Allo specchio

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Lo ringrazia, rapido si volta nuovamente indietro e, quando capisce che Mario lo ha visto, si avvia verso i bagni.

Chiude la porta dietro di sé, fortunatamente solo le note di una canzone che non conosce riescono ad oltrepassare la barriera ed ancora si sentono, lievi.

È teso, è nervoso, anzi no, è arrabbiato. Dopo tutto quello che è successo, dopo tutto quello che hanno detto e cercato di far capire in ogni modo, la gente ancora li assale. Probabilmente, pensa, la metà di loro non ha neanche idea di chi sia Mario, o di chi sia Claudio, per tanti sono solo "quelli famosi". Famosi per cosa poi non si sa, solo perché hanno partecipato ad un programma televisivo... Non riesce veramente a capire come sia possibile questa situazione assurda! Sa che tante persone si sono affezionate a loro, sia come coppia sia singolarmente, che li vogliono conoscere; l'affetto genuino che dimostrano gli scalda il cuore, lo ha dichiarato più volte. Quel fanatismo, però, forse perché è un atteggiamento che non gli appartiene, ancora non lo comprende.

Perso nei suoi pensieri passa le mani sotto l'acqua fresca del lavandino: di solito, quando si trova in una situazione stressante, il refrigerio ha su di lui un effetto calmante. Questa volta, invece, non sembra funzionare, proprio per niente. È lì dentro da forse un paio di minuti e Mario non l'ha ancora raggiunto. Avrà capito? E se preferisse evitare per non destare sospetti? Forse ha semplicemente frainteso tutto e non gli interessa la sua presenza, il suo aiuto... 

Alza lo sguardo verso lo specchio e tutta la tensione che sta provando è lì, sul suo volto corrucciato, nessun sorriso. In fondo è solo in quella stanza, fingere un sorriso non servirebbe a nulla. Si appoggia con le mani al bordo del lavandino, un sospiro esce dalle narici e il suono riempie la stanza. 

Il respiro si blocca a metà quando la maniglia, cigolando, si abbassa. Dallo specchio vede la porta aprirsi e non impiega molto a capire chi sta entrando: le sue dita affusolate fanno capolino, il tatuaggio appena visibile sulla pelle scurita dal sole, in netto contrasto con il bianco del legno. Gli scappa un sorriso sbieco al ricordo di quella stessa mano che, nel pomeriggio, gli ha sfiorato fugacemente il fianco in spiaggia, allontanandosi ancor prima che lui potesse voltarsi a guardarne il proprietario.

Claudio non si gira. Ancora con le mani poggiate al freddo marmo, lo fissa attraverso lo specchio mentre entra a testa china, richiude piano la porta dietro di sé e adagia la schiena contro il muro, accanto a lui. Le mani ora sono in tasca, solleva il capo e gli occhi al cielo, senza mai incrociare il suo sguardo. 

L'atmosfera è tesa, eppure per una volta non lo è per qualcosa che è accaduto tra loro. «Guardami». Ma lo pensa soltanto, non glielo direbbe, non ora. Rimane semplicemente in silenzio, senza mai distogliere lo sguardo, ed attende che l'altro sia pronto. Pronto a guardarlo, a parlargli, a stabilire un contatto con lui in qualche modo. Inspira il suo profumo, entrato prepotentemente nella stanza, e deglutisce cercando di non fare il minimo rumore, solo il suono attenuato della musica che li raggiunge dall'altra sala si frappone tra loro.

Lo sente sbuffare pesantemente, vede le sue guance sgonfiarsi pian piano mentre abbassa la testa, e con movimenti lenti la scuote da un lato e dall'altro. È ancora incantato ad osservarlo, quando un leggero colpo lo ridesta dai sui pensieri: Mario gli sta toccando la scarpa con la punta di un piede, giocando con i lacci fluorescenti.
  – Non le dovevi buttare queste?

Il cuore di Claudio manca un battito.

Quante volte gli aveva detto di liberarsi di quelle scarpe quando vivevano insieme a Verona? E lui per dispetto aveva iniziato ad indossarle ancora più di frequente. Claudio adorava vederlo alzare gli occhi al cielo e sbuffare ogni volta che gliele scorgeva ai piedi, ma Mario adorava altrettanto sentirlo poi esplodere in una fragorosa risata, alla fine regalandogli un sorriso... Le avrebbe messe anche per andare a dormire, solo per vedergli comparire quelle fossette sulle guance e quelle sottili rughette attorno agli occhi. Onestamente, le aveva indossate quella sera perché sperava che lui le notasse, e, anche se non si aspettava nulla, la mancata reazione di Mario lo aveva lasciato deluso. 

Tuttavia, la semplicità di quella domanda, che fa riaffiorare in lui ricordi del loro periodo più felice e spensierato, e la dolcezza del piccolo gesto col piede, sono in netto contrasto con la voce tremante di Mario. Claudio sa che quella frase, che sembra casuale, nasconde tanto di più: vuole stabilire con lui un contatto, vuole fargli capire quello che sta provando senza la vergogna dell'esprimerlo. 

Avviene tutto così rapidamente che Claudio si rende conto di quello che ha fatto solo dopo che i loro sguardi si sono incrociati attraverso lo specchio: il calore del polso di Mario sta nuovamente scaldando la pelle della sua mano che gli si è stretta attorno. Eppure il suo cervello non ha dato nessun ordine al braccio di muoversi! 

Mario lo sta guardando, gli occhi spalancati ed un po' lucidi, indifferente alle gocce d'acqua che gli stanno bagnando il polsino della camicia. Claudio percepisce il tremito del ragazzo nella sua stretta, e la allenta: sa quanto l'altro poco sopporti sentirsi costretto, così ora, se lo volesse, potrebbe liberarsi facilmente, anche se lo terrorizza l'idea che possa allontanarsi. Come infatti fa... 

Lentamente Mario sfila il polso dalla sua mano, verso l'alto. Claudio sente le loro dita sfiorarsi, ma è immobilizzato, inchiodato da quegli occhi scuri che nonostante il gesto continuano a fissarlo, non riesce a muoversi. Un acuto bruciore dal petto si espande lasciandolo stordito, e raggiunge gli occhi, che iniziano a pizzicare. Mario si è accorto della sua reazione, ma la sua espressione cambia in un modo che Claudio non si aspetta: lo sguardo si addolcisce, un angolo della bocca si solleva mentre i suoi denti mordono il labbro inferiore.

Quando accade è ancora confuso: lentamente le dita di Mario si insinuano tra le sue, e si chiudono in una stretta salda e sicura, ormai priva del tremore che fino ad un attimo prima le scuoteva. Dopo alcuni istanti durante i quali il tempo pare fermarsi, sospirano entrambi, all'unisono, e tutta la tensione finalmente se ne va, scacciata da una lieve risata.
  – Ma se ti facevano impazzire? – riesce a dire Claudio, senza nemmeno tentare di nascondere l'agitazione nella voce.

È bastato loro sfiorarsi, in un gesto inatteso quanto istintivo, e tutto sembra essere tornato al proprio posto. Non le questioni più importanti, non tutto quello che li circonda, che li ha allontanati nel tempo e che lontani li ha tenuti così a lungo. Per quello, se lo vorranno, ci saranno il tempo ed il luogo appropriati. Semplicemente sono tornati al proprio posto loro due, uno accanto all'altro, connessi da un gesto tanto innocente eppure così potente, complici. Lo pervade quel senso di serenità che solo quando sono assieme prova, come se quel contatto avesse scaricato ogni tensione e avesse ristabilito in lui un equilibrio.

Lo sente avvicinarsi alla sua schiena, senza sfiorarla, ancora occhi negli occhi anche se attraverso uno specchio. Lo spostamento d'aria gli porta alle narici una nuova folata di profumo, cerca di inspirare profondamente ma il respiro è spezzato, il suo corpo è in tensione seppur ora per un altro motivo. Dal volto ormai disteso di Mario, lo sguardo luminoso ed il sorriso furbo, Claudio capisce che sta per dire qualcosa che gli farà perdere la testa.
  – Forse è il caso di buttare un po' di roba, che dici? E di rifare spazio in quell'armadio... – sussurra piano.

Ed infatti... Impiega alcuni secondi a realizzare quello che le sue orecchie hanno percepito, distratto dall'aria calda del suo respiro sul collo e ancora stordito dal profumo intenso. Poi il significato delle parole pronunciate lo colpisce: casa. Al momento non riesce a formulare pensieri più coerenti di quello, ma è tutto ciò che di cui ha bisogno. Un sorriso ampio ora gli illumina il viso, e raggiunge finalmente gli occhi. Gli stringe più forte la mano, e si abbandona contro il suo petto: casa. 

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Buonasera! 

Eccomi... Grazie a chi è arrivato fin qui! 

Come avevo preannunciato la storia procede molto lentamente. Questo capitolo si svolge nell'arco di un paio di minuti o poco più, ma i pensieri di Claudio sono tanti ed in continuo mutamento, loro corrono e le parole devono fare altrettanto, soprattutto quando seguo il flusso dei suoi pensieri agitati...

Un po' come succede nella realtà a noi spettatori della loro storia, a voi lettori non è (e non sarà) rivelato quanto si siano riavvicinati in questo momento, lo potete solo interpretare dai loro pensieri e gesti...  

Detto questo, alla prossima!  :) 

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