Capitolo 9

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24 Giugno 2017
Le parole di Veronique mi terrorizzano, non posso stare lontana da Christopher,specialmente adesso, dopo che mi ha baciata non posso allontanarlo tutto d'un tratto, " Liz, mi hai sentito ? " osservo gli scalini per non guardarla, " hai capito ciò che ti ho detto, stagli lontana !" sollevo la testa, e la vedo salire lungo gli scalini, " che aspetti a venire ?" mi alzo pigramente e la seguo, percorriamo una rampa di scale che sembra interminabile, fino ad arrivare ad una porta blindata, completamente in ferro, un lucchetto blocca la serratura, " ma è chiusa, come diavolo facciamo ad entrare ? " Veronique punta lo sguardo verso la porta, il lucchetto inizia a tremare, i suoi occhi mutano lentamente il colore, fino a trasformarsi in due sfere ricoperte d'oro, e la serratura si apre violentemente scaraventando il lucchetto sulle scale, apriamo cautamente la porta, e ci ritroviamo davanti un immensa sala suddivisa da immensi corridoi, creati dagli scaffali, sormontati da interminabili fascicoli e scatole, ogni sezione è divisa in base all'anno di appartenenza, " credo che sarebbe meglio dividersi, per riuscire a trovare il corridoio giusto" ci separiamo, allontanandoci in direzioni diverse, continuo ad osservare le sezioni, sembrano tutte uguali, se non fosse per la scritta dell'anno che le contraddistingue, di questo passo non lo troverò mai, perciò decido di togliermi i tacchi e continuare scalza, inizio a correre lungo i corridoi, ma ben presto mi perdo in quelle infinite distese di scaffali, e mi accascio per terra disperata, per poi guardare di fronte a me ed osservare la scritta " Veronique ho trovato la sezione dell'800..." non ricevo risposta " Veronique..." non posso aspettare, perciò mi rialzo e corro incontro alla libreria, mi dirigo verso la fine del corridoio, per poi trovare quello giusto, scorro tutti i dossier del 1892, finché non trovo il suo, lo sfilo dallo scaffale rapidamente, e lo leggo attentamente, nella prima pagina è registrata la data di arresto e l'incarcerazione, nelle pagine successive le testimonianze del processo e i capi di accusa, e infine l'ultima pagina risalente ad un anno dopo, ovvero la data del rilascio, lo apro completamente per controllare che non ci sia altro, e vedo cadere un foglio sul pavimento, tirandolo su mi rendo conto che è la lista delle visite, le uniche visite sono quelle della sorella Emma, tranne l'ultima, ovvero quella che precede il rilascio, il nome registrato è quello di Morgaine Pen draige, ovvero il corrispettivo di Morgana Pendragon, perciò la strega dai capelli rossi è venuta a trovarla, chiudo il fascicolo e inizio a correre per trovare Veronique, ma è come scomparsa, mi ritrovo all'entrata e sorpassando la libreria, la trovo stesa sul pavimento con gli occhi spalancati e le labbra serrate, ha le mani ustionate e non riesce a muoversi, accorro ad aiutarla, ma inciampo in dei fogli gettati sul pavimento, e su essi c'è scritto il nome che avevo precedentemente visto, provo a prenderli ma mi scotto, e ritiro immediatamente la mano " Liz non toccarli..." prova a rialzarsi " sono maledetti" la tiro su e la accompagno sino alla porta, per poi uscire ed incamminarci lungo le scale " mi puoi spiegare cosa ti è successo ? " ad un tratto si ferma a guardarmi, e si regge sul corrimano " ti ho sentito gridare di aver trovato il corridoio, e in quell'esatto momento ho sentito una profonda sensazione di sconforto, come se una forza oscura mi opprimesse, proveniva da uno degli scaffali, ho tirato fuori quel fascicolo e sfogliandolo le mani hanno iniziato a bruciare, come se prendessero fuoco e sono rimasta paralizzata sul pavimento" osservo le sue mani pulsare a causa del dolore" di chi era quel fascicolo ? " solleva lo sguardo e con aria cupa dice " Morgain... Pen Draige" perciò quel fascicolo era della strega dai capelli rossi " la donna che ha visitato Lizzie" dico allarmata, lei mi guarda come se sapesse già tutto " è uno degli innumerevoli nomi che usa la strega" ma il perché ci sia un fascicolo su di lei a Boston è davvero un mistero " Liz, devi assolutamente leggere le altre pagine del diario" dice Veronique con tono deciso, scendiamo lentamente le scale e arrivate alla fine ci ritroviamo davanti Joe Mitchelle " Lizbeth, spero che Natalie sia stata abbastanza esaustiva" annuisco e mi incammino verso la mia postazione, vedo Veronique uscire dalla porta sul retro, e Leslie dice curioso " chissà perchè la signora Ferguson ci teneva tanto a conoscerti" rispondo che non lo so davvero, lui mi invita a sedermi e continua con le domande "è un evento davvero strano, non è mai venuta a farci visita, io non sapevo nemmeno della sua esistenza " io scrollo le spalle, ed accendo il computer davanti a me, e l'agente Philips mi indica un ammasso di fogli, " questo è il caso che ti è stato assegnato, è davvero semplice, qualcosa di elementare a mio parere" lo fulmino con lo sguardo, e lui scoppia in una risata che mi fa salire ancora di più i nervi " cosa vorresti dire, che io non sono in grado di occuparmi di un caso di... omicidio ad esempio" conosco particolari che non vorrei sapere sugli omicidi, ignoro le sue scuse e inizio a sfogliarlo, ma lui mi strappa il foglio dalle mani ed inizia a leggere incrociando le gambe " l'imputata Lizbeth Andrew Borden è giudicata non colpevole dalla giuria, il processo è terminato" sentendo quelle parole, dei brividi mi salgono lungo la schiena sino a raggiungere il capo " scusa Leslie, potresti rileggere ? " lui annuisce e si schiarisce la voce " due macchine si sono scontrate in Commonwealth Avenue, nessuna vittima, ma uno dei due uomini alla guida vuole che l'altro lo risarcisca per i danni" ma non è ciò che ha detto prima, devo essermi immaginata tutto " bene, allora mi metto all'opera" sono decisamente scossa da ciò che è accaduto. Le ore passano rapidamente, mi ritrovo immediatamente alla pausa pranzo, mi alzo dalla sedia e mi sgranchisco le gambe, ma mentre lo faccio si avvicina Raul " Liz che ne diresti di andare a pranzo insieme, sarei lieto..." si interrompe per poi stringermi un fianco " di conoscerti meglio" non resisto alla sua voce affascinante e mi incammino con lui verso l'uscita, " sappi che sto uscendo con te, solo per dimenticare una persona " si volta verso di me e sfoggia il suo sorriso migliore " non sempre tutti mali vengono per nuocere, specialmente se hanno il mio viso, dolcezza" quell'ultima parola pronunciata, mi ricorda Christopher, ma cerco di trattenere le lacrime perciò rido sommessamente, apre la porta e mi fa andare per prima come un galantuomo, che ovviamente non è, entriamo nell'auto di servizio e lui dice " ti dispiace se mi cambio? " non riesco a rispondere che ha già iniziato a sbottonarsi la camicia, bottone per bottone, fin troppo lentamente, e dal sedile posteriore estrae unaT-Shirt con scollo a V nera decisamente aderente e casual, si sta per sbottonare i pantaloni ma io lo blocco poggiando erroneamente una mano su una coscia, e senza rendermene conto la stringo aggressivamente, " come preferisci" mi accarezza la mano che ritiro immediatamente sbattendo la fronte contro il finestrino, ridiamo entrambi, " caro signor Mendoza, sappia che io odio gli esibizionisti" e lui senza pensarci un attimo mi prende con forza da dietro le spalle, e avvicina il suo viso al mio, " ma io voglio mostrarti il mio spettacolo, e vedrai che tutto terminerà con i fuochi d'artificio" si stacca da me, io riprendo fiato e resto in silenzio fino al momento in cui raggiungiamo la destinazione, " allora...dove pranziamo ?" lui indica l'ultimo piano di un alto palazzo e poi dice " a casa mia, tesoro" scendo rapidamente dalla mia macchina, e sento il mio battito accelera man mano che saliamo le scale, finché non arriviamo al suo appartamento che è un vero disastro, ci sono abiti sparsi da per tutto, tra questi anche dei capi di intimo femminile, e la cucina è lurida come il tavolo su cui ci accomodiamo,ma guardarlo negli occhi mi distrae completamente dal resto" avresti potuto mettere un po in ordine prima del mio arrivo " dico a gran voce e lui mi risponde " e perché farlo, tanto sono solo un rimpiazzo, vero? " estrae dalla dispensa una pentola, e versa gli spaghetti all'interno " lo ammetto, ciò che ho detto è stato scorretto, ma non te la prenderai per così poco, spero " si volta a guardarmi e improvvisamente mi porta sulle spalle, e mi poggia lentamente sul divano " anche se non ti conosco fino in fondo, ciò che fai trasparire alla gente, fa capire tutto di te, per questo so che non volevi offendermi ma semplicemente punzecchiarmi" rimango stupita da quante cose sappia di me, anche se mi conosce da poco tempo ha già compreso tutto, sento il telefono vibrare nella mia tasca, sono tutti messaggi e telefonate di Christopher, che mi chiede che fine abbia fatto e se il nostro appuntamento sia annullato, Raul mi prende il telefono e lo scaraventa sull'ammasso di vestiti, si getta anche lui sul divano, mi tiene stretta accanto al suo petto e improvvisamente dice " perché non mi parli di te ? " inizio raccontandogli di quanto fossi buffa da piccola e del mio cambiamento radicale a causa del divorzio dei miei, del perché non parlavo con nessuno e non socializzavo, e che mi ero chiusa in me stessa, mentre racconto lui mi accarezza la testa per poi scendere pian piano verso la schiena , ad un certo punto sento la sua mano che preme contro i miei glutei per poi avvolgermi i fianchi, mi alzo improvvisamente tirandogli un pugno sul naso, vedendo il sangue che cola dalle sue narici l'eccitazione sale, perciò prendo la pentola che bolle sul fornello e verso l'acqua sul suo viso, le sue urla di dolore sono sublimi e alimentano la mia aggressività, perciò decido impulsivamente di colpire il suo viso con essa più e più volte, finché il sangue non inizia a colare sulla maglietta, perciò scaravento la pentola sul pavimento accorgendomi che il suo viso è completamente deformato e sanguinate, mi allontano gridando, recupero il telefono e corro via lungo le scale, abbandono quel palazzo speditamente, decido di tornare alla centrale a piedi, ma mentre mi incammino vedo Raul che esce stremato sul balcone e con la bocca piena di sangue dice " Liz... Liz aiutam..." perde l'equilibrio e lo vedo cadere dal balcone a grande velocità, per poi schiantarsi sulla strada, il sangue si diffonde da per tutto, degli schizzi finiscono sulle macchine e sui passanti, che accorrono terrorizzati ad aiutarlo, mentre io mi allontano dalla strada con il viso abbassato e l'espressione cupa, la mia sete di sangue cresce ogni giorno di più, la mia prima vittima si è appena scaraventata sulla strada, ma ho la netta sensazione che mieterò altre vite in futuro, un futuro piuttosto vicino sfortunatamente. Per strada chiamo Veronique e le parlo dell'accaduto con le lacrime agli occhi, "Liz, smetti immediatamente di piangere ed ascoltami, se ti fanno delle domande non rispondere se non sei in presenza di un avvocato e soprattutto stanne fuori" mi chiude la chiamata in faccia e io continuo il mio cammino, intravedo in lontananza la centrale e degli agenti sono radunati al di fuori di essa, li raggiungo e chiedo cosa sia successo e uno di loro mi dice " l'agente Mendoza è morto... è stato trovato davanti alla sua casa, si suppone che sia caduto dal balcone anche se ha un viso decisamente sfregiato per essere caduto di spalle" non continuo la conversazione ed entro nella centrale di polizia che è in completo subbuglio, Leslie mi raggiunge e dice " Liz per fortuna sei qui, mi dispiace tanto che il tuo primo giorno di lavoro ti trovi in una situazione del genere, sai cosa è successo vero ?" annuisco e proseguo verso la mia scrivania, improvvisamente davanti a me si presenta Prudence che dice " il capo la vuole vedere...ora" sottolinea con un tono di voce cupo l'ultima parola, e si dirige verso l'ufficio, io mi alzo lentamente e mentre cammino lungo la sala, mi sembra quasi che il tempo si sia fermato e nella mia testa sento una voce che continua a ripetere "Lizzie Borden prese un'accetta e quaranta colpi diede alla madre, quando vide quel che aveva fatto quarantuno ne diede al padre " arrivo nell'ufficio del capo del dipartimento, e per un momento al posto di Joe Mitchelle mi è sembrato quasi di vedere Lizzie, lui inzia a parlare dicendomi che mi hanno visto sulla scena dell'incidente, ma io non mi concentro su quelle parole e continuo ad ascoltare la frase che echeggia nella mia mente " Lizbeth mi sta sentendo, mi ha capito ? " senza rendermene conto sbatto la mano sulla scrivania e mi alzo in piedi " Joe,si ricorda di quella volta che mi parlò di Lizzie Borden..." lui annuisce " a quanto pare è tornata" prendo il suo tagliacarte e gli taglio la gola. Mi sveglio sobbalzando e finendo sul pavimento, sento l'acqua che bolle nella pentola, e guardando sul divano mi accorgo che Raul sta dormendo, era tutto un sogno, non ho ucciso nessuno, per ora almeno.

La maledizione di Lizzie Borden #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora