4. They're the ones who'll spit at you, you will be the one screaming out

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Un' ora dopo siamo sul treno per Manchester. Nereide è sveglia e guarda il nero totale che scorre fuori dal finestrino. Ogni tanto fa una smorfia, presumo per la puzza di spazzatura che emano. Io sento che la tensione di un'intera giornata, anzi, di un intero mese, mi abbandona di colpo. Non ho più forze. Crollo addormentato.

Quando riapro gli occhi siamo a Manchester e Nereide mi sta chiedendo qualcosa. L'indirizzo di casa mia.

Ci arriviamo a piedi, inizia ad albeggiare. Poi lei mi blocca di colpo e fissa attonita la mia banalissima villetta inglese, vittima di qualunque atto di vandalismo, dallo spray nero ai vetri spaccati e le porte scassinate. E soprattutto, circondata da circa un centinaio di persone che si sono accampate nel mio modesto giardinetto e sul marciapiede.

- Ci hanno visti? - chiedo in un soffio. Nereide scuote la testa.

Lentamente indietreggiamo, inorriditi, fino ad uscire dal loro campo visivo.

- E adesso? -

- Andiamo all'Interzone. Lì ho un amico, mi darà una mano -

- Dovresti andare in ospedale -. Con un cenno della testa indica il tostapane. Il dolore sta incominciando a tornare. Le droghe non hanno più tanto effetto ormai.

-... Prima all'Interzone -

Sento che, in tutto questo, c'è un particolare che mi sfugge. Solo che non riesco a metterlo a fuoco. Ci incamminiamo.

La pornobimba sbadiglia. Sta camminando molti più chilometri del dovuto per causa mia. Difficile capire perché lo stia facendo. Di certo non per il mio sex appeal.

Arriviamo al locale che sono le sei del mattino. Sembra chiuso, ma io so che Dawson è lì. Busso più volte. Poi vedo una sagoma avvicinarsi ai vetri oscurati, la porta si apre, e mi arriva un pugno potentissimo dritto in faccia. Finisco disteso sul marciapiede, boccheggiando.

- Figlio di puttana che non sei altro, dove cazzo eri? Non te ne fregava proprio niente del tuo fottuto concerto? - mi sbraita addosso Dawson, isterico.

E' troppo per me. Non riesco a rialzarmi da terra.

E' troppo anche per Nereide, che esausta ed esasperata dice - Bene, vedo che hai trovato il tuo amico, adesso sei a posto. Ci vediamo in giro -. E prima che io riesca a gemere qualcosa di comprensibile è sparita. Sento sapore di sangue in bocca.

Merda. Il concerto. Il dettaglio che mi sfuggiva. Ecco.

Non mi sono presentato al mio concerto.

Dawson mi prende sotto le ascelle e mi solleva di peso.

- C'erano tutti i critici dei giornali più importanti. E tu che sei sparito due giorni fa. E stasera non c'eri. Sei rovinato. E sono rovinato anche io. Siamo fottuti - dice, sull'orlo delle lacrime.

Noto che ha le guance rigate di kajal. Se ne mette sempre un po' sotto gli occhi. Deve aver pianto già un bel po', da solo, nell'Interzone deserto. Sento una fitta al cuore.

- Dawson - balbetto, mortificato, - Mi dispiace. Davvero. Sono un deficiente totale. Guarda come sono ridotto -

Lui mi guarda. Per davvero. Maglietta puzzolente e appiccicosa di schifezze imprecisate, pantaloni stracciati, capelli sudici. Pupille dilatate, sangue su tutta la faccia. Una mano fusa in un tostapane.

Spalanca la bocca. Mi guarda con infinita compassione. Questo mi fa quasi più male degli insulti.

- Andiamo in ospedale - dice piano, mettendomi una mano sulla spalla.

Quando arriviamo a casa, è mattina inoltrata. La mia mano è_ più o meno_ salva, fasciata in ogni modo possibile e immaginabile. Certo, resterà un po' raggrinzita e ustionata, ma potrò suonare. Mi hanno anche dovuto raddrizzare il naso, dopo il pugno di Dawson, che ora mi guarda mortificato.

We Love Thighs! Una storia di rock, di losers e di cosceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora