolata i capelli ed aver lavato i denti, esco dalla stanza. Infilo il cellulare nella borsa e mi avvio verso l'ascensore, che si sta chiudendo lentamente; inizio a correre e infilo una mano per bloccarlo; la mia solita fortuna.
Entro lì dentro; c'è anche un ragazzo con me, ma sono troppo impegnata a regolarizzare il mio respiro per guardarlo. Premo il pulsante del piano terra e mentre le porte si chiudono mi sistemo i capelli che, ovviamente, mentre correvo si sono scompigliati tutti.Giro il volto sentendomi osservata ed incontro quegli occhi blu intenso così familiari ed indimenticabili, che mi scappa un sorriso. Chi sa cosa ci fa quí a Croydon. Lui sembra non avere nessuna emozione, come se fosse un robot, così abbasso immediatamente lo sguardo e sento le mie guance andare a fuoco. Fa un passo verso di me ma l'ascensore si ferma e le porte scorrevoli iniziano ad aprirsi, esco subito fuori seguita da lui, che però va nel verso opposto al mio. Muoio dalla curiosità di sapere cosa volesse da me.
Chiedo informazioni per trovare il ristorante dell'hotel alla receptionist, che sta dietro il bancone impegnata al computer.
Mi indica il punto dove andare ed entro nella grande sala, scruto attentamente ogni tavolo e riesco a trovare mia madre e mio padre intenti a mangiare i loro croissant. Mi siedo garbatamente sulla sedia in ferro battuto, prendo una brioche vuota ed inizio a mangiare.
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•{Alarm}•
Werewolf"Riesco a prendere la palla ed inizio a correre. A correre più che mai, verso la porta. Manca pochissimo; più o meno trenta secondi. Nella mia testa continuo a ripetermi 'ce la posso fare.' Tutti gridano ed esultano, tifano per me. Sono quasi davant...