5. My fake plastic love

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E in effetti diluvia. La cosa non mi stupisce minimamente. Vengo invaso da una sorda tristezza. Inutile darsi del coglione per l'ennesima volta; ormai me lo ripeto talmente spesso che sono parole che hanno perso ogni significato.

Nella mia testa, dove fino a stamattina c'era un affollamento di suoni e parole, adesso regna un silenzio totale e desolato.

E in questo silenzio spaventoso, il rombo assordante di una macchina sportiva mi perfora le orecchie. E' una Ferrari rossa fiammante e accosta proprio davanti a me, sbigottito e immobile. Ma è quando si abbassa il finestrino scuro che arriva il vero shock.

Una nuvola di vaporosi boccoli biondi. Labbra scarlatte e occhi azzurri orlati da lunghe ciglia chiare. Eterea e perfetta come una dea dell'Antica Grecia.

Debbie.

Che poi sarebbe la mia ex moglie.

Ebbene sì: Alex Caviezel, alla tenera età di venticinque anni, è già stato sposato ed è attualmente già divorziato.

Uno dei principali motivi per cui non posso permettermi uno schermo piatto gigante a casa mia.

Ah, già: ora non ho più nemmeno un posto da poter definire "casa mia".

Debbie mi guarda sconvolta, il viso bellissimo atteggiato a un'espressione di pena infinita. Non me la prendo, in fondo è vero: faccio pena.

- Alex - sussurra, arricciando leggermente quelle labbra da favola, - Che cosa ti è successo? -

Allargo le braccia con un sorriso stentato che probabilmente risulta inquietante.

- Salta su - dice, - Ti offro un caffè -.

Andiamo in un bar in centro, di quelli dove va la gente un po' meno disperata di me.

Le lampade sono ultramoderne e pendono dal soffitto fino ad arrivare a pochi centimetri dal tavolo, creando una luce fioca e soffusa. Ogni parete è ricoperta da specchi giganti. Mi vedo riflesso e mi spavento. Il contrasto tra me e Debbie è sempre stato forte, ma mai tanto quanto oggi.

Io sembro un barbone o un evaso da un manicomio. Lei invece è così pulita, così bionda, così top model. Così da urlo. E un posto del genere è il suo regno.

Mi accascio su un divanetto di pelle bianca e lei si siede di fronte a me, fingendo di non accorgersi degli sguardi di tutto il locale. Ancora mi chiedo perché Debbie non sia finita ad Hollywood. E' sempre stata una grande attrice.

Giusto per fare un esempio: mi ha tradito per mesi senza che io ne avessi il minimo sentore. Ha dovuto dirmelo lei, chiaro e tondo, per aprirmi gli occhi. E per piantarmi in asso, ovviamente. E non ha mai voluto dirmi chi fosse il fortunato che aveva distrutto il mio matrimonio.

"E' irrilevante che tu sappia chi è lui, Alex. La cosa importante è che lui c'è, e mi ha fatto capire che non ti amo più. Tutto qui, non c'è altro da dire...".

Beh. A due anni di distanza non è più tanto importante, in fondo.

- Alex? Mi stai ascoltando? - mi dice lei con la sua voce vellutata, sfiorandomi un braccio. E' come una scarica elettrica.

- Io... No, scusa, mi sono distratto. Cosa stavi dicendo? -

- Ti stavo chiedendo di spiegarmi come hai fatto a ridurti in questo stato -.

Sospiro. Arriva il mio caffè extra forte. Inizio a parlare. Le parlo dei litigi coi ragazzi, della fine dei We Love Thighs, delle droghe, del tostapane, del concerto a Piccadilly Circus, del pugno di Dawson e dei nuovi testi che ho scritto.

We Love Thighs! Una storia di rock, di losers e di cosceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora