Un secolo dopo...
22 Giugno 2017
Il sole scotta sulla pelle, mi ustiona le braccia che tengo salde sul volante, lo sguardo fisso sulla strada che si estende davanti a me, vorrei voltarmi e guardare Providence per l'ultima volta, il suo fondatore, Roger Williams, decise di darle questo nome in onore della " provvidenza misericordiosa di Dio" in un luogo dove due fiumi dolci si versano in uno salato, queste parole mi trasmettono quiete e tranquillità , che oramai sono sentimenti lontani e separati dalla mia vita, dalla mia intera esistenza. La tentazione è troppo forte, non riesco a trattenere l'emozione, le lacrime che scorrono come una pioggia torrenziale e solcano il mio viso avvilito, consumato dallo sconforto e dalla solitudine, mi volto violentemente,urtando la tappezzeria di pelle del mio sedile, provocandomi un dolore lancinante, pigramente apro gli occhi, cercando di focalizzarmi su ciò che è dietro di me, intravedo il campanile della First baptist church, ha un colore così bianco, che sembra riflettere la luce del sole, o meglio la luce di Dio, che ci scruta, ci osserva e parla attraverso i suoi profeti, i suoi discepoli, tutto ciò mi da un briciolo di speranza, che non siamo abbandonati a noi stessi, che c'è qualcuno che ci porge la mano per sollevarci dal nostro oblio, ma in fin dei conti è solo una consolazione illusoria, come tutte quelle che scaturiscono dalla bellezza, dalla gloria e dalla libertà. Decido che è ora di abbandonare il passato, i ricordi e tutto ciò che mi circonda, per vivere nuove esperienze, nuove realtà e riscoprire me stessa, ciò che ero un tempo, la giovane e intraprendente ragazza, che avrebbe lottato per la sua libertà e la sua indipendenza, tutto ciò che sognavo era realizzarmi, portare avanti la mia carriera, vivere un'appassionata e travolgente storia d'amore, in cui io stringevo con forza le sue spalle, lui avvicinava aggressivamente il mio volto al suo, e si accingeva a baciarmi con foga e io mi lasciavo coinvolgere dalla sua passione, fino a sfociare nell'atto carnale. I corpi si sarebbero scontrati l'uno contro l'altro sprigionando una forza più grande di noi, la lussuria. Ma tutto ciò non accade mai, erano soltanto degli sciocchi sogni oramai infranti, di una ragazza che credeva di conoscere tutto ma in realtà sapeva bene poco delle vita,ma è troppo tardi per tornare indietro, per cambiare ciò che accaduto,il tempo scorre velocemente, i giorni passano, i mesi corrono, fino a che l'orologio indicherà la nostra ora, l'ora della nostra fine. Ormai,sono troppo lontana da Providence, anche se volessi tornare indietro sarebbe impossibile, sfreccio sull'autostrada, ignorando i passanti che mi indicano e mi guardano straniti, decido che è ora di dare una svolta positiva a questa giornata, abbasso rapidamente il finestrino, il vento tra i capelli, che me li scompiglia totalmente, il sole che illumina beatamente il mio volto , riflettendosi nelle lenti degli occhiali da sole, mi sistemo il crop top, è bianco e nero , più corto davanti e lungo dietro, con tagli su entrambi i lati. L'abbottonatura e composta da zip in metallo davanti e bottoncini invisibili cuciti a mano sullo scollo del lato sinistro. Sento che la mia fronte gronda di sudore, ma continuo spedita per la mia strada, secondo i miei calcoli impiegherò circa un ora per arrivare a Boston, avventurandomi in una realtà a me sconosciuta, spero che tutto vada per il meglio, e soprattutto spero di trovare un impiego il più presto possibile, altrimenti la mia laurea rimarrà incorniciata e appesa al muro senza alcuna utilità , e poi non posso soggiornare in un albergo per sempre, essendomi distratta non mi accorgo di aver intrapreso la strada sbagliata, è davvero incredibile come all'età di trentun anni la mia mente sia ancora nelle nuvole, decido di fare retromarcia, e proseguo lungo la strada, ma ad un certo punto, compare davanti a me una donna, vedo spuntare la sua testa attraverso il vetro, cerco di rallentare, ma i freni sembrano quasi bloccati, potrei anche investirla se non riesco a fermarmi, sono a pochi metri da lei, improvvisamente un ricordo riaffiora , e come una lama taglia la mia mente, resto immobile, quasi impotente, ma ad un certo punto sento il corpo andare in fiamme, la testa diventa un macigno, mi contorco in un grido di dolore, lasciando il volante, ma dalle mie mani si sprigiona una forza sovrumana, impugno il volante e sfioro a distanza di pochi centimetri la donna, che arresa al suo destino, si è rannicchiata sulla strada, piange a dirotto, ma in quel momento non me ne preoccupo, e penso soltanto a quella specie di mano invisibile che mi ha guidato verso la retta via, ben presto mi sento in colpa, perciò decido di uscire dalla macchina, apro lo sportello e noto le mie vene che fremono ancora per la trepidazione, osservo il mio casio in acciaio resistente ed elegante, è un classico per gli orologi. Mi rendo conto che sono quasi le cinque del pomeriggio, e ho percorso solo poche miglia, accidenti a me e la mia distrazione, e poi mi chiedo ancora perché ho deciso di partire di pomeriggio di questo passo rischio di arrivare a notte fonda, le mie riflessioni vengo interrotte dai gemiti provenienti dinnanzi alla macchina, chiudo pacatamente lo sportello e mi sporgo verso la donna, la squadro dal basso verso l'alto, veste un abito corto fucsia con frange decorative, una profonda scollatura a "V" sul davanti, una cintura dorata con bottoni a pressione e chiusura con cerniera posteriore, indossa dei sandali con tacchi in raso del medesimo colore dell'abito, chiusura con cinturino alla caviglia, un dettaglio di fascette sulla tomaia con una spilla rivestita di strass, i suoi capelli biondo platino si snodano lungo le spalle in boccoli di oro liquido ,le incorniciano perfettamente il viso,e scendono accarezzando dolcemente le spalle e la schiena. Alza lo sguardo insicura, le sue mani tremavano freneticamente per lo sgomento, è smarrita,costernata direi persino angosciata, si alza a rilento, per non rischiare di cadere dai vertiginosi tacchi, e con la bocca impastata mi dice "per caso..." si blocca tossendo e barcollando leggermente, il suo alito ha un forte odore di alcool,e di qualcos'altro che non riesco a decifrare, credo che siano le Marlboro light che fuoriescono dalla sua borsetta, adagiata sulla strada, " per caso, tu sei quella svergognata che ha provato ad investirmi ?!" chiude gli occhi solo per un attimo per poi fissarmi attentamente " ti chiedo umilmente scusa, ma i freni si erano come bloccati allora..." lei mi blocca, appoggiando la sua mano sulla mia bocca, e stringendola tra le sue lunghe unghie, " non cercare di scusarti, il danno ormai è fatto, però se tu mi portassi ovunque tu stia andando te ne sarei davvero riconoscente" io la guardo smarrita, e mi rendo conto di quanto sia eccentrica, improvvisamente da dietro l' angolo spunta un uomo, il tipo è basso, dalla barba incolta, i capelli sono completamente assenti, ha una camicia del tutto aperta, che lascia vedere il suo corpo mingherlino, e appena ci nota, inizia a correre rapidamente, urlando "Candace, non hai ancora finito, non ti puoi sottrarre ai tuoi doveri e poi " si morde lentamente il labbro "sono pronto per un altro giro sulla ruota panoramica" la donna mi guarda e mi dice " forse sarebbe meglio andare, non credi ? " io annuisco e carico nel bagagliaio il suo borsone nero, credo che contenga tutti i suoi effetti personali, metto in moto il più velocemente possibile, quell'uomo continua a gridare in lontananza " Candace, Candace " rimaniamo per qualche minuto in silenzio, attraversiamo buona parte dell'autostrada e noto che adesso sono le sei, deciso di rompere il ghiaccio" perciò... il tuo nome è Candace " lei accavalla le gambe per nascondere l'intimo di pizzo bianco e si specchia nello specchietto retrovisore, estrae dalla borsetta un lucida labbra di un rosa molto sgargiante e inizia a passarlo sulle sue labbra dolcemente, ripeto la domanda, e lei quasi indispettita si volta e mi dice " si, io sono Candace Bowman, credo che tu abbia già capito quale sia la mia occupazione, perciò basta domande" effettivamente dal suo abbigliamento e da quell'uomo mezzo svestito lo avevo capito fin troppo bene, " allora, piacere il mio nome è Lizbeth Borden, per gli amici Liz "dopo aver pronunciato quella frase lascia cadere il lucida labbra sul sedile , e scoppia in una fragorosa risata " davvero ti chiami Lizbeth, ma che diavolo di nome è, credo che ti chiamerò ..." si porta la mano al mento" Lizzie, si è perfetto" nessuno mi aveva mai chiamato Lizzie, il ricordo che è riaffiorato in precedenza, mi torna alla mente, in fin dei conti non era un vero e proprio ricordo, ma un insieme di scene, qualcosa di lugubre e austero, vedo un'ascia illuminata dalla luce del sole che mi accecava, poi mi ritrovo a percorrere delle scale con l' ascia che ho visto poco prima, e poi una dozzina di colpi in testa a una donna, il sangue che schizza ovunque, il cranio che si spacca pezzo per pezzo, producendo un rumore terrificante, infine rimango lì seduta, a cavalcioni, sul corpo esanime di quella povera donna, "scusa se interrompo... qualsiasi cosa tu stia facendo, ma vorrei sapere la destinazione in cui sei diretta" mi risveglia da ciò a cui pensavo Candace, che con la sua voce squillante mi aveva fatto tornare alla realtà, "scusami, in ogni caso la destinazione è Boston" la vedo sorridere e abbassare il capo, noto che continua a scorrere insistentemente lo schermo del telefono, "scusami se sono indiscreta, ma cosa stai facendo ?" mi fulmina con lo sguardo per poi dire " si effettivamente sei un po' invadente, ma è anche giusto, stai portando nella tua macchina una donna che non conosci, comunque sto cercando di trovarti su internet o in qualche social network, ma sembri un fantasma" se sapesse ciò che ho vissuto capirebbe "qualche anno fa ho deciso di eliminare tutti i social network e di sparire completamente, in questo modo chi vuole contattarmi, può direttamente venire a parlare con me" sembra molto interessata da ciò che le dico, si sistema la scollatura, per non far erompere il suo prosperoso seno e dice "sappi che io al liceo ho frequentato un corso di psicologia, anche se non ero di certo un genio, però sei libera di parlare, signorina Borden" le sorrido e comincio a raccontare del divorzio dei miei genitori quando avevo solo quattordici anni, di mia madre che non era pronta ad accudirmi e mio padre che non voleva concederle il mantenimento, della rabbia che provavo nei confronti di mio padre perché lo ritenevo responsabile della loro separazione,ero una quattordicenne in crisi, che non sapeva quali erano le sue pianificazioni per il futuro, e pensava solo a deprimersi e ad ascoltare musica rinchiusa nel suo mondo, e infine gli racconto della morte di mio padre avvenuto due anni fa a causa di un cancro, che me lo ha portato via per sempre, e non ho potuto nemmeno dirgli che gli volevo bene. Dopo tutto ciò, vedo il mascara di Candace che si scioglie sul suo viso, ed è allora che scoppia in lacrime, e comincia a singhiozzare, recupera prontamente la borsetta, e cerca dei fazzoletti, ma escono fuori tutt'altro che i fazzoletti, oggetti che avrei preferito non vedere " Lizzie ... " continua a singhiozzare " la tua storia è stata... così commuovente" adesso il pianto si è trasformato in una lagna insopportabile, " si, ne prendo atto, ma adesso Candace ti prego riprenditi " la vedo soffiarsi il naso più volte per poi annuire, guardando la mappa impostata sul mio iPhone mi rendo conto che all'arrivo mancano pochi minuti, anche se si sono fatte quasi le sette, e il tempo non è dei migliori, anzi credo proprio che scoppierà una tempesta, le nuvole grigie e tenebrose si allineano una affianco all' altra, per poi occupare tutto il cielo, non credo che pioverà tra molto ma spero almeno di essere arrivata in albergo, ma è mai possibile che nel mese di Giugno sia ancora necessario usare l'ombrello. Improvvisamente, ci ritroviamo l'enorme scritta in metallo che enuncia il nome della città " Boston" dopo averla letta punto le superstar contro l' acceleratore e mi dirigo velocemente verso quella che sarà la città del mio nuovo inizio, ma una costante sensazione di inquietudine mi pervade, quasi come se mi sentissi osservata, per scacciare questi pensieri , accendo la radio a tutto volume e scuoto la testa a ritmo della canzone, d'ora in poi non mi fermerà più nessuno, la fenice rinasce dalle ceneri in tutto il suo splendore.
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La maledizione di Lizzie Borden #Wattys2017
Paranormal"Lizzie Borden prese un'accetta e quaranta colpi diede alla madre;quando vide quel che aveva fatto quarantuno ne diede al padre ". Lizbeth Borden, per gli amici Liz, si trasferisce dalla sua città natale a Boston , per vivere nuove esperienze e sco...