A noi

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– Clà, io ho bisogno di te tanto quanto tu hai bisogno di me, non dimenticartelo mai. – poi lascia la stanza.

Da quando hanno raggiunto gli altri in sala ristorante hanno cercato di evitarsi, di non incrociare nemmeno lo sguardo: non hanno nessuna intenzione di esporsi con tutta quella gente presente, attenta a scrutare ogni movimento. D'altronde, se le vicende passate hanno insegnato loro qualcosa, è che con gli occhi loro due non sanno nascondersi. Seduti a due tavoli differenti, hanno fatto conversazione praticamente con tutti eccetto che l'uno con l'altro. Il cibo è squisito e Claudio si è abbuffato come al suo solito, ma vede anche Mario mangiare con gusto, segno che è veramente tranquillo e sereno. Tra un piatto riempito, un calice svuotato e una decina di stories di Instagram, la serata sta proseguendo.

Ora che tutti sono distratti da altro, Claudio, leggermente in disparte, si prende la libertà di fermarsi a pensare all'ultima frase che Mario ha pronunciato prima di uscire dal bagno. Quanto spesso gli è accaduto, nelle settimane passate, di sentire il bisogno di averlo accanto? Gli sono mancati i loro momenti felici e spensierati, gli è mancato girarsi e ridere con lui per qualche stupida battuta, stonare insieme una canzone passata alla radio, o meglio sentirsi implorare di smettere di stonare qualsiasi canzone – e a quel pensiero un dolce sorriso gli sfugge, illuminandogli per un attimo il volto –, telefonarsi nel mezzo di una lunga giornata di lavoro e parlare di tutto e nulla anche solo per cinque minuti, cenare davanti alla televisione con il cartone della pizza sulle ginocchia, addormentarsi sfiniti ma felici uno accanto all'altro, occhi negli occhi fino a crollare per il sonno...

Invece, accanto, ha avuto solo la sua assenza.

Dopo l'ufficializzazione della loro separazione, tutto ciò che li circondava e che nei mesi precedenti aveva infuso in lui adrenalina ed energia positiva, ha iniziato a ritorcerglisi contro, a stringersi attorno a lui, a loro, come una morsa, tra giudizi affrettati, cattiverie gratuite e assurde macchinazioni. Claudio si è ritrovato a trascorrere le proprie giornate in mezzo alla gente a fingere un sorriso, e le notti da solo ad asciugare le lacrime in un cuscino, sfogando l'infinita frustrazione che si sommava al naturale dolore per la separazione in una casa diventata troppo grande per lui, troppo silenziosa. Allora era consapevole che anche Mario stesse soffrendo quella situazione, ciò che non poteva sapere era se e quanto anche lui sentisse lo stesso bisogno di averlo accanto, indipendentemente dalle scelte compiute.

Sentirsi dire che quella necessità è stata ed è reciproca lo ha rasserenato, ma allo stesso tempo lo ha turbato: quanto si sono privati l'uno dell'altro allontanandosi? Hanno preso la decisione condivisa di lasciarsi perché giunti alla conclusione che l'incompatibilità dei loro caratteri e dei loro stili di vita avrebbe finito per consumarli e rovinare quanto di bello avevano creato, che sarebbero stati più felici ognuno per la propria strada, a perseguire i propri desideri. Ma dopo essere effettivamente tornati alla propria vita, dopo aver trascorso del tempo distanti e nuovamente soli, quelle motivazioni hanno ancora un senso? In fondo come potrebbero raggiungere la vera felicità separati, avendo provato cosa significhi condividerla? Ed ora che si sono riavvicinati, che quello spiraglio di speranza si è aperto, riusciranno a trovare un nuovo equilibrio insieme, oppure ancora una volta si lasceranno scivolare via lontano uno dall'altro, ignorando l'oramai radicato bisogno viscerale di appartenersi? Vincerà la paura o il sentimento?

Annebbiato da un paio di bicchieri di troppo, si sta facendo trascinare dalla corrente turbolenta di un fiume di pensieri negativi, di domande dolorose, di inquietudine. L'euforia per quel riavvicinamento inatteso sta repentinamente cedendo il posto alla malinconia e alla tristezza, ma Claudio non ha nessuna intenzione di lasciare che ciò accada. Strofina con forza le mani sul volto come a voler strappare quei pensieri agitati dalla mente, poi alza lo sguardo sulla sala per individuare Mario: sente il bisogno di guardarlo, di cercare in lui un segno che gli rinfronda la sicurezza di cui l'ebbrezza lo sta privando. Ma sta parlando con Martina ed è voltato di spalle, non riuscirebbe ad attirare la sua attenzione senza farsi notare dal resto della sala, così prende il cellulare dalla tasca per scrivergli qualcosa, non sa nemmeno lui cosa... E invece trova un suo messaggio.

Attraverso lo specchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora