CAPITOLO 11

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Dopo un po' si sentì bussare alla porta della camera, in cui stavamo io e il mio amico. Era Luciano.
«Allora, avete fatto?» Domandò mio fratello.
«NO.» Rispose Andrea, seccato.
«Okay, non alterarti Andrè!»
«Scendi giù e rimanici fin quando non scendo io.» Gli ordinò Andrea, con tono autoritario.
Andrea, a quel punto, non ricevette risposta, così gli dissi: «Ma ti vuoi calmare?»
«Vai fuori, devo vestirmi.» Mi rispose lui.
«Sì, vado fuori... anzi raggiungo gli altri.» Gli dissi, guardandolo un po' male.
«Dovevi tenermi la porta.»
«Ecco, l'hai detto! Dovevo. E poi hai le chiavi.»

Aprii la porta della camera, tolsi le chavi dalla serratura, gliele porsi e me ne andai sbattendo la porta.

Scesi al piano di sotto e Luisa mi chiese: «Cos'è successo? Perché ci avete messo così tanto tempo?»
«Non è successo niente, quello è lunatico a volte.» Le risposi, riferendomi ad Andrea.
«Dai, avete litigato?»
«Non lo so.»
«Sì risolverà tutto, fidati. Diglielo anche tu, Anna!» Esclamò Luisa, cercando di incoraggiarmi.
«Infatti Ale, ha ragione Luisa, e poi non potete buttare all'aria un'amicizia durata anni! È da stupidi.» Aggiunse Anna Maria.
«Ho capito. Comunque non penso di rimanere con voi a mangiare la pizza.» Risposi.
Ad un certo punto, Andrea gridò: «No, tu vai. Rimango a casa io, che forse sono di troppo.»
«Basta! Che vi prende!?» Chiese Luciano, seccato.
«Tu non sei stato interpellato.» Gli rispose Andrea, urlando per farsi sentire, visto che si trovava ancora in camera della madre, al piano superiore.
«Andrea, posso sapere cos'hai contro di me? Se dobbiamo litigare, scendi giù, così parliamo faccia a faccia.» Disse Luciano, abbastanza alterato.

Andrea scese le scale velocemente.

Non potevo crederci.

Cosa aveva appena fatto il mio amico?

Luciano aveva il labbro spaccato e il naso un po' sanguinante.

Andrea gli aveva tirato un pugno.

Non l'avevo mai visto così arrabbiato.

Luciano era a terra con la mano sul naso.

Io cercavo di tenere Andrea lontano da mio fratello, il più possibile, Luisa invece, con l'aiuto di Raffaele, che era appena sceso dalla camera di Andrea, riuscirono ad accompagnare sotto braccio mio fratello sul divano, visto che era abbastanza scosso dall'accaduto.
Anna Maria era corsa a casa mia a prendere dell'ovatta e del disinfettante.

Non capivo più niente.

Cosa cazzo aveva Andrea, quella sera? Non sembrava proprio che fosse lui, sembrava totalmente un'altra persona, era come se fosse posseduto!

Anna era tornata con un po' di ovatta e del disinfettante in mano e mi dissolse dai miei pensieri, dicendomi di aver preso tutto l'occorrente e subito dopo mi avvicinai a mio fratello, chiedendogli come stesse, ma lui mi guardò in modo stufato e mi mostrò il bianco fazzoletto che aveva messo sulle sue labbra spaccate, e vidi che si era colorato di rosso: era sangue.

A quel punto, presi tutto ciò che mi aveva portato Anna Maria, versai un po' di disinfettante su dell'ovatta e delicatamente poggiai quest'ultima inzuppata, sulle labbra leggermente sanguinanti, di Luciano.
Subito dopo aver fatto ciò, sentii un lamento: «Ah!»
«Scusami Lu, ti brucia?» Gli chiesi.
«No, è che hai premuto troppo, ma tranquilla, è passato.» Mi rassicurò.
«Il tuo naso?»
«Non sanguina, fa solo male.»
«Aspetta, prendo del ghiaccio!» Esclamai.
Non attesi una sua risposta e mi precipitai velocemente a prendere del ghiaccio, dal freezer di Andrea, successivamente, lo avvolsi in un tovagliolo di carta, raggiunsi mio fratello e glielo poggiai delicatamente sul suo naso.

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QUELL'INQUILINO DAGLI OCCHI VERDI ||Marco Leonardi||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora