Nel frattempo...

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  Quando Draco si trovò circondato da centinaia di anime pronte a dimostrare la loro ira per la sua intrusione, fu sicuro di morire.
Un pensiero di certo sciocco, visto che era già morto. Ma non esiste razionalità in un uomo pieno di paura e lui ne aveva, e tanta!
Si trovò ad essere trascinato per le braccia e per le gambe nel mezzo della piazza, dove, con un calcio sferratogli da chissà chi, fu costretto ad inginocchiarsi.
La testa bassa.
Il respiro ansante per aver tentato di ribellarsi.
- Anime di questa Città – Cominciò il guardiano, come se stesse per tenere un discorso – Ancora una volta siamo costretti a ricorrere alla nostra furia per liberarci da invasori indegni di calcare queste strade. Noi, che siamo stati confinati in questo luogo perché rei di esserci lasciati trascinare dall'ira nella nostra esistenza terrena, ora siamo costretti a vivere in eterno nel sentimento che tanto ci ha condizionato in vita, punendo chiunque tenti di raggirarci o provi ad invadere il nostro territorio.-
Il guardiano si fermò per far sì che le anime recepissero meglio il messaggio.
- Pochi istanti fa ho scoperto quest'uomo girovagare tra le nostre strade come se fosse uno di noi. Come se fosse minimamente degno anche solo di sporcarsi i piedi con la nostra polvere.-
Molti ghignarono a queste parole.
- E' ora che paghi per essersi introdotto in un luogo che non gli è proprio, per aver cercato di portare la sua anima più in là di dove fosse stata destinata.-
- Vi prego!- La voce di Draco era roca e ansante – Vi prego...io non lo sapevo! Non sapevo che non si potessero visitare altri luoghi. Non sapevo che bisognasse rimanere confinati in un unico posto.- Mentì spudoratamente, ma al momento gli parve la scelta migliore.
Il guardiano rise insieme al resto delle anime – E che importa se non lo sapevi? Ormai hai insudiciato le nostre vie con il tuo fetore da suicida, o credi che non avessi capito da dove venivi? Noi sappiamo tutto di quello che c'è dietro di noi, ma nulla di ciò che ci sia avanti. Ho riconosciuto subito il tuo odore, il bagliore del fuoco nei tuoi occhi. Molti prima di te hanno tentato di sfuggire al proprio destino rifugiandosi qui. Ma questa è la strada sbagliata e adesso scoprirai che cosa facciamo agli intrusi come te.-
- No, aspetta!- Urlò Draco in preda alla disperazione – Io non volevo sfuggire al mio destino, non volevo trovare un luogo migliore in cui stare, io voglio solo trovare mia moglie! Sono venuto qui per questo, vi prego, aiutatemi!-
La folla rise ancora per le sue parole. Sembrava che non si fossero mai divertiti tanto.
- Questa è una storia davvero affascinante.- Riprese il guardiano – Ma non penserai che io sia così sciocco da crederti, vero?-
- No, davvero...io...-
- Basta! Abbiamo parlato anche troppo!- Il guardiano fece un gesto ampio con la mano e improvvisamente tutte le anime si allontanarono, lasciando Draco al centro del loro cerchio perfetto.
Un uomo alto e imponente si avvicinò a lui, impugnando una mannaia.
- Vedi questa?- Disse mostrandogli l'ascia.
Era una domanda retorica, perché il guardiano non aspettò che Draco rispondesse. – Questa è l'arma della tua punizione. Non ti ucciderà di certo – Molti sghignazzarono – Ma appena essa toccherà il tuo corpo da traditore verrai catapultato in un luogo da cui è impossibile fuggire, un luogo che non permette nessuna redenzione. Il Regno di Lucifero!-
Draco non sapeva cosa volevano dire quelle parole, ma non gli importava.
I Dissennatori invisibili che aleggiavano in quella città maledetta gli toglievano ogni speranza, ogni bagliore di riuscita.
Si sentiva debole, scoraggiato, disperato.
Mai in vita sua era stato un vile, uno che si tira indietro, ma ora, ora non vedeva l'ora che finisse, perché la speranza di trovare Hermione era più piccola di una scintilla e lui non vedeva in che modo avrebbe potuto tirarsi fuori da quella situazione.
Non poteva essere peggio di così!
Infelice.
Senza speranza.
Avvilito.
L'ombra di quanto era stato in vita.
Forse era quel luogo maledetto a farlo sentire in quel modo, ma ci credeva sempre di meno.
Lui ERA così, non sarebbe cambiato.
Qualcuno gli strattonò i capelli, obbligandolo a gettare indietro la testa.
Le ciocche più corte gli ricadevano davanti agli occhi sofferenti, ma anche in quel modo poteva vedere lo splendido Monte di fronte a sé.
Che strano, non l'aveva notato prima.
Si ricordò immediatamente di un altro monte, di un'altra vita.
Una vita con Hermione. Una vita felice.
Quando arrivava la primavera avevano sempre l'abitudine di recarsi fuori città, su un altopiano non molto distante.
Passavano lì la giornata e, quando avevano finito di mangiare le leccornie preparate da lei, facevano l'amore tra le primule e le violette.
Ma a volte saltavano a piè pari la prima parte per gustarsi il dolce dessert.
Lacrime amare gli pungevano gli occhi e lui le fece uscire dolorosamente.
Ma un'anima può piangere?
Evidentemente si.
Era stato così superbo da credere che sarebbe stato facile, che l'avrebbe trovata subito per poi stare con lei per sempre. Ma evidentemente si era sbagliato ed era destinato ad un'esistenza ben peggiore della vita senza di lei.
Sentì l'uomo allontanarsi di qualche passo dietro di lui.
Lo sentì mentre sollevava l'arma che si sarebbe abbattuta sul suo collo.
Fissò il monte.
Almeno sarebbe scomparso con un ultimo ricordo felice.
Chiuse gli occhi, aspettando il contatto della lama con il suo corpo.
Sentì il frusciò dell'aria spostata dietro di lui e seppe che stava per accadere. Ma qualcosa di strano e imprevisto fece fermare il boia e l'arma che aveva in mano.
Draco spalancò gli occhi di scatto, mentre le anime intorno si giravano tutte nella stessa direzione.
Un urlo.
Un urlo aveva fatto fermare tutti.
Un urlo straziante e disperato.
Draco fissò il monte con una speranza e un vigore che non sentiva da molto tempo.
Distinse una figura eretta su una roccia.
Era una donna.
Il vestito turchese leggero le ondeggiava attorno al corpo.
I capelli castani lunghi e mossi erano scompigliati da un leggero venticello.
Il suo cuore ormai freddo e calmo ebbe un sussulto.
Ancor prima di vederla l'aveva riconosciuta.
La sua voce non avrebbe mai potuto dimenticarla.
Hermione!
Sorrise.
Lei era lì, l'aveva visto, l'aveva salvato.
E ora niente e nessuno avrebbe potuto fermare lui dal riabbracciarla.
Con uno sforzo sovrumano ruppe le catene che gli tenevano legati i polsi.
Si alzò in piedi ancor prima che gli altri si fossero accorti di cosa era accaduto.
Agguantò la mannaia dall'uomo corpulento e lo colpì con quanta forza aveva. Questo scomparve lasciando in terra solo i suoi cenciosi abiti.
Consapevole di cosa aveva appena fatto, Draco cominciò a colpire quante più anime poteva, sapendo che Lucifero le avrebbe accolte a braccia aperte.
Instaurò con il guardiano una lotta dura e feroce a colpi di asce.
Più di una volta rischiò di essere colpito, ma la sua forza e determinazione ebbero la meglio.
Nel suo sangue ormai scorreva una così grande quantità di Felix Felicis che sapeva che nulla sarebbe potuto andare storto.
Hermione era la sua fortuna, con lei era capace di fare tutto!
L'ultimo colpo sferrato dal guardiano venne schivato da Draco, che si abbassò e, nello stesso momento, colpì l'anima al fianco.
Vide i suoi occhi esprimere sorpresa, rabbia e paura per quello che stava per succedere. Ma Draco non provò pena per lui e, dopo qualche istante, sparì.
Il restante delle anime non vollero provare il brivido di essere catapultate nel Regno di Lucifero, quindi si ritirarono, nascondendosi di nuovo tra i palazzi fatiscenti e le carcasse di auto.
Draco rimase solo ad assaporare la sua vittoria, con un sorriso che si allargava da solo sul suo volto tirato.
Spostò lo sguardo di nuovo verso il monte.
Hermione non c'era più.
Ma non importava. Lui l'aveva vista, aveva sentito la sua voce, gli aveva ridato la speranza e la forza per poter combattere.
Ora doveva solo andare a riprendersela.
Cominciò a correre in quella direzione con un animo molto più libero e leggero.
Percepì tra le strade e i vicoli le altre anime in allerta, ma sapeva che non gli avrebbero fatto del male.
Si accorse di aver ancora la mannaia in mano. Decise di non lasciarla, almeno finchè non fosse uscito da quel luogo.
Doveva solo correre in direzione della montagna e lasciarsi alle spalle quella maledetta città.
Dopo un tempo assurdamente lungo si accorse però che non si era mosso di un millimetro.
Le strade e le case scorrevano al suo passaggio, ma la meta non si avvicinava.
Si fermò per riprendere fiato e, poco distante da lui, notò lo stesso mucchio di stracci che aveva visto non appena era arrivato e da cui aveva preso gli abiti che ora aveva indosso.
Era sicuro di averlo visto almeno tre volte al suo passaggio.
Stava girando in tondo!
Come era possibile?
Il monte era sempre di fronte a sé e non aveva imboccato nessuna curva, nessuna deviazione.
La sensazione di euforia scemò all'improvviso.
Si guardò intorno, a destra, a sinistra, dietro di sé.
Tutto era uguale.
Era in trappola!
No, non poteva essere! Non poteva succedere di nuovo, non poteva perdere la speranza proprio ora che l'aveva ritrovata.
No. Doveva andare avanti!
Doveva trovare una soluzione.
Per Hermione!
Si diresse verso un edificio alto e imponente. Visto che non aveva possibilità di uscire di lì attraverso le strade, voleva vedere se riusciva trovare una scappatoia dall'interno di qualche edificio.
Sfondò la porta con un calcio ed entrò in un grande atrio di quello che forse in realtà era un hotel di lusso.
Attraversò la hall non sapendo minimamente cosa cercare. Si guardava intorno disperato passandosi le mani tra i capelli.
Non c'era niente, niente che potesse aiutarlo. Solo un bancone vuoto e impolverato, delle poltroncine logore e, in fondo, tutta una parete di ascensori.
Draco li guardò per un attimo chiedendosi se funzionassero. Gli si avvicinò circospetto e premette il pulsante. Questo si illuminò e dopo qualche istante le porte si aprirono ronzando.
Draco restò a guardare per un attimo il proprio riflesso nello specchio della cabina dell'ascensore.
Non sapeva cosa fare ma, almeno se fosse riuscito a salire in cima all'edificio, avrebbe potuto vedere con maggiore chiarezza dove si trovava e individuare una possibile via di uscita.
Entrò cautamente nella cabina e, quasi all'istante, le porte si chiusero.
Non ebbe il tempo nemmeno di premere il pulsante del piano, che l'ascensore cominciò a muoversi. Non verso l'alto, né verso il basso, ma all'interno della parete, proprio come facevano gli ascensori del Ministero della Magia.
Draco si aggrappò forte al corrimano per l'estrema velocità, quando, all'improvviso, l'ascensore cominciò a precipitare.
Si trovò spiaccicato contro la parete di fondo chiedendosi per quale stupida ragione avesse deciso di entrare in quell'edificio.
Non sapeva cosa stava per succedere. Uno degli inconvenienti di un'anima è che non puoi morire di nuovo, quindi devi aspettarti qualcosa di peggio.
La discesa durò per una decina di minuti, almeno così credette lui. Poi, all'improvviso, il pavimento si aprì e lui si ritrovò a precipitare nel vuoto.


NOTE DELL'AUTRICE:

Salve lettori!!!
Eccomi qui pronta per postarvi il quinto capitolo. Avevo promesso che sarei riuscita a pubblicarlo entro la fine della settimana scorsa, ma purtroppo non ce l'ho fatta.. perdonatemi!!
Spero almeno che vi sia piaciuto!
Mi raccomando cliccate sulla mia pagina facebook per tenervi aggiornate sulle storie appena pubblicate e su altro.
Un abbraccio.
Sundayrose  

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