The unexpected event

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26 luglio 2016
Demi's pov.
Sono davanti allo specchio del camerino. Solito rituale. Mi sto dicendo delle frasi d'incoragiamento, come sempre, non che io ne abbia bisogno, il palco è la mia casa, non ne ho il minimo timore, e, devo ammetterlo,questo completino in pizzo nero mi fascia perfettamente la vita, il sedere, il seno.  Mi chino un istante per accarezzare Batman, oggi è particolarmente euforico, mentre io, mi sento...come se dovesse accadere qualcosa. E non riesco a capire, se si tratta di qualcosa di positivo o negativo. A fermare i miei angoscianti pensieri, interviene Nick, che entra nel camerino per informarmi del fatto che, dobbiamo risalire sul palco.  Anche lui oggi è strano, come se... "Nicholas, non è che mi nascondi qualcosa?". Non è mai stato tanto bravo a mentire, mai, specialmente per il fatto che, lo conosco molto bene. Ma, in generale, non sono una alla quale si può nascondere qualcosa, sono troppo attenta ai comportamenti delle persone,  e lui è una persona che mi è molto vicina. Infatti, si limita a fare uno dei suoi sorrisetti, quelli che fa quando lo becco. Evidentemente, ha capito che, se pronunciasse una minima parola, riuscirei a capire tutto. Fatto sta, che continuo a non capire, cosa deve succedere.

*********

E circa dieci minuti  dopo, eccolo.
L'evento inaspettato, ciò che Nick aveva da dascondere, l'incarnazione del mio presentimento, e dell'angoscia che mi ha assalito da stamattina.
Joseph Adam Jonas.

No okay, sto scheranzando. Non facciamola così drammatica. A dirla tutta...il guaio è che, appena mette piede sul palco, il mio cuore comincia a battere a mille. Avrei scommesso si trattasse di un suo sosia, fin quando non inizia ad intonare la nostra canzone.
È la nostra canzone.
Mi porto le mani al petto in un gesto che finisce con il sembrare molto teatrale, e che tra qualche minuto mi pentirò di aver fatto, dato che, probabilmente mi ha fatto apparire molto ridicola. È sempre stato il re delle sorprese. I gesti plateali fanno parte di lui, come gli abiti eccentrici, l'euforismo  e...me. Mi rendo conto che lo sto fissando, e che, avrei potuto intonare la mia parte della canzone già da un po', quindi lo interrompo, cominciando a cantare, e noto un sorriso a metà tra la rassegnazione e l'ammirazione sul suo viso, si allontana di qualche passo da me, e istanti dopo, ci ritroviamo a cantare insieme, andando uno verso l'altra, come facemmo nove anni fa la prima volta, e, come facciamo praticamente ogni volta che cantiamo questa canzone, come se quella coreografia fosse schematicamente nella nostra testa. Ma, per quanto mi riguarda, non c'è niente di schematico in quest'esibizione. È...magica, spontanea, sincera, e...semplicemente noi. Tutto quello che siamo e sempre saremo. La canzone esprime alla perfezione il nostro rapporto, strano pensarlo, dato che è stata scritta quando, "noi" non esistevamo neanche. Ma siamo "esattamente dove speravamo di essere", e io ritrovo me stessa ogni volta che sono con lui. Beh...nei momenti già belli, sia chiaro. Lui non...

La canzone è finita, e ancora non ho potuto neanche sfiorarlo, devo fare qualcosa per rimediare, non importa cosa penserà la platea, mi avvicino, e lui mi precede, capendo le mie intenzioni, mi strige a sè con un braccio, abbastanza tempo da far apparire un ampio sorriso sul mio volto, e da farmi capire che questo non è un sogno, questo non sia un sogno avuto dopo un'abbondondante pizza party. È lui. È vero. Ed è qui. Per me. Il suo profumo è lo stesso da sempre. D'altronde, è il profumo dei Jonas, il mio preferito in assoluto. Poi, realizzo di dover scendere dal palco. E devo aspettare fino alla fine del concerto, per poter avere qualche minuto per parlargli. Dato che, tempo tra uno stacco e l'altro non ne trovo.
Appena finito il concerto, mi guardo attorno, e realizzo, che probabilmente, è già andato via. Ma non importa, se non ha sentito il bisogno di salutarmi...va bene così. Sono ancora dietro le quinte, e vedo, almeno, il mio migliore amico.
"Nicholas! Dovevi dirmelo! Se mi fossi dimenticata le parole!?", lui alza lo sguardo verso di me, stranamente più serio del solito "Mh? Ah, per favore Demi, sappiamo che conosci, o meglio, conoscete quella canzone come se fosse la colonna sonora della vostra vita...e lo è.", fa un sorriso sarcastico, poi, forse si rende conto di essere appena stato scontroso, e sospira "Scusa, sono stanco. Ci vediamo domani mattina,e ne parliamo quanto vuoi.", mi da un bacio sulla fronte, e va via in uno spazio di tempo talmente breve che mi impedisce totalmente di chiedergli se sapesse dove fosse andato Joe. Ma, da quel che ho capito, non avrebbe apprezzato la domanda, quindi mi rassegno e vado verso il mio camerino. Appena apro la porta, lo trovo lì. È seduto sulla poltrona accanto al muro, perfettamente parallela alla porta, ed ha un mazzo di rose nere e bianche in mano, le mie preferite. Mazzo di rose dal quale distoglie lo sguardo, appena mi vede entrare, "Joseph..." è tutto ciò che mi esce dalle labbra. Lui sta per dire qualcosa, si è alzato ed ha le labbra socchiuse, non so se non trovi le parole oppure, semplicemente, si aspetti che sia io a dire qualcosa. Ma le parole mi sembrano superflue, abbiamo parlato così tanto negli ultimi anni, di quanto siamo importanti l'uno per l'altra, e sono stufa delle parole. Mi chiudo la porta alle spalle, e mi avvicino a lui, non so dirvi se i miei movimenti siano lenti o veloci, ma sono più che sicura che non lasciassero traperare incomprensioni. Io e il mio corpo sappiamo cosa vogliamo. Vogliamo lui.
Ed è di lui del quale voglio accertarmi il possesso, quando mi avvinghio al suo collo, e guardandolo un breve attimo negli occhi, prima di chiuderli, annullo le distanze tra di noi del tutto. Quelle distanze che sembrano esser state lì da troppo tempo, quel muro che si era elevato tra noi, spezzato, distrutto, una volta e...per sempre.
Appena ricambia il bacio, so che è scattato qualcosa in lui, qualcosa di, davvero, davvero...diverso. Non penso mi abbia mai baciato così. Spingo a terra il mazzo di fiori che impediva ai nostri corpi di avvicinarsi, e lascio che Joseph mi prenda in braccio, mi avvinghio a lui con le gambe, e mi rendo conto, di non avere più alcun controllo, ora è lui a gestire la situazione.
Attimi dopo, il mio completino di scena in pizzo nero è a terra, insieme al mio intimo, e alla mia lucidità.

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