Capitolo 3🖇

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Canzone: A sky full of stars. (Coldplay.)🌟

Nel tragitto verso casa inizio a pensare. Penso che non voglio pensare più a niente. Non voglio più pensare alla mia vita in Argentina, al mio passato, a quel giorno, a come la mia vita sia cambiata così radicalmente. Non voglio più vivere con la testa nel passato, perché voglio godermi il presente. Voglio assaporare tutti i cambiamenti che sono stata in grado di accogliere dentro me stessa, voglio assaporare la nuova me. Staccare per un po da questa città mi può aver fatto soltanto bene e i risultati si sono visti. Trascorrere tre mesi a Milano è stata una benedizione, un'esperienza completamente nuova che, ho dovuto affrontare da sola. Ho dovuto imparare a confrontarmi con me stessa, mi son dovuta rimboccare le maniche, ho dovuto soffrire e versare tante lacrime. Ma in fondo è così che si raggiungono gli obbiettivi, giusto? Ci si deve mettere all'opera e continuare il proprio percorso in silenzio, senza lamentarsi, soffrendo internamente. Almeno per me ha funzionato. Mi considero una persona nuova e più matura rispetto ad un anno fa, mi considero rinata, più consapevole e più sicura delle mie capacità, anche se su quest'ultimo punto devo ancora lavorarci. Con la testa appoggiata al finestrino della macchina del mio migliore amico, lascio vagare la mia mente verso orizzonti sconosciuti. Una brusca frenata mi riporta alla realtà. "Beh? Magari la prossima volta pensa a guardare dove vai, anziché mandare messaggi vocali su whatsapp, coglione." Grida Cecilia rivolgendosi all'autista della macchina che le ha tagliato la strada. "Mamma, potresti evitare di far emergere la camionista che è in te, quando siamo in macchina con altre persone?" dice Marco alzando gli occhi al cielo. "Ma Marco, ormai Emma e Anna fanno parte della famiglia, quindi lasciami esprimere la vera me senza contestare quello che faccio" gli risponde prontamente sua madre. La sua frase mi fa nascere un sorriso che non appariva da tanto tempo sulle mie labbra screpolate. 'Parte della famiglia.' E' così tanto bello sentirselo dire, anche se magari l'ha detto senza pensarci. Tanto le cose più belle sono quelle inaspettate, non quelle preparate, imparate a memoria e poi ripetute per avere qualcosa in cambio. Le cose più belle vengono dette senza pensarci, per sorprenderti, per farti nascere un sorriso, come quello che ho io in questo momento stampato in faccia. Cecilia parcheggia sotto uno dei tanti alberi del nostro cortile per lasciare la macchina al fresco e, tutti e quattro, ci dirigiamo verso i nostri appartamenti. Durante il tragitto mi giro e vedo che Marco sta osservando Emma. Oggi a scuola me ne sono accorta delle occhiate che le lanciava, ma la mia migliore amica sembrava del tutto indifferente. Mi è sembrato molto strano perchè conosco quel tipo di sguardo. E' lo stesso sguardo che io rivolgevo a Simone l'anno scorso, come se fosse stata la cosa più bella che mi fosse capitata. Devo essermi persa qualcosa in questi tre mesi di assenza, perciò credo che una bella conversazione con il mio migliore amico, sia d'obbligo. Mentre salgo le scale per arrivare al mio portone, sento qualcuno stringermi il polso costringendomi a voltarmi. "Lo sai che è solo un cretino per il quale non ne vale proprio la pena vero?" "Lo so, Emma. Tranquilla è tutto apposto, è stato solo un momento di debolezza. Grazie come sempre" rispondo abbracciando la mia migliore amica. "Se hai bisogno, mi trovi al piano di sotto lo sai" conclude mentre se ne va facendomi l'occhiolino. Le sorrido prima di girare la chiave dentro la serratura del portone di casa mia. Da quando sono arrivata qui a Roma vivo con le mie due zie paterne che mi hanno accolta come fossi la loro figlia. Anzi anche in modo più caloroso di quanto mi aspettassi. Appena entrata grido "Sono a casaaaa" con il mio solito timbro di voce che farebbe impazzire chiunque da quanto è squillante. Non ricevo risposta quindi capisco subito che sono entrambe ancora a lavoro, e tutto ciò mi viene confermato da un post-it attaccato al frigorifero: 'Annabelle vedi che siamo a lavoro e nessuna delle due torna per pranzo, in caso ti venga fame c'è della pasta rimasta da ieri sera da riscaldare. Un bacio, a più tardi.' Butto il bigliettino nel cestino. Meglio così, mi piace avere la casa tutta per me per un paio d'ore, immersa nel silenzio. Mi piace trascorrere un po di tempo da sola, a pensare, a rilassarmi senza avere nessuno che mi gira attorno. Mi verso l'aranciata in un bicchiere e mi metto una piccola porzione di pasta nel piatto. Non ho molta fame. Per riuscire a perdere peso quest'estate ho dovuto diminuire le porzioni e alla fine mi sono abituata a piccole dosi di cibo per ogni pasto. Non ho più tanto appetito come l'anno scorso, quando non mangiavo tanto per fame ma perchè ero nervosa e in ansia. Dopo aver finito di pranzare, lavo il mio piatto, il mio bicchiere e le posate e metto in ordine la cucina. Dopodiché vado nella mia camera e, mentre cerco di sistemare il nodo che si è formato alle mie cuffiette mi addormento.

Un boato, delle urla, il buio.

Non riesco più a vedere nulla. Un minuto prima ero tranquilla a leggere nella mia cantina e, il minuto dopo più niente. Solo un grande fracasso e un dolore atroce alla testa. Sono caduta? Cosa è successo? Dove sono tutti gli altri? Perchè le sirene non hanno suonato come al solito?

Mi sveglio di soprassalto, con le lacrime che sgorgano come una fontana dai miei occhi rossi e con le mani viola. Mi succede sempre quando mi sveglio dopo i miei brutti sogni che, nell'ultimo periodo, sono diventati sempre più frequenti. Mi giro per guardare la sveglia e vedo che sono le 18. Ma quanto ho dormito? Respiro profondamente e decido di andare a farmi una doccia. Finiranno mai questi incubi o mi perseguiteranno per tutta la mia vita? E' questo che mi chiedo mentre lascio che l'acqua bollente scorra sulla mia pelle facendomi sentire molto meglio, rigenerando il mio corpo e curando tutte le ferite, per quanto sia possibile. Dopo circa mezz'ora decido di uscire ed asciugarmi anche se lascio i capelli bagnati, dopo averli legati in una coda alta. Mi sono stancata di stare in casa perciò decido di uscire dalla finestra della mia camera, salire la piccola scala a chiocciola e sedermi al 'solito posto' come lo chiamiamo io, Emma e Marco. Si tratta di un piccolo spazio simile ad una terrazza, che è situato sopra il tetto del condominio, con tre sedie che abbiamo portato noi e altri oggetti che ci dimentichiamo ogni volta che ci saliamo. Decido di sdraiarmi al centro del piccolo spazio e iniziare a osservare sopra di me. Io mi chiedo, vi siete mai soffermati almeno una volta ad osservare il cielo? Non intendo avvicinarsi alla finestra della propria camera, guardare per un attimo in alto e affermare con finta sicurezza 'oggi pioverà'. Che poi alla fine neanche piove e quindi non siamo neanche lontanamente buoni osservatori di ciò che ci circonda. Io intendo guardare e non vedere. Siamo tutti capaci di alzare gli occhi e vedere che il cielo è azzurro o è macchiato di grigio a causa di grosse nuvole sparpagliate qua e là. Ma chi è davvero capace di cogliere con gli occhi ciò che gli altri non riescono neanche aprendosi completamente al mondo a percepire? I miei occhi azzurri vagano per quelli che sono interminabili minuti su quella distesa celeste colorata di rosa, perché si sta avvicinando il momento del tramonto. Dopo un po di tempo però, mi sono costretta a chiudere gli occhi e a fare un respiro profondo. Tutto quello spazio infinito mi spaventa, mi fa boccheggiare. Mi fanno paura le cose che non hanno una fine, perchè sono stata abituata al fatto che, prima o poi, sia le cose belle che quelle brutte, finiscano. Può una cosa così semplice e allo stesso modo così bella essere così infinita? Riesco solo a chiedermi come sia possibile che non l'abbia notato prima. Qualcosa di così immenso che sia dato così per scontato. Un paradosso, un'assurdità, vero? Mentre mi alzo, scossa dai miei pensieri, penso che magari alla fine somiglio proprio tanto al cielo: sono sempre presente nella vita degli altri, ma questi ultimi neanche si soffermano a guardarmi, a capirmi, ad osservare le sfumature dei miei occhi, del mio carattere. Vengo semplicemente data per scontata. Magari succede così. Fai scoperte così belle che nemmeno te ne accorgi. Magari mi è successo proprio questo; mi sono persa a guardare il cielo, come Marco si perde a guardare Emma. Succede così, noi non lo sappiamo, non ce ne accorgiamo. Succede e basta e noi possiamo solo stare a guardare.

SPAZIO AUTRICE:

Ciao a tutti, ho aspettato il terzo capitolo per fare lo spazio autrice, perchè volevo vi concentraste esclusivamente sul testo senza avere una distrazione a fine pagina. Detto questo spero che per ora la storia vi piaccia, andando avanti si scopriranno molte cose e la trama diventerà più complicata. Inoltre a breve farà l'apparizione un personaggio che sarà MOOLTO importante nei meccanismi della storia. Perciò continuate a leggere, commentare e votare e, se avete qualche suggerimento per rendere migliore il tutto, non esitate a scrivermi.

Un bacio,

CRISS.

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