50. Una nuova speranza

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La bambina Rinata giaceva a terra, sembrava crogiolarsi nel suo stesso sangue. Gli occhi neri che caratterizzavano gli zombie erano più spenti di quanto non lo fossero mai stati in precedenza.
Lidia era sdraiata sul freddo pavimento del magazzino abbandonato. Il suo respiro irregolare ed accelerato lasciava trapelare la paura ed il dolore della ragazza. A terra, vicino a lei, il sangue imbrattava le suole degli altri quattro presenti. Tutto quel sangue fuoriusciva dalla notevole ferita a forma di morso sulla gamba pallida di Lidia, urlante per il dolore.
Thomas ed Erick le stavano fermando l'emorragia con degli asciugamani trovati in mezzo ai tanti inutili oggetti di quel posto. Il primo stava premendo la stoffa sullo stinco di Lidia, mentre il secondo stava semplicemente strappando l'orlo del vestitino color crema di Clara. La bambina aveva gentilmente offerto parte del suo vestiario come garza improvvisata: aveva dichiarato di sapere come ci si sente, nessuno avrebbe dovuto soffrire in quel modo.
Sembrava andare tutto bene, quando Lidia lanciò di nuovo un urlo. Thomas si fermò, indeciso sul da farsi.
<< Sta' tranquilla, non ti succederà niente. Non può essere peggio di ora.>> Erick tentò di rincuorare la ragazza sanguinante, ma neanche lui sapeva se disperarsi o continuare a fare ciò che stava facendo. Di sicuro, per lui, Max ed il suo amico biondo non c'era rischio di contagio: erano tutti mutanti. Ma lei, Lidia...
<< Ascolta, non impazzirai. Andrà tutto per il meglio se stiamo insieme, okay?!>> le disse Thomas con tono dolce. La ragazza annuì e chiuse gli occhi, pronta a sopportare il dolore.
I due ragazzi vicino a lei, strinsero le bende provvisorie sulla ferita. Una macchia di sangue proruppe nel color crema dell'orlo del vestito. Dopo la procedura medica, Max, Thomas ed Erick fabbricarono una specie di barella con una vecchia branda di un letto, con sopra dei vecchi stracci. In quel magazzino c'era di tutto.
Se ne andarono da lì con Lidia coricata sul metallo dell'intelaiatura del letto, trascinata da tutti gli altri amici, tranne Clara che guardava tutto con una sicurezza sconcertante, quasi come se non avesse cinque anni, bensì dieci. Appena furono usciti dal portone del magazzino abbandonato, la luce illuminò le loro iridi, tingendole di colori più accesi del solito. Ma ciò che davvero li fece felici fu la vicinanza della collina su cui si ergeva un piccolo gruppo di edifici in legno. Il villaggio di sopravvissuti!
I cinque si rimisero in cammino. Erick, Thomas e Max si tiravano appresso la barella. Ad un tratto, il ragazzo biondo si distaccò dai suoi amici e disse loro che doveva parlare con Lidia, che sarebbe tornato subito. Gli altri due sorrisero dolcemente, con una certa pietà, annuendo. Thomas si diresse verso la branda che si muoveva lentamente sul terreno. Lidia stava conversando con Clara.
<<...ma dopo un po' non mi ha più fatto male! Vedrai, sarà così anche per te!>> stava dicendo la piccola, quando il ragazzo biondo la interruppe.
<< Ehi, vedo che hai fatto tornare il sorriso a Lidia! Wow, questo è un talento, considerando il muso lungo che ha di solito!>> la bambina rise, Lidia fece una smorfia per trattenere gli sbuffi di divertimento.
<< Però adesso ho bisogno di parlare con lei da solo. Solo per cinque minuti, poi te la rendo, okay?>> continuò Thomas. Clarabelle alzò in alto la mano con le dita spiegate verso l'alto.
<< Cinque minuti.>> disse. Il ragazzo biondo le mostrò il pollice alzato. Appena la bambina se ne fu andata, lui incominciò a camminare piano dietro alla barella.
<< Ehi, piccola. Come va con la ferita?>> avrebbe voluto mantenere un tono vivo ed allegro, ma nonostante gli sforzi non ci riusciva. Lidia se ne accorse, perciò abbozzò un sorrisetto.
<< Mi fa meno male, anche se non mi preoccupo molto per quello.>> rispose lei, mentre i suoi occhi si tingevano di una tristezza oscura e contagiosa.
<< Lo so, lo so. Se ci fosse un modo, ti giuro, lo troverei a costo della mia stessa vita. Ma... Ascolta, non diventerai un mostro, questo te lo prometto. Sai che mantengo sempre le mie promesse.>> la guardò con tutta la sicurezza che riuscì a far colare dal suo animo gonfio di dolore e paura. Gli occhi di Lidia si offuscarono per le lacrime pronte a fuoriuscire; si morse il labbro inferiore per non piangere. Thomas se ne accorse, perciò si precipitò più vicino a lei e la baciò. Lei lo spinse via infuriata.
<< Che fai? Vuoi ammalarti pure tu?>> gli disse, quasi sul punto di picchiarlo, se necessario.
<< Lo sai che essendo un mutante non posso contrarre la malattia. Non vorrei fosse così, almeno potrei capirti, comprendere il tuo dolore e...>> ribatté lui, ma subito Lidia gli lanciò uno sguardo carico di dolcezza. Scosse la testa e rispose: << Non lo dire neanche per scherzo! Sapere che sei immune mi rende meno triste.>>
Thomas si sporse di nuovo verso di lei e le lasciò una carezza sulla guancia, prima di tornare da Erick e Max per trainare la barella.
<< Com'è andata?>> chiese il primo, con un sorriso forzato.
<< Non saprei...>> sospirò il ragazzo biondo << Lo sai che è infetta. Io...io non so come farò senza di lei...>> stava per piangere, ma il suo amico fece in tempo ad evitarlo dicendo: << Lei non impazzirà. Al villaggio troveranno qualcosa, magari non una cura completa, forse anche solo un composto che rallenterà il processo.>>
<< Sarà così, amico. Sarà così.>> lo rassicurò nuovamente Max.
Dopo quel triste discorso, decisero che avrebbero fatto silenzio. Un'ora passò così, camminando a bocca chiusa, senza accorgersi di aver scalato la collina. Dopo poco, gli occhi di Max scorsero un enorme muro di pietra, che correva in circolo, a cingere un gruppo di edifici. Non c'era neanche una porta davanti a loro, ma le loro urla di gioia si propagarono comunque nell'aria. Passato quel momento di euforia, notarono una campanella che sporgeva da un buco nella pietra delle mura. Erick si fece coraggio e la suonò. Il trillo da esso provocata risuonò intorno a loro, ma niente e nessuno apparve. Dopo pochi secondi, un rettangolo grande quanto il palmo di una mano, si aprì nel muro. Un occhio blu apparve dietro il foro. I cinque ragazzi si avvicinarono, accorgendosi che dei fucili erano spuntati da altri rettangoli nella pietra.
<< Come vi chiamate? Chi siete?>> una voce femminile, a cui probabilmente apparteneva l'occhio, si diffuse nei dintorni.
<< I nostri nomi sono Max, Thomas, Lidia, Clara ed io sono Erick>> si presentò lui, indicando i suoi amici corrispondenti al nome appena pronunciato.
<< Feriti o/e infetti?>> chiese la donna attraverso il muro. I ragazzi non sapevano se dire la verità o meno.
<< Non siamo infetti, la ragazza in barella si è solo ferita cadendo.>> fu Thomas a rispondere alla domanda. La pupilla dell'occhio blu dietro il rettangolo si spostò su Lidia.
<< Non vi credo, per questo faremo degli esami che proponiamo a tutti i nuovi arrivati. Se non opporrete resistenza andrà tutto bene!>> la donna attivò qualcosa. Un enorme quadrato si aprì al centro del muro.

Ciao! Okay, ho aggiornato un po' prima del previsto! Lo so che è un capitolo parecchio noioso, ma questi capitoli saranno dedicati alla descrizione del villaggio, dato che è un po' complicato. Comunque, mi scuso ancora per non essermi fatta viva in questi giorni!
Ringrazio tanto tanto my_love_is_Percy, non perché mi segue più di altri, bensì perché non avrei mai pensato che proseguisse con la lettura della mia storia, invece... Grazie!😘
Bye bye!
ILTSASID7🌈

Preferiresti morire   ( #Wattys2017 )   (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora