4 Agosto 1892
E' un torrido pomeriggio a Fall River, i raggi solari illuminano i campi, le fragranze che emanano i fiori, mi inondano le narici come un mare in tempesta.Il vento pian piano si placa, a volte, mi piace immaginare che un soffio di vento sul viso sia una carezza, di chi non è più con noi, per confortarci, per rassicurarci, per affrontare le difficoltà della vita a testa alta, in fin dei conti è solo un'invenzione che mi permette di sopravvivere in un ambiente lugubre e ostile, dove non esiste l'affetto e la benevolenza, ma solo freddezza e indifferenza, cerco in tutti i modi di distrarmi da quella vita, di scappare da quella casa, ma alla veneranda età di trentadue anni non credo sia più possibile, quale uomo sagace si legherebbe in matrimonio a una donna oramai avanti con gli anni, non sono più in età da marito, e non si può tornare indietro. Cerco di distogliere questi pensieri dalla mia mente, osservo l'azzurro cielo per poi chiudere gli occhi, faccio spazio all'immaginazione, immaginando cosa mai ci potrebbe essere al di fuori di Fall River, vedo grandi spazi verdi, alberi ogni dove, l'odore della terra bagnata, il rumore dell'acqua che impetuosa sgorga attraverso il torrente fino a sfociare in un imponente cascata, tutto ciò viene interrotto da uno stridio, improvvisamente sussulto, come se mi fossi appena svegliata da un lungo sonno, mi ritrovo nuovamente nella stalla, mi sporgo verso la finestra, e mi rendo conto che quell'insistente stridore proviene dalle finestre, infatti vedo la nostra cameriera Bridget , barcollare su una scala , intenta nel pulire le finestre con un panno bagnato, e sotto di lei la mia matrigna, la signora Abby Durfee Grey, o come la chiamo io, la signora Borden, la nuova moglie di mio padre, approfittatrice e opportunista, ha sempre voluto rimpiazzare nostra madre, crescere me e mia sorella Emma con le sue regole, i suoi ordini, ma chi si credeva di essere, continuo ad osservare Abby, ha le braccia incrociate, guarda attentamente e con sguardo circospetto la mansione che svolge la cameriera, sposta lentamente una ciocca dalla sua spalla, inserendola nella sua chioma bionda, raccolta in una sofisticata acconciatura, sposta il suo lungo abito color avorio, e si incammina verso la porta di casa , ma ad un certo punto si ferma, rimane interdetta per pochi secondi, poi si volta e mi guarda in modo pressante, scruto i suoi occhi color ambra che mi osservano ostinati , sono caratterizzati da un colore pieno e da una forte tinta gialla, direi quasi oro , si può intendere molto dal colore degli occhi della gente, ma la sua personalità è come nascosta da un oscuro velo di severità e rigidezza, decido di distogliere lo sguardo, con la coda dell'occhio la vedo continuare il suo cammino, e mi rassicuro, mi rendo conto di essermi svegliata molto presto quest'oggi, intravedo l'orologio a pendolo della sala da pranzo, e apprendo che sono le otto in punto, al piano superiore vedo mio zio, ovvero il fratello della mia defunta madre, mentre indossa il suo panciotto e infila il suo orologio da taschino nella fodera della giacca, devo ammettere che conoscevo ben poco mio zio, questa era forse la prima volta che veniva a farci visita, Jhon Morse era conosciuto in tutto il Massachusetts, per la sua fama di uomo d'affari, che cercava in tutti i modi di trovare un compromesso con i suoi clienti, oltre questo non sapevo nient'altro ma essendo stato a stretto contatto con mia madre, mi fa sentire un po' più vicina a lei , vorrei che in questo momento ci fosse mia sorella Emma assieme a me, ma sfortunatamente si trova a Fairhaven che dista circa quindici miglia da qui, è andata a far visita ad un'amica, lasciandomi qui, sola, in questo purgatorio. Sto qui seduta, mi aspetto di sentire i piccioni tubare rinchiusi nelle loro gabbie dietro le mie spalle, ma poi mi ritorna alla mente, che nel mese di maggio, mio padre, credendo che i piccioni attirino i bambini della città a dargli la caccia, ha preferito ucciderli uno per uno, con un accetta, ho pianto disperatamente per quella perdita, sarà anche stato infantile e immaturo, ma era l'unica cosa che mi permetteva di uscire di casa e recarmi in quella stalla, dove un tempo echeggiava anche il nitrito dei cavalli, prima che fossero venduti , quella dei piccioni la utilizzavo come scusa per riflettere e ponderare sulla mia vita, per quei leggiadri volatili avevo persino costruito un posatoio, ero davvero entusiasta di essere riuscita a fabbricare qualcosa da sola, senza chiedere aiuto a nessuno, ma anche quel momento di gioia mi era stato portato via. E' incredibile come in quest'epoca mio padre debba ancora risparmiare, limitare il consumo allo stretto indispensabile, siamo nel 1892, a cavallo tra due secoli, come si può vivere ancora nel degrado e nella miseria, per giunta, il patrimonio di mio padre è stato valutato ben 300.000 dollari, è un capitale immenso, potremmo acquistare una casa maestosa in cui ognuno avrebbe i propri spazi, con tutti i comfort possibili, avremmo l'acqua scorrevole e un giardino curato e grazioso da utilizzare d'estate, già me la immagino, una casa gigantesca, con delle colonne mastodontiche che sostengono il cancello d'entrata, una porta d'ebano e le finestre di legno di cedro con intarsi inusuali , l'arredamento sarebbe lussuoso interamente rivestito d'organza e taffettà, un vero e proprio sogno, ma sfortunatamente tutto ciò non accadrà mai. Avendo passato tutta la mattina in quella stalla, oramai l'aria si è fatta pesante, direi quasi afosa, irrespirabile, sento le mie vene pulsare impetuosamente, ho come la sensazione che il mio cranio si stia per frantumare, il cuore palpita violentemente, sembra quasi che stia bastonando la cassa toracica per poi uscire fuori dal torace, le gocce di sudore solcano la mia fronte, devo immediatamente allontanarmi da lì, apro rapidamente la porta, che in un primo momento rimane bloccata, la maniglia d'ottone si muove sopra e sotto, ma la soglia rimane serrata, io resto inibita dalla paura, ma con un'ingente spinta riesco ad aprirla, cadendo sul terreno, Bridget che ancora stava svolgendo il suo incarico, sentendo un tonfo, volge il suo sguardo su di me, mi fissa accuratamente, per poi scendere dalla scala, si sistema le forcine che sostengono lo chignon, scuote aggressivamente il grembiule e mi porge la mano, cerco di sollevarmi, anche se invano, e mi accascio nuovamente, improvvisamente Bridget dice "Signorina Lizzie, si sente bene, vuole che chiami vostro padre ? " prontamente mi rialzo, e sgrano gli occhi, " No Maggie, assolutamente, adesso non provo più dolore, e patisco meno il caldo, in ogni caso, ti ringrazio "in questo momento vorrei fuggire il più lontano possibile, ancora una volta l'ho chiamata con il nome della domestica precedente, ovvero Maggie, ero così affezionata a lei, che non posso dimenticarla, " mi scusi se mi permetto ma il mio nome è..." so già cosa vuole dire, e ha pienamente ragione, ma non ci posso fare niente è più forte di me " si Bridget, lo so qual'è il tuo vero nome, e mi scuso se a volte mescolo i nomi " mi sento così in colpa, anche se è una cosa sciocca, decido di non guardarla negli occhi, sarebbe troppo imbarazzante, e non potrei sopportarlo, adesso riguardando l' orologio mi rendo conto che sono le otto e quarantacinque, mio padre e mio zio oramai sono nel salottino a parlare da almeno un'ora, ma all'improvviso vedo Jhon alzarsi e abbottonare la giacca, li sento parlare "mi ha fatto davvero piacere conoscerti meglio Andrew" dice mio zio, con un sorriso smagliante e mio padre risponde dicendo con tono ponderato " per noi tutti è stato davvero un piacere averti qui, perciò tutta la famiglia Borden ti augura un buon viaggio " Jhon si incammina verso l'uscita, mentre mio padre lo guarda accigliato, a quanto pare era stato toccato un tasto dolente, una situazione già tesa si era aggravata a quanto pare, e poi mio padre aveva mentito dall'inizio alla fine, lui ha sempre odiato tutti i familiari della mamma, e non sopportava che qualcuno di loro venisse a fargli visita, vedo lo zio svoltare l'angolo e salire sulla carrozza, ruote in legno in diverse misure ferrate a caldo, stanghe e timoni in legno di frassino,archi in legno curvato per capote e tappezzeria color bordeaux, davvero incantevole, noi invece non ne abbiamo mai posseduta una, per la solita storia del risparmio, e poi mio padre ha sempre detto che era meglio andare a piedi. Poco dopo vedo mio padre Andrew lasciare la casa per la sua passeggiata mattutina. Solo adesso mi rendo conto che il mio abito è completamente lurido,infangato, devo essermi macchiata di terra quando sono caduta, cerco di ripulirmi, ma una macchia all'orlo della gonna non si vuole togliere, cerco sfregare, strofinare, ma non c'è niente da fare, credo che sia una macchia di vernice, rimango lì a guardare il mio abito per uno spazio di tempo che non saprei definire, gioco con il tessuto, credo che sia cotone, ma il colore è la cosa che preferisco in assoluto, è di un blu oltremare, che termina negli orli con un superbo pervinca, credo che ormai siano le nove passate, decido che è ora di tornare in casa, scruto in lontananza la stalla e dalla finestra vedo luccicare qualcosa, la vedo, è incastrata tra la legna, un enorme e agghiacciante ascia, il manico di legno impolverato la fa sembrare ancora più orripilante, mi allontano per scacciare quei pensieri che poco prima colmavano la mia mente, entrando mi ritrovo nel silenzio più totale, salendo al piano superiore vedo una luce provenire dalla camera da letto degli ospiti, sicuramente la signora Borden starà riordinando la stanza dopo la visita dello zio, potrei andare ad aiutarla ma al momento non ne ho voglia, perciò mi procuro tre pere dal vassoio e mi reco in soffitta, anche se il caldo è insostenibile. Intorno alle dieci e trenta sento mio padre che cerca di aprire la porta, ma non riesce ad aprire, allora bussa alla porta, Bridget va ad aprire la porta, ma trova la serratura inceppata, allora pronuncia chiaramente un imprecazione, in quel momento scendo le scale e mi godo la scena, è davvero esilarante, per questo mi lascio sfuggire una risata, Bridget mi guarda indispettita e sospettosa, non crederà mica che sia stata io a ingarbugliare la serratura, o forse si. Poco dopo riesce ad aprire e mio padre con viso austero, supera la soglia e con gli occhi di chi non ride e non sorride mai mi osserva e mi studia con lo sguardo, eppure ne avrebbe così tante di ragioni per essere felice, è un uomo facoltoso, che però vive un esistenza frugale, sobria e sventurata, la sua vita sembra così malinconica e il suo viso e solcato da rughe che rappresentano la sua sfortuna, il suo dolore, il suo sconforto, si rivolge a me con voce roca dicendo " Dove si trova Abby ? " io con fare aggraziato e soave gli rispondo " poco fa' è passato un messaggero, e ha consegnato alla signora Borden un telegramma" esito solo per un secondo per poi continuare " che la informava di una sua amica gravemente malata " mio padre mi guarda stranito, sa che sua moglie non ha molti amici e lui non era a conoscenza di questa amica spuntata fuori dal nulla, ma questo è solo un futile dettaglio, successivamente lo vedo dirigersi verso il salottino e concedersi un sonno tranquillo, senza appoggiare gli stivali sul divanetto, per non sgualcirlo, lo guardo con occhi spalancati ed attenti mentre si addormenta, per poi chiedere a Bridget " mia cara, so che in città hanno da poco inaugurato un nuovo grande magazzino, ti dispiacerebbe recarti " noto il suo viso sfinito e stremato, le sue braccia a penzoloni, e le sue gambe in bilico che tremano esauste " signorina, sono piuttosto stanca, a causa del servizio che ho svolto quest'oggi ,potrei riposare ? " annuisco e lei si dirige verso la sua camera, mi volto nuovamente verso la finestra notando che l'ascia non è più inserita nella legna, chi ma l'ha presa, spero che non pensino che sia stata io, non ne sarei capace, chissà forse potrei, forse sono una donna assetata di sangue e di vendetta,che vorrebbe sterminare tutti quelli che mi stanno attorno, probabilmente non è così, ma chi può dirlo, in fin dei conti nessuno si conosce davvero bene, fino in fondo. Poco dopo le undici, la tranquillità viene squarciata dalle mie urla, mi metto ad urlare fino a che non ho più fiato in petto " vieni giù presto, Bridget ! " lo ripeto ancora e ancora, vedo la cameriera che indossa le scarpe e sistema l'abito con voce angosciata dice " cosa è successo ? " la mia mente è un oceano in burrasca, niente ha più senso, tutto è diventato tenebroso e lugubre, " papà " mi astengo dal continuare, ma poi prendo fiato" papà e morto, qualcuno è entrato e l 'ha ucciso " mi volto, il mio viso è rigato dalle lacrime, dalla paura, dall'angoscia, dalla malinconia, uno sconforto che viene dritto dal cuore, lei vuole cercare di soccorrerlo ma io glielo impedisco e gli dico di chiamare il dottor Bowen, nel mentre, osservo il corpo inerte di mio padre, è accasciato sul divano nel piano di sotto del soggiorno, colpito 10 o 11 volte con un'arma . Uno dei suoi occhi è stato diviso in modo netto in due parti , sicuramente stava ancora dormendo quando è stato attaccato, è stato colpito con ferocia, il naso è stato tagliato via completamente. Le sue ferite ancora sanguinanti suggeriscono un attacco piuttosto recente. Il viso quasi irriconoscibile, solcato dal sangue, che gocciola impetuoso sui suoi abiti per finire sul pavimento, ma in realtà è dappertutto , sul divano , sulle pareti, su un quadro. Bridget intanto è arrivata a casa del dottore che però è fuori e la cameriera allora riferisce l'accaduto alla moglie del medico. " Il signor Borden è morto, l'hanno assassinato ! " entrambe si precipitano alla mia casa. La moglie del dottore le chiede preoccupata "dov'eri mentre facevano questo a tuo padre!? "rispondo che era andata nella stalla per cercare della latta per sistemare una delle porte della casa, i vicini si accorgono che sto piangendo allora chiamano la polizia, la mia vicina di casa, anche se avanti con gli anni e visibilmente corpulenta, corre in modo precipitoso verso la nostra casa e affannata dice " e tua madre ? Dov'è? " rispondo che non lo so, sono solamente a conoscenza del biglietto e dell'amica malata e nient'altro, la moglie del dottore ad un certo punto dice " e se fosse accaduto qualcosa anche a lei ? " la guardiamo preoccupate e la mia vicina dice " già, se avessero ucciso anche lei ? " io dico che mio padre non era di certo un uomo di buon cuore e nessuno godeva della sua stima, poteva avere qualche nemico, a interrompere il tutto è stato il dottor Bowen che è finalmente arrivato, l'unica cosa che al momento può fare è coprire il cadavere con un lenzuolo. Tra pianti e parole di sconforto, passano molti minuti prima che qualcuno si rechi al piano di sopra per controllare, alla fine , Briget e la mia vicina , la signora Churchill, salgono cautamente le scale, finchè delle grida non romperanno il silenzio, queste urla provengono dalla mia vicina , accorriamo immediatamente sul luogo, e nella camera degli ospiti , si scorge il cadavere di Abby Borden, riverso sul pavimento, in una pozza di sangue. Oramai casa Borden da una dimora malinconica e grigia, si è trasformata in una casa degli orrori, ricoperta dal sangue rosso dei miei cari. Questo è ciò che è successo, è quello che successe dopo che vi sorprenderà, un maledizione cadde sulla mia testa, proprio come l'ascia che cadde sulle teste dei miei genitori, un' efferata assassina o una dolce ragazza in pena, o come mi piace definirmi un diavolo che porta l'aureola, o un diavolo che porta in mano un ascia." Lizzie Borden prese un'accetta
e quaranta colpi diede alla madre;
quando vide quel che aveva fatto
quarantuno ne diede al padre. "
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, mi sono molto impegnato, e sono felice del risultato. Cordiali saluti da Albyfitzgerald.
STAI LEGGENDO
La maledizione di Lizzie Borden #Wattys2017
Paranormal"Lizzie Borden prese un'accetta e quaranta colpi diede alla madre;quando vide quel che aveva fatto quarantuno ne diede al padre ". Lizbeth Borden, per gli amici Liz, si trasferisce dalla sua città natale a Boston , per vivere nuove esperienze e sco...