Capitolo 3

37 8 0
                                    

22 Giugno 2017
Le emozioni, i sentimenti, sono le debolezze di noi essere umani, normalmente mi tratterei, ma al momento non me ne importa minimamente, per tutto il tragitto ho cercato di conoscere meglio Candace, in fin dei conti non è così frivola, stravagante ed esibizionista come pensavo, al contrario è spontanea e schietta, e ne ha passate davvero tante nella sua vita, suo padre, un'uomo vile e meschino, la malmenava e abusava di lei, la madre, alcolizzata e squilibrata, con precedenti penali per estorsione e truffa, è stata assente per tutta la sua infanzia, è cresciuta in un ambiente malsano e insalubre, invece di germogliare come il fiore più incantevole è cresciuta in un ambiente pervaso da angoscia,sofferenza,disagio. Mi sento quasi in colpa, la mia fanciullezza è stata così serena, pacifica, tutti erano così ottimisti e speranzosi, pensavano che in futuro avrei raggiunto dei grandi traguardi e la mia famiglia sarebbe stata soddisfatta e orgogliosa di me, e di ciò che ero riuscita a fare, ricordo ancora le parole di mia madre " Liz, tu farai grandi cose nella tua vita, compierai imprese gloriose, e tutti i tuoi sogni, con impegno e costanza si realizzeranno, ma solo e soltanto se tu lo vorrai davvero" e io la guardavo con i miei grandi e angelici occhi da ragazzina, che aveva capito ben poco di quello che gli aveva riferito la mamma, ma le erano sembrate belle parole, perciò le tenne a mente, ero così innocente ed ingenua. " Lizzie, Lizzie ci sei, o hai di nuovo la testa tra le nuvole, Lizzie ? " le mie braccia grondano sudore, e sono completamente fradicie, cerco di asciugarmi sui miei jeans skinny a vita bassa, li guardo attentamente, sono di un nero slavato, con strappi " Lizzie, questa tua cattiva abitudine di perderti nel tuo mondo, mi fa salire i nervi, Lizzie mi stai ascoltando ? " sento le sue parole nelle mie orecchie ma è come se fossi incapace di rispondere, " scusa Candace, so che è una mia debolezza, ma non ci posso fare nulla, credo che dovrai farci un abitudine " sbuffa e scuote i suoi capelli in modo raffinato, come per snobbarmi e incrocia delicatamente le braccia, sarà anche vissuta nel degrado, ma è davvero una sbruffona " lo sai, sei davvero megalomane, vuoi solo pavoneggiarti e nient'altro" si volta verso di me e con uno sguardo provocatorio mi dice " mia cara, avrei preferito non dirlo, ma io ne ho conosciuti tanti di pazzoidi, ma tu di sicuro sei in cima alla classifica " in quelle parole sento disprezzo, perciò le tiro uno schiaffo, un colpo netto inferto usando la mano aperta, sento la sua pelle scottare sotto il mio tocco, una reminiscenza torna a galla, una pozza di sangue che cola sul pavimento, un grido di puro terrore, il viso di uomo sfigurato, in quel momento mi sembra di rivivere quella scena, torno in me, e dico " Candace, scusa non volevo ma io... " prima che io finisca di parlare mi arriva un pugno dritto in faccia, vedo le sue unghie maculate attraversarmi il viso, " me lo merito, hai pienamente ragione ti chiedo immensamente scusa " cerco di scusarmi in tutti i modi , e stranamente vedo candace scoppiare in un'assordante risata, " non ti preoccupare... sono abituata a ricevere schiaffi, di solito non sono in faccia ma... " la blocco ponendo la mia mano davanti al suo viso " non sono particolarmente interessata alle prestazioni con i tuoi... clienti " lei intanto continua a ridere. Sorvolando tutto ciò che è successo, apprendo che siamo arrivate quasi al centro della città, comincio ad intravedere i grattacieli che si stagliano fieri nella volta celeste, anche se siamo arrivate quasi un'ora più tardi del previsto, sono comunque eccitata e commossa, il nostro albergo è situato al centro della città così da poterci muovere con più facilità, il suo nome è Wilburn Boston Beacon hills hotel, le camere moderne sono dotate di WiFi gratuito, scrivania, TV a schermo piatto con canali premium e macchina per il caffè, le camere al piano superiore offrono la vista su Beacon Hill o sul Fiume Charles, la struttura comprende inoltre una piscina scoperta stagionale con terrazza solarium e sedie a sdraio, centro fitness, sale conferenze e business center, che cosa c'è di meglio se non questo. Ben presto si prostra davanti a noi un mastodontico edificio, la facciata è articolata da finestre e portali, altro elemento importante è l'apparato strutturale e decorativo archi, cornici marcapiano, cornicioni, paraste, lesene, colonne, fregi, un vero e proprio capolavoro, dalle finestre riesco anche ad intravedere le tende, sono opache alla luce, armatura a tela, caduta morbida, tessuto di lino color azzurro fumo con inserti grigio ardesia, davvero magnifiche, decido di scendere dalla macchina, per ammirare la reggia che ho davanti, e poi pensandoci su chiedo a Candace "ma come farai a pagare tutto questo " lei mi osserva con aria offesa, e aprendo lo sportello dice " sappi che il mio mestiere, frutta molti soldi " parcheggio la mia mustang, ma aprendo il bagagliaio fuoriescono tutte le valigie,compreso il borsone di Candace che comincia a strillare " lì dentro ci sono almeno quattrocento dollari se teniamo conto solo delle scarpe " per la curiosità apro rapidamente la cerniera e vengo abbagliata dalla luce proveniente da tutti gli strass e le pailletes incollate su abiti e scarpe, estraggo un abito aderente a maniche lunghe,color rosso carminio, rivestito interamente di paillettes, profonda scollatura sulla schiena con bordo in silicone, con cerniera nascosta dietro, " l'obiettivo di questo abito è aiutare le donne a mostrare la loro fiducia ed eleganza attraverso di esso " la guardo consapevole che ciò di cui sta parlando è tutta una farsa " o meglio, con l'obbiettivo di attirare più uomini ed essere visibile anche a notte fonda per non essere presa sotto da una macchina, di nuovo " compare un broncio sul suo viso, che la fa sembrare ancora più infantile, ma lei sembra divertirsi, perciò pur di non essere nuovamente picchiata da quelle sue unghie, di gusto discutibile, cerco di ridere anche io. Chiudo la cerniera della borsa, recupero le valigie dalla strada, e mi incammino sul marciapiede, credo che per favorire l'ingresso, le due porte dell'atrio si aprono automaticamente, alla reception il receptionist è girato di spalle e cerca una chiave per chissà quale camera, " mi scusi se appoggio " prendo un respiro per la troppa fatica " delle valigie sul tavolo ma ... " improvvisamente si gira guarda diritto e davanti si ritrova me, che grondo completamente di sudore, i suoi seducenti occhi verdi mi studiano con lo sguardo, le persone con gli occhi verdi sono considerate particolarmente affascinanti e misteriose, e lui lo è, e come se lo è,un corpo slanciato ma non troppo muscoloso,ma quanto basta e le mani, belle affusolate,trasmettono un non so che di sensuale, mentre la sua camminata è sicura, senza incertezze, " se stai conversando con qualcuno devi guardarlo negli occhi , dolcezza " l'incanto è finito, appena ha aperto bocca, " nessuno può chiamarmi dolcezza, prima di avermi assaggiata, tesoro " marco con il tono di voce l'ultima parola, lui intanto si passa la mano nei suoi soffici e sinuosi capelli castano cioccolato, " la gattina ha tirato fuori gli artigli, perchè non mi graffi il corpo, allora " lo farei con piacere, se potessi, ma non bisogna mostrasi deboli davanti a queste provocazioni " ti graffio io le parti basse, se non la smetti di parlottare e borbottare con chiunque passa, invece di darli la chiave " dice Candace a gran voce, puntandogli contro una delle sue vistose unghie " altrimenti che fai, mi ficchi un tacco nell'occhio ? " si è creata un'aria di sfida, perciò Candace lascia cadere il borsone, e poggia le mani sul bancone, " sentimi bene, marmocchio cresciuto troppo in fretta, se fosse neccessario oltre al tacco nell'occhio, la mano con cui continui a toccarti i capelli, te la sistemo dove so io " sul suo viso compare un misto di terrore e disgusto, e io dico " ci potresti dire il numero della nostra camere ? " e lui balbettando e abbottonandosi la giacca di un rosso sgargiante dice " la ... la vostra camera è la 112 " Candace sfacciata si arrampica sul bancone, mettendo in bella vista la sua biancheria, e mostrando il suo décolleté al receptionist, prende la chiave dal tabellone a cui era affissa, per poi scendere dall'altro lato e strisciare il suo didietro contro i pantaloni di lui, all'improvviso un agghiacciante urlo parte dal ragazzo che si piega in due, a quanto pare Candace gliel'ha tirato davvero il calcio nelle parti basse, ma credo proprio che con il tacco che si ritrova abbia fatto davvero male, ma gli dico " la prossima volta cerca di fare meno lo sbruffone" e contemporaneamente io e Candace diciamo " dolcezza " intanto il resto della gente dell'atrio ci guarda intimorita da ciò che abbiamo fatto, " non ti preoccupare Lizzie, non è né la prima né l'ultima volta che ti guarderanno, e poi non siamo cattive e che ci disegnano così " scoppiamo entrambe in una risata, " ma aspetta Candace, tu non hai pagato per il tuo soggiorno " mi guarda con sguardo furtivo e mi dice " era questa la mia intenzione, oltre a tirare calci a raffica, ovviamente". Ci dirigiamo verso la nostra camera, credo che ormai si sia fatta sera, ma io non ho né la voglia ne il coraggio di scendere al piano di sotto ed entrare nella sala da pranzo, perciò credo questa volta resterò in camera a dormire, la chiave della stanza fa fatica ad aprire la serratura, perciò io e Candace decidiamo di spingere insieme, e con nostra sorpresa riusciamo ad aprire la porta, la camera è decisamente spaziosa, credo che saremo costrette a dormire insieme, nel letto matrimoniale " per te... va bene, se dormiamo insieme, nello stesso letto intendo ? " Candace intanto si è già accomodata sul letto e sta iniziando a spogliarsi " tesoro, non mi sono mai posta problemi nel dormire con nessuno" mi ricordo solo adesso che tipo di vita vive " bene, allora dovremmo cercare di adattarci, inizio a disporre i vestiti nell'armadio" nel mentre lei si è tolta l'abito rimanendo mezza nuda " non sarebbe meglio indossare un pigiama, Candace ? " scende lentamente dal letto, e si sfila i tacchi " giusto, ho una vestaglia di seta, rosa confetto, con gli orli completamente ricoperto di piume, potrei indossare quella ? " non vorrà davvero indossare un capo così stravagante, " bene, io credo che farò un giro nell'hotel, giusto per dare un'occhiata " sembra non ascoltarmi più, essendosi infilata le auricolari, si è messa a saltare ripetutamente sul letto, cantando a squarciagola, sarebbe meglio uscire mi dico. Apro lentamente la porta, dirigendomi lungo il buio corridoio, illuminato soltanto da qualche luce ad intermittenza, all'improvviso sento un rumore assordante, come di vetri rotti, mi rendo conto che una delle lampadine si è fulminata, comincio ad accelerare il passo, ma mentre percorro il corridoio tutte le lampadine cominciano a spegnersi come un effetto domino, inizio a correre, continuando a guardare dietro di me, ad un certo punto, sento qualcosa che mi blocca il passaggio, allora atterro sul pavimento, ciò che mi impedisce di passare, è una delle ospiti dell'albergo, i suoi occhi, piccoli smeraldi che brillano nel buio, pelle bianca come la neve in pieno inverno, labbra carnose, rosse come una pozza di sangue, lunghi e lucenti capelli neri, che terminano con dei boccoli scuri come la notte, mi osserva con sguardo di superiorità, poggia le sue sottili mani sull' elegante tailleur nero, con manica a tre quarti " mi scusi tanto, ma improvvisamente le luci si sono spente tutte allora... " i suoi occhi rassicuranti mi fanno tacere, lei prende fiato e dice " mia cara, non ti preoccupare, può succedere, ma sta più attenta a dove cammini, o finirai per intralciare il cammino a qualcuno " rimango con le labbra serrate, mi sorpassa lentamente, mentre la vedo allontanarsi, le lampadine si riaccendono una ad una, come per magia, si volta nuovamente per osservarmi con sguardo provocante, per poi scomparire nel buio, uno strano incontro, per davvero, mi rialzo e la osservo andare via, un flashback attraversa la mia mente, vedo la stessa donna che ho osservato prima, indossa un lungo e antiquato abito, lavorato a mano, si slega il lungo e scuro mantello dal collo, e mi osserva con sguardo inquisitorio, questi improvvisi ricordi di cui non conosco la provenienza popolano la mia mente da mesi ormai, tutto ciò che ricordo, non è mai accaduto nella realtà, è tutto come un déjà vu, o delle reminiscenze di una vita passata, a tutta la storia della reincarnazione non ci ho mai creduto, ma comincio a dubitare delle mie stesse convinzioni. Finalmente arrivò all'atrio, in cui la luce proveniente dal grande e lussuoso lampadario illumina l'intera stanza, in questo momento ho bisogno di più luce possibile, all'improvviso da dietro le mie spalle ricompare quello sciocco receptionist, " a proposito il mio nome è Christopher... Christopher Richardson" lo dice con timidezza, quasi paura che anche io gli faccia del male " nome importante, per un omuncolo come te " dico, e lui risponde con un sorriso arrogante " avanti, lo vedo come mi guardi , mia cara vampira " allude al mio trucco e al mio abbigliamento di colore nero, ma come diavolo si permette " innanzitutto il mio nome è Liz, secondo anche se io non indosso i tacchi posso fare molto male " sembra non essere più spaventato , anzi è spavaldo e cerca di attirare l'attenzione " bene, Liz ? " credo che voglia sapere il mio cognome, troppe domande, mi da così incredibilmente fastidio questo suo lato  " Lizbeth Borden, e basta con queste domande " mi mette una mano sulla spalla, stringendola in modo rassicurante " per qualsiasi non esitare a chiamarmi, vampira..." si schiarisce la voce " volevo dire Liz " gli pesto un piede, e mi incammino nuovamente, con la coda dell'occhio, lo vedo sorridere. Mi dirigo verso il giardino circostante,apro le porte scorrevoli in vetro, mi ritrovo sola, a passeggiare sul bordo della piscina, una delle sedie a sdraio è aperta, allora decido di sedermi, scruto la luna in ogni sua sfaccettatura, ammirando le sue rotondità e la sua lucentezza, e la vedo riflettersi nelle acque limpide della piscina, perciò mi sporgo su essa, all'improvviso, mi ritraggo finendo sul pavimento ricoperto di piastrelle e sbatto la testa sulla sdraio, ho visto chiaramente, una figura umana, o almeno credo, emergere dalla piscina, una donna, dai lunghi capelli bruni, un abito di diverse tonalità di blu, il sangue le sgorgava tumultuoso sul viso, ma l'aspetto che più mi ha terrorizzato e angosciato, e che è aveva il mio viso, mi rialzo cautamente, sporgendomi su un lato della piscina, ma tutto è scomparso, tutto tranne una macchia sulla mia mano, una specie di marchio indelebile, come se fosse stato fatto utilizzando il fuoco, provo a toccarla, ma il dolore è esorbitante, è come se stessi toccando delle fiamme, la ferita comincia ad espandersi, cerco qualcosa con cui bloccarla, ma rimango lì, stesa per terra, senza sapere che fare, incapace di chiamare aiuto. Poco dopo, una finestra si apre lentamente, e dalla balconata, esce una donna, indossa una lunga vestaglia di velluto color borgogna , ha i capelli raccolti, anche se in modo scompigliato, mostra finalmente il suo viso, ma è la donna in cui mi sono a abbattuta precedentemente in corridoio, mi punta il dito contro, e mi invita ad entrare nella sua camera, io esito, ma cedo alla curiosità, e mi incammino verso l'ignoto.

La maledizione di Lizzie Borden #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora