CAPITOLO 12

143 29 8
                                    


Dopo circa un quarto d'ora, si sentì aprire il portone di casa del mio migliore amico: era sua madre che stava entrando in casa.

Come immaginavo, si mise ad urlare, con tono abbastanza sconvolto, la seguente frase: «Cosa cavolo è successo qui?!»
Alla sua domanda, nessuno rispose e tutti abbassammo il capo, guardando a terra.

Successivamente, la signora ripeté la domanda in tono leggermente più calmo, così Andrea decise di parlare, raccontandole tutto l'accaduto, sottolineando che era stata tutta colpa sua.
Sentendo questo, la madre ci disse gentilmente di tornare ognuno a casa propria, così ce ne andammo tutti a casa mia, tranne Andrea, ovviamente.

Sapevo che lei avrebbe messo in punizione Andrea; in fondo se lo meritava, ma un po' mi dispiaceva.

Arrivammo davanti casa mia, tirai fuori le chiavi dalla tasca dei pantaloni, la infilai nella serratura ed infine aprii il portone.
Raffaele salì per primo le tre rampe di scale, mentre a seguire c'eravamo tutti noi.
Arrivammo di sopra; Luciano si mise sul divano, che successivamente spostammo vicino il cancello, dove dietro di esso c'erano le scale, per creare più spazio. A mio fratello fortunatamente, non sanguinavano più le sue labbra, e il suo naso faceva meno male rispetto a prima, anche se era rimasto rosso, per via del pugno.
Luisa, si diresse nella stanza dove ho tutti i miei libri scolastici e tutte le mie cianfrusaglie, per prendere un microfono a giocattolo ancora funzionante, che ho da quando ero piccola. Lo prese perché aveva voglia di cantare, come tutti gli altri.

Cari lettori, dovete sapere che quando questi pazzi (Anna, Luisa e Raffaele) vengono a casa mia, prendono sempre il microfono e cantano, anzi gridano come esauriti.
Quasi sempre Raffaele alza il citofono e ci grida attraverso, facendo brutte figure con la gente che passa, sentendo tutte le cose che dice. I passanti, pensano che sia io, ma lasciamo stare.
Una volta, Raffaele aprì una finestra e gridò "Ciao bella tettona!" ad una signora che si era fermata quasi sotto casa mia a fumare una sigaretta.
Adesso non sto qui a raccontarvi tutte le figuraccie che mi fanno fare questi pazzi, perciò, torniamo a noi.

Quella sera, facemmo le stesse cose che ho elencato prima.

Si era fatto tardi, erano circa le 21:30 e avevamo fame, poiché non avevamo ancora cenato, quindi decisi di cucinare il riso già pronto, che sta nelle bustine. Preparai quello ai quattro formaggi, mettendo tre bustine nella pentola, visto che eravamo cinque persone ed erano due porzioni a bustina.

Mentre io stavo ai fornelli, Anna Maria e Luisa apparecchiavano, Luciano stava sul divano e Raffaele cantava come un matto. Che manicomio!
Ero sicura che non sarebbe avanzato neanche un po' di riso, infatti fu così.
Mentre stavamo cenando, mi arrivò una telefonata: era mia madre.
*Inizio telefonata*
«Ale, io non tornerò stanotte, ho avuto un imprevisto al lavoro. Non starai da sola, ci sarà tuo fratello che starà con te.» Disse mia madre.
«Va bene mamma, comunque sono a casa nostra con i miei amici e Luciano, e abbiamo appena finito di mangiare. Possono rimanere anche loro a dormire?» Le chiesi.
«Dove mettiamo altre quattro persone?»
«Sono altre tre, perchè non c'è Andrea.» Le risposi.
«È lo stesso, non abbiamo altri letti in più!» Mi fece notare.
«Non abbiamo dei sacchi a pelo?»
«Soltanto due.»
«Sicuramente Luisa ne avrà uno. Se lei ne portasse uno, e due li abbiamo noi, possono restare?» Le chiesi.
«Va bene, però fate i bravi e non fatemi trovare la casa distrutta!» Mi disse scherzosamente.
«Sì mamma, tranquilla.» Risposi sorridendo.
«Buonanotte a domani.»
«Notte mamma!»
*Fine telefonata*

Vi piace? Se vi va, lasciate una stellina!⭐

QUELL'INQUILINO DAGLI OCCHI VERDI ||Marco Leonardi||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora