Fuga e disperazione

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  Aveva un marito!
Aveva un marito quando era in vita!
Aveva un'esistenza felice, era innamorata e felice, come aveva potuto dimenticarlo?
Come aveva potuto dimenticarsi di Draco Malfoy?
L'uomo che l'aveva umiliata e presa in giro, ma che in seguito l'ebbe amata come nessun uomo avrebbe mai potuto fare.
E lei aveva amato lui... contro ogni previsione.
Ora si ricordava tutto, anche di come era morta.
Il camion che correva verso di loro, l'auto che sbandava, il fracasso delle lamiere accartocciate.
Una frazione di secondo e tutta la sua felicità era finita. Era stata costretta a separarsi dall'uomo che amava più di sé stessa.
Ma lui era lì, l'aveva visto! Come era possibile?
E perché era così lontano da lei?
Se erano morti insieme e nello stesso modo non avrebbero dovuto stare insieme anche nell'al di là?
A meno che...
La supposizione che si fece largo nella sua mente era troppo terribile per essere accettata.
Non poteva essere! Non l'avrebbe mai fatto!
Ma cosa avrebbe potuto giustificare la presenza di suo marito così vicino alla Cava dei Suicidati?
Doveva saperlo!
Doveva andare da lui!
Ma questo era solo un piccolo motivo. La verità era che, ora che si ricordava tutto, non voleva stare senza di lui nemmeno un attimo!
Si voltò di scatto, lasciandosi alle spalle il panorama sulla Valle dell'Inferno, e si diresse di corsa verso la guardiana.
I piedi nudi scivolavano sulla terra brulla e il vestito leggero le danzava attorno scoprendo le forme.
Le altre anime la guardavano incuriositi e indignati da tanta impetuosità. Quello era un luogo di pace, nessuno si era mai sognato di comportarsi in quel modo.
Ma a lei non importava. Si sarebbe comportata anche peggio se questo voleva dire riavere suo marito.
La guardiana si trovava come al solito sulla sua altura insieme alle altre anime anziane. Una volta raggiunta la prese violentemente per i polsi e la costrinse a voltarsi – Ora ricordo tutto! So perché ero così inquieta. Io avevo un marito. Ho un marito! E lui è qui adesso, è nella valle, in una specie di città. Io l'ho visto e anche lui mi ha visto, ne sono sicura! Ma lui è in pericolo. Devo raggiungerlo al più presto! Ditemi come posso fare, vi prego!- Hermione aveva il fiatone per la corsa. Guardava la guardiana con occhi disperati e imploranti, ma questa la ricambiava freddamente.
- Mi dispiace, non credo di poterlo fare.-
Hermione non sembrò capire - Ma...perché? Lei deve aiutarmi! C'è mio marito laggiù. Io devo andare da lui, devo raggiungerlo!-
- Tu non devi fare niente! Quello non è più tuo marito, sei in un'altra vita ora, quella terrena non ha più nessuna importanza!-
- Per me si! Per me ne ha più di quanta possa averne questa anche fra un migliaio di anni. Lei non lo sa, non ha mai vissuto davvero, non ha mai conosciuto l'amore!-
- L'amore non è altro che un turbamento fisico e morale, non vedo cosa ci sia di piacevole. La serenità, invece, ecco questa è la vera essenza della vita eterna.-
Hermione la guardava come se fosse impazzita – Io riavrò la mia serenità, la riavrò quando riavrò mio marito. Ora, per favore, mi dica come scendere dalla montagna e raggiungerlo.-
La guardiana la guardò con un mezzo sorriso compassionevole e decisamente irritante – Non si può scendere dalla montagna. E poi mi scuserai, cara, se ti dico che, se potessi farlo, forse non vedresti nemmeno tuo marito.-
Un terrore gelido attraversò le membra di Hermione – Perché dice questo?-
La guardiana aspettò un po' prima di rispondere, sempre guardandola con quel misto di pietà e derisione che non sopportava – Perché tuo marito è morto da suicida. E se davvero, come tu dici, l'hai visto nella Città, beh... gli Iracondi avranno di certo fatto il loro dovere.-
- Che cosa vuol dire questo? Come fa a sapere che mio marito si è suicidato?- Tuonò Hermione scuotendola tutta per i polsi.
La guardiana si staccò da lei, irritata – Questo non è un comportamento adatto per un'anima di questo livello. Sarò costretta a prendere un provvedimento e di certo la sua ascesa alla cima del Monte sarà molto più tortuosa.-
- Non me ne frega niente dell'ascesa! Lei sapeva tutto, vero? Sapeva di mio marito, sapeva che era qui. Perché non me l'ha detto?- Sbottò lei furiosa.
- Perché qui non contano più le persone e i loro sentimenti, contano i gesti che si sono fatti in vita e tuo marito ne ha compiuto uno irreversibile. Tu non puoi andare da lui, né lui può raggiungerti. Probabilmente ora sarà già stato dannato per il Regno di Lucifero e tu non potrai più rivederlo!-
Hermione improvvisamente si ricordò di quello che le era stato raccontato dalla guardiana stessa non molto tempo prima: le anime dell'inferno non possono varcare i confini del loro girone, pena la caduta nel Regno di lucifero.
Si girò di scatto verso la Valle dell'Inferno. Draco non era più nella piazzola della Città, né erano presenti altre anime. Probabilmente era già... No. Non voleva pensarci!
Lui era di certo fuggito da loro.
Non l'avevano preso!
Ma lei doveva trovarlo al più presto prima che varcasse un ulteriore girone e fosse troppo tardi.
Scattò in avanti pronta a scendere dalla montagna anche a ruzzoloni se fosse stato necessario, ma la guardiana la bloccò per un braccio.
- Dove credi di andare?- Il suo sguardo era fermo e feroce, ma Hermione non si fece intimidire.
- Draco non è stato preso, non è perduto! Lui è lì da qualche parte. Sta cercando di raggiungermi, lo so! Devo andargli incontro. Devo andare da lui!-
- Tu non vai da nessuna parte! Tu sei una mia anima, questo è il tuo posto, non ti permetterò di andare da nessun'altra parte!-
Hermione seppe che non stava scherzando.
Il suo sguardo, prima dolce e gentile, ora si era trasformato in una maschera tirannica e feroce.
- Io non appartengo a nessuno! La mia anima è solo mia e decido io se andarmene o no. Ti ho chiesto aiuto gentilmente, ma visto che non me lo concedi sono costretta ad arrangiarmi da sola. Preferisco essere buttata nel Regno di Lucifero piuttosto che stare ancora un'ora senza mio marito!-
Fece per andarsene di nuovo, ma nuovamente la guardiana la trattenne con una forza inimmaginabile.
- No!- I suoi occhi rilucevano pazzi. Hermione si sentì stritolare il polso come sotto una morsa.
Ululò di dolore, constatando che neanche quello fisico le era precluso in quella vita ultraterrena.
Non seppe come riuscì a sfilarlo dalle dita ferree della guardiana, ma non appena fu libera cominciò a correre più veloce che poteva.
- Prendetela!-
Sentì ordinare.
Un secondo dopo tutte le anime del Monte Talio le erano dietro.
Sentiva i loro respiri sul collo e le loro mani sfiorarle il vestito o i capelli nel tentativo di raggiungerla e fermarla.
Lei correva a perdifiato scavalcando massi e rischiando di scivolare più volte sul terreno rossastro del Monte.
Non sapeva dove stesse andando e se quella fosse la direzione giusta. Stava scendendo e quello era già un inizio.
In lontananza sentiva la guardiana impartire ordini alle altre anime affinché corressero più veloce e in quel momento Hermione capì che non era concepibile, in quella vita, che un guardiano perdesse una delle proprie anime.
Si augurò davvero che non la prendessero, altrimenti non sapeva cosa poteva capitargli e non voleva nemmeno immaginarlo.
La discesa finì su un pianoro spoglio e brullo come tutto il resto del Monte. In lontananza si vedevano arbusti secchi e ormai morti da tempo.
Hermione non si arrischiò a fermarsi e continuò a correre in direzione della vegetazione rinsecchita, sperando che potesse trovare un qualche riparo che le permettesse di riflettere su quale via intraprendere per scendere da quel maledetto Monte.
Si inoltrò nella foresta di rami e spine ferendosi alle braccia e al volto.
Fu costretta a chiudere gli occhi a causa dei troppi arbusti che le sbattevano sul viso, non cessando di correre, quindi non vide il burrone che si apriva davanti a sé.
Quando ormai riuscì ad aprirli stava già precipitando.
Sotto di lei il mare verde in tempesta.

Quando Draco si riprese aveva la bocca piena di sabbia, così come gli occhi e le narici.
L'ultimo ricordo risaliva alla fila di ascensori nell'edificio abbandonato e alla sua caduta nel vuoto dopo averne preso uno.
Chissà dove era finito, di certo non era morto di nuovo.
La testa gli doleva terribilmente e le palpebre sembravano attaccate tra loro.
Si pulì sommariamente il volto, sputando varie volte, giusto il necessario per vedere dove fosse.
Quando riuscì ad aprire gli occhi dovette richiuderli quasi immediatamente per l'intensa luce.
Ci riprovò con più cautela questa volta e restò senza fiato.
Voltò lo sguardo in tutte le direzioni e tutto quello che riuscì a vedere furono chilometri e chilometri di distesa sabbiosa dorata e irregolare.
Si alzò incerto sulle proprie gambe e mosse qualche passo allibito.
Dove era finito?
Scrutò l'orizzonte in cerca della Città da cui era appena arrivato, ma il deserto si estendeva a perdita d'occhio e niente era visibile oltre di esso.
Di colpo gli venne in mente il Monte sul quale aveva visto Hermione, l'unico punto di riferimento che potesse portarla da lei.
Girò su sé stesso più e più volte, aguzzando la vista e proteggendosi gli occhi dal sole rossastro. Ma non c'erano monti, da nessuna parte. Solo sabbia.
- No!- Gemette lui prendendosi il volto tra le mani.
Ora che finalmente sapeva dove andare non gli era possibile perché quel maledetto ascensore l'aveva portato chissà dove.
Forse molto più lontano da lei di quanto fosse all'inizio.
Non si arrese.
Cominciò a camminare deciso in una direzione, pregando solo che fosse quella giusta.

Come quando era arrivato tra i cunicoli della Cava dei Suicidati, Draco non sapeva se fossero passate ore o giorni da quando si era messo in cammino.
Il sole brillava imperterrito sempre nello stesso punto e il tempo sembrava che non scorresse affatto.
A differenza degli altri luoghi che aveva visitato, però, questo era molto più simile alla Terra.
Nel deserto, così lo chiamava, provava stanchezza, caldo, sete e fame. Cose di cui non aveva più dovuto preoccuparsi da quando era morto.
Si fermò per la millesima volta, tergendosi il sudore con l'unica manica della sua giacca.
Alla fine, per la disperazione che l'afa gli stava portando, la tolse del tutto gettandola sulla sabbia rovente.
A torso nudo sentiva il sole bruciargli le spalle e il petto. La bocca stava rapidamente diventando arida e secca e un brontolio soffuso gli ricordò di avere una fame terribile.
Ma non c'era niente che potesse mangiare in quel nulla.
Dopo un tempo che gli parve infinito, vide qualcosa di diverso nel paesaggio sabbioso.
Una forma indistinta giaceva a un centinaio di metri da lui. Non sapeva se fosse uno spirito o qualcos'altro, ma decise di avvicinarsi ugualmente, sperando che finalmente potesse chiedere a qualcuno come andare via da lì e raggiungere sua moglie.
Man mano che si avvicinava riconobbe un uomo in ginocchio e con il volto rivolto verso terra.
Draco cominciò a correre, sollevato di poter finalmente parlare con qualcuno.
Ma non appena fu abbastanza vicino si fermò di colpo inorridito.
L'uomo che aveva visto e da cui sperava di poter ricevere informazioni stava avidamente mangiando il proprio braccio.


NOTE DELL'AUTRICE:

Salve lettori!!!
Eccomi qui con un nuovo capitolo!
So di avervi fatto aspettare un po' ma spero che ne sia valsa la pena e che il capitolo vi sia piaciuto!
Aspetto con gioia i vostri commenti a riguardo.
Baci.
Sundayrose  

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