Al locale

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Fino ad un minuto prima stavano cantando a squarciagola saturando l'abitacolo dell'automobile con strofe stonate, leggermente brilli dalla festa in villa. Ora Claudio sente solo le urla delle persone che li stanno attendendo fuori dal ristorante e qualche risata o commento dei ragazzi accanto a lui, più che altro sorpresi dall'accoglienza. Sicuramente in quell'auto due persone non stanno ridendo, e soprattutto non sono sorprese.

Man mano che si avvicinano al locale la gente sui marciapiedi aumenta sempre più, alcuni si stanno riversando in strada rendendo difficile proseguire più che a passo l'uomo... Ora che sono quasi fermi qualcuno sta addirittura bussando ai finestrini, e li chiama per nome, togliendo ogni dubbio su chi siano i principali destinatari di tante attenzioni. Ad un sedile di distanza sente un respiro farsi sempre più pesante, con la coda dell'occhio riesce a vedere le sue mani sfregare nervosamente le gambe magre. Vorrebbe essere seduto accanto a lui, anche solo per fargli percepire attraverso il contatto la sua presenza, sa che lo farebbe stare più tranquillo...

Non è presunzione la sua: nonostante tutto, Claudio ha sempre un effetto calmante su Mario, tanto quanto avere Mario accanto è in grado di alleggerire lui di ogni preoccupazione. Percepiscono la reciproca presenza ogni volta che sono nello stesso luogo, si gravitano attorno senza nemmeno rendersene conto, e con un fugace sguardo rubato sono in grado di riportare equilibrio uno nell'altro. «Soli eppure in mezzo alla gente io e te», sarà sempre così per loro. O almeno Claudio ci spera.

In questo momento, invece, non può fare nulla: tra loro c'è Salvatore che, ignaro della situazione, sta solo contribuendo ad aumentare l'ansia di Mario. E di conseguenza la sua.

Si sono fermati, ed essendo seduto dal lato più vicino alla porta d'ingresso lo stanno incitando ad uscire. «Ma se non riesco neanche ad aprire la portiera!», vorrebbe gridare, ma evita, loro non hanno colpe. Finalmente con una spinta decisa ci riesce e si sporge all'esterno. Si volta in macchina per cercare Mario dietro Salvatore: è rivolto verso il proprio finestrino quindi non può vederlo in faccia, ma le dita strette alla stoffa dei pantaloni sono più che eloquenti... Con uno scatto nervoso esce dall'auto, la portiera rimane aperta dietro di lui: è già stato circondato e non riuscirebbe a chiuderla neanche se volesse. Prova a voltarsi indietro ma non vede già più l'auto, quindi cerca a fatica di aprirsi un varco, dapprima chiedendo gentilmente alle persone di farlo passare, quindi, inascoltato, facendosi largo con forza tra braccia, telefonini, corpi, borse.  Qualcuno lo prende per la camicia arrestando il suo cammino, ma fortunatamente la stoffa gli sfugge dalle mani e Claudio può proseguire rapidamente in direzione della porta.

Il sangue che pulsa rapido nelle orecchie gli fa percepire i suoni ovattati, sente solo una tremenda confusione. Si accorge di essere entrato nel locale quando lo affianca un cameriere, il quale lo aiuta a raggiungere la sala ristorante mentre si scusa:
  – Ci dispiace, hanno iniziato ad arrivare...
  – Non si preoccupi, non è colpa vostra... – non lo fa neanche terminare.

Alzandosi in punta dei piedi lo cerca tra tutte quelle teste, ma non vede ancora nulla, sente solo decine di ragazzine urlare il nome di Mario. Lo sanno, lo sanno tutti quanto lui detesti stare in mezzo alla folla! Eppure non gliene frega niente, tutto per una maledetta foto, magari pure sfocata, da mostrare in giro! Ma si rendono conto che è una persona e non un'attrazione da circo? Perso in quel flusso di pensieri nervosi nemmeno si rende conto che, pure essendo appena passato lui stesso attraverso quel delirio ed aver rischiato anche di lasciarci un pezzo di indumento, la sua preoccupazione è solo rivolta a Mario.

Ad un tratto vede comparire la testa di Salvatore, che sembra stia cercando di trascinare con sé qualcuno. Lo vede sorridere, un po' divertito e un po' imbarazzato, ma non vi si sofferma perché la sua attenzione si sposta subito verso l'uomo dietro di lui: è Mario, ed è terrorizzato. Sta cercando di sorridere, di rispondere qualcosa alle persone che lo hanno circondato, ma gli basta un istante per scorgere nel volto il suo stato d'animo. Non che gli servisse guardarlo per comprenderlo, hanno già vissuto situazioni simili assieme e conosce perfettamente le sue reazioni, ma vedendolo con i propri occhi il nervoso si tramuta in rabbia. Quando poi quegli occhi spalancati si posano di sfuggita sui suoi, sente come un pugno alla bocca dello stomaco. Sa di non avere nessun potere sugli avvenimenti, eppure non riesce a scacciare quel senso di colpa che lo coglie ogni volta che Mario si ritrova travolto da situazioni come quella, conseguenza diretta del fatto di essere stato la sua "scelta", il suo compagno...

Nel giro di pochi secondi anche gli altri ragazzi che erano in auto con loro entrano nel locale, e nel trambusto lo perde di vista. Le urla della gente che cerca di entrare, i dipendenti del locale che si avvicinano per scusarsi con loro, la musica ad alto volume... Continua a cercarlo ma non capisce più niente.
  – Mario ma hai visto? Tutti qui per te sono... Che delirio ragazzi! Tutto a posto?
Attirato dal nome pronunciato si gira in direzione della voce di Mattia, e finalmente la sua ricerca ha termine: Mario è in piedi accanto agli altri e si sta guardando attorno, ha le braccia incrociate sul petto ma continua a scioglierle per passarsi nervosamente la mano tra i capelli.
  – Mh... Se se...
Non sta nemmeno ascoltando quello che gli stanno dicendo, risponde un paio di volte con un gesto del capo ed un sorriso tirato. Poi i loro sguardi si incrociano e per Claudio tutto il resto sembra sparire. Lo vede fare un respiro profondo, le spalle che si sollevano e si abbassano lentamente, gli occhi fissi nei suoi mentre una lieve smorfia del viso, tanto lieve che probabilmente nessun altro la sta notando, sembra dirgli: «Tu sai, non è tutto a posto».

Non sta nemmeno sbattendo le palpebre, il battito del suo cuore in accelerazione. Non ce la fa, non ce la fa più, deve, anzi vuole fare qualcosa. Si rivolge al cameriere accanto a lui:
  – Scusi dove sono i servizi?
  – Attraversi quella porta, subito alla sua sinistra, signore.
Lo ringrazia, rapido si volta nuovamente indietro e, quando capisce che Mario lo ha visto, si avvia verso i bagni.

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Ciao a tutti!

Grazie per aver tentato la sorte ed aver scelto di leggere la mia storia, spero vi sia piaciuto questo primo capitolo.

L'intera storia si svolge durante la cena in Salento dopo la festa in Villa (se qualcuno sa dov'è situato il locale me lo può scrivere?), qui i ragazzi sono appena arrivati in auto. Il tutto è narrato dal punto di vista di Claudio.

È la prima volta che scrivo una fan fiction a capitoli (e la seconda in assoluto), quindi mi scuso se sono risultata o risulterò in futuro poco chiara, e se ci sono errori di qualsiasi tipo.

Ringrazio fin d'ora chi vorrà lasciare un commento, di apprezzamento quanto di critica, e arrivederci al prossimo capitolo (tra 3 - 4 giorni credo)!

PS: Vi pregherei di lasciare commenti circa gli avvenimenti di questi giorni fuori da qui, grazie :)

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