Capitolo 4🖇

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"Io non so come sia possibile che non vi ricordiate neanche i polinomi. Le tabelline le sapete o dobbiamo fare un ripasso anche di quelle?"

Bel modo di iniziare la giornata. La mia prof di matematica che ci sgrida perché non abbiamo fatto niente quest'estate; ma perché lei ha fatto qualcosa?

"Non posso continuare a ripetere le cose che si fanno in seconda media, oggi pomeriggio aprite il vostro bellissimo libro e vi ripassate l'argomento, così già da domani posso chiedervi qualcosa." Si alza un mormorio di disapprovazione che fa sorridere la nostra professoressa. Stronza.

Non so per quale dono di Dio, ma finalmente dopo due lunghissime ore la campanella suona e tutti tiriamo un gran sospiro di sollievo. Per oggi è andata, ce l'abbiamo fatta. Essendo il momento dell'intervallo tutti ci alziamo dai nostri posti e chiedo a Emma di accompagnarmi ai distributori per prendere una bottiglietta d'acqua dato che ho finito la mia. E' settembre ci sono più di trenta gradi e, a parer mio e di tutti gli altri studenti, dovrebbe essere illegale venire a scuola con questo caldo. Stavamo giusto per uscire dalla porta dell'aula quando qualcuno ci si piazza davanti.

"Bene, bene. Le due sorelline giocano a fare le modelle. Non me l'aspettavo. Ma come si dice? Anno nuovo vita nuova. Mi sta bene, però lasciamelo dire, mi manca tanto la grossa e cicciona Anna, quella ragazzina con l'apparecchio e qualche chilo di troppo che piangeva ogni volta che aprivo bocca. La preferivo in quel modo, mi piaceva la vecchia Annabelle." Sa di aver fatto centro. Sa di aver toccato un punto sensibile del mio cuore, della mia anima, un tasto dolente, il mio passato. In questo momento vorrei piangere, vorrei esplodere, sfogarmi e andarmene per sempre da lì. Ma non renderò vana la mia esperienza a Milano. Perciò prendo un respiro profondo e sferro il mio colpo. Il primo di una lunga serie.

"Forse ti piaceva la vecchia Annabelle perchè avevi bisogno di attirare l'attenzione su di te prendendo in giro una povera ragazzina indifesa. Beh, ti aggiorno. Quella ragazzina non esiste più, non potrai più giocare con lei. Quindi vedi di trovare un altro modo di attirare l'attenzione oltre ad indossare quella roba, perchè Annabelle la cicciona non c'è più." Finisco il mio monologo senza fiato e con i battiti del cuore acceleratissimi. Non ci posso credere. Ce l'ho fatta. Ho tenuto testa a Maya e il suo sguardo basso me lo conferma. Adesso si che piangerei, ma per la gioia. Dopo tre anni ce l'ho fatta, meglio tardi che mai. Ma che poi stavo pensando a come sono cambiate le cose...

Io e Maya ci conosciamo dalla prima media. Ero arrivata da un anno o poco meno in Italia e non avevo ancora fatto amicizia con nessuno. In classe con noi c'erano anche Emma e Marco, ma la prima amica che ho avuto è stata proprio Maya. Bassina, lentiggini, neanche un filo di trucco, capelli liscissimi e molto lunghi, occhi verdi, davvero bella nella sua semplicità. Io ero soltanto una sopravvissuta. Avevo il terrore negli occhi che rimanevano sempre lucidi perchè ero pronta a piangere per ogni cosa, le occhiaie per le notti insonni, tante piccole cicatrici e tanta voglia di trovare un'amica che mi stesse sempre accanto. Per il primo anno è stato così. Abbiamo legato tantissimo, stavamo sempre insieme, studiavamo insieme, andavamo interrogate insieme. Abbiamo condiviso tutto in quei 365 giorni. Poi qualcosa è cambiato, lei è cambiata. Non le bastavo più io, non le bastava quel 'noi'. Voleva di più, voleva essere famosa, voleva la popolarità. Era accecata dalla luce della fama. Ma a cosa serve essere popolari se si è marci dentro? Non vale la pena cambiare per una cosa così futile. Che poi io mi chiedo, a cosa serve esattamente? Entri in un gruppo di persone definite popolari ok. E poi che succede? Si fumano due sigarette, si resta in centro fino a mattina ridendo e scherzando e poi? Poi finisce tutto. Quelli che vengono definiti 'amici' ti voltano le spalle e tu ti ritrovi sola. Ok ti conosce tutta Roma, sei popolare e tutto quello che vuoi. Ma a cosa serve essere conosciuta se rimani da sola? Questo almeno è ciò che penso io, ma è più che evidente che la pensiamo in modo diverso. Più semplicemente non volevamo le stesse cose e le nostre strade si sono divise. O almeno speravo si fossero divise. Dal secondo anno delle medie lei ha iniziato a prendermi in giro, a ridicolizzarmi agli occhi di tutti. Ha tirato fuori anche i miei più profondi segreti che le avevo detto. Mi ero fidata, la consideravo una sorella, il mio lieto fine. Ma le favole non esistono e lei non ha perso tempo a far di me il suo giocattolino personale. Ero debole, fragile, non avevo la forza di ribellarmi alle sue continue prese in giro, ai suoi dispetti. Ed è stato così che ho legato con Emma e Marco. Loro mi sono sempre stati accanto, nel bene e nel male. Mi sono stati accanto mentre piangevo dicendo che ne avevo abbastanza, quando perdevo la calma e soffrivo di attacchi di panico, quando la notte avevo gli incubi e ci riunivamo al solito posto. Sempre. Sono stati il mio per sempre e lo saranno ancora per molto tempo. Più o meno finché non si stancheranno di me, perché io sarò sempre al loro fianco.

Il suono della campanella interrompe il mio viale dei ricordi e ritorno alla mia schifosa realtà. Settembre non mi è mai dispiaciuto come mese. La scuola è in continuo fermento: matricole che si perdono in giro perchè non trovano i bagni, professori alla ricerca delle loro nuove classi, alunni di tutte le età sovreccitati per i loro nuovi compagni di banco, per le nuove merendine inserite nei distributori. Io invece non sono per niente contenta di essere tornata in questo posto. Tranne per una cosa, o per meglio dire per una persona. Sarò anche migliorata quest'estate, avrò acquisito più sicurezza, più autostima, ma non l'ho dimenticato. Mi manca il respiro solo a pensarci. Ma non posso farci nulla. Posso solo continuare a guardarlo vagare per i corridoi, magari ridendo, magari non pensandomi minimamente. Lo so che sono stupida ma il mio cuore ha deciso così e, dato che in questo momento ha più potere della mia testa, ho deciso di assecondarlo, di essere irrazionale per una volta.

La giornata alla fine passa in fretta e ho deciso di invitare Marco e Emma a studiare a casa mia. Non c'è nessuno e ho bisogno di compagnia in giornate come questa. Ho proprio voglia di festeggiare.
"Voglio una pizza e non ho voglia di cucinare" sbuffo rivolgendomi ai miei migliori amici.
"Perfetto, Marco che ne dici di andare a comprare tre pizze da mangiare in giro?" continua il mio discorso Emma facendo gli occhi dolci a Marco e sporgendo il labbro inferiore.
"Eh va bene. Non ce la faccio più a stare con voi ragazze, siete crudeli, devo fare sempre tutto io. Quando hai detto che arriva tuo fratello, miss faccia da cucciolo?" chiede a Emma alzando gli occhi al cielo.
"Ah già vero, mio fratello. Me ne ero completamente dimenticata, che strano. Comunque arriva questo sabato in tarda serata e mia zia mi accompagnerà all'aeroporto." Io e Marco annuiamo all'unisono e mentre lui va a comprare le pizze io prendo posto su una panchina, abbastanza grande per tre persone. Stavo pensando a questa storia dell'arrivo del fratello di Emma. Non so molte cose su di lui, perché quando sono arrivata qui a Roma lui era già a Los Angeles per fare uno stage di recitazione, a quanto ho capito. So che si chiama Luca, è un aspirante attore ed è bravo a cantare. Dalle foto che ha Emma appese in camera ho visto che ha i capelli biondi e gli occhi azzurri come la sorella. Hanno la stessa età, ma so che Emma è nata un paio di minuti prima perché se ne vanta da sempre. I loro genitori si sono trasferiti a Los Angeles appunto per seguire il figlio che, all'epoca era solo un bambino, e anche se adesso sta tornando in Italia loro non hanno intenzione di prendere un aereo per atterrare a Roma. In poche parole si sono innamorati della bella città statunitense. Non li biasimo, deve essere bellissima. Emma mi ha raccontato che il fratello sta tornando in Italia non per sua volontà, ma per i suoi genitori. In quest'ultimo anno ha fatto cose che non avrebbe dovuto fare, perciò per punirlo l'hanno rispedito qui. Non penso che andremo molto d'accordo da come me l'ha descritto Emma. Ma nella vita non si sa mai, magari diventeremo buoni amici e manderemo lui a comprare le pizze con cui adesso sta uscendo Marco dal panificio.
"Quanto ci hai messo! Avremmo fatto prima a prepararla noi" lo rimprovera Emma usando un tono abbastanza alto.
"Beh, la prossima vacci tu e ti cronometro, sapientina" sbuffa Marco nella sua direzione.
"Ma voi due state sempre a punzecchiarvi? E io che pensavo che fosse cambiato qualcosa dalla mia partenza a Milano" li sgrido mentre addento la prima fetta della mia pizza. Oddio, aspettavo questo momento da tutto il giorno, avevo una fame assurda e il rumore emesso dal mio stomaco me lo conferma.
Dopo essersi scambiati varie occhiate abbastanza sospette mi risponde Emma "E cosa dovrebbe essere cambiato? No, niente. Assolutamente niente Annabelle non dire sciocchezze" conclude con una risatina nervosa, mentre Marco alza gli occhi al cielo.
Ok, tra questi due era successo qualcosa ed io ero più che intenzionata a smascherarli. Almeno non avrei pensato per un po' ai miei problemi.
Proprio mentre stavo per alzarmi dalla panchina vedo Simone sull'altro lato della strada. Continua a camminare e ad un certo punto si ferma, si gira e punta i suoi occhi su di me. Per un po' mantengo il contatto visivo, poi non ce la faccio più arrossisco e abbasso gli occhi. Che scena patetica. Alzo lo sguardo verso di lui e vedo che mi sta ancora guardando. Non capisco cosa voglia dirmi, sono confusa. Vorrei che la smettesse di guardarmi, mi mette a disagio. Come se mi leggesse nel pensiero mi lancia un ultimo sguardo che riesce a bruciarmi la pelle, sorride e se ne va, lasciandomi ancorav una volta con mille pensieri in testa e una gran voglia di piangere.
Spazio autrice:
Non è un messaggio importante, però volevo solo consigliarvi di leggere il capitolo con "Sign of the Times" come ho fatto io scrivendolo.
Per quanto riguarda la storia spero vi stia piacendo, già nel prossimo capitolo entrerà in scena il famoso fratello di Emma, forse. Vi lascio con la suspense, continuate a leggere. Un bacio,
Criiss

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