XI

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XI

Niente.

Ecco cosa sentiva Psyche in quel momento.
La sua mente era sgombra da qualsiasi pensiero, vuota. Non riusciva nemmeno a sentire il suo corpo, o a muoverlo. Riusciva solamente a vedere il bianco opaco della pistola a laser che le era puntata contro e la sua canna rettangolare dai riverberi rossastri. Qualcosa dentro di lei le diceva che quell'oggetto aveva un significato, ma non riusciva a ricordarlo.
Non riusciva a ricordare nulla.

Poi, l'eco di una voce che pareva lontanissima la sfiorò. Cercò di ascoltarla meglio, tendendosi verso di lei. Le sembrava familiare, anche se non riusciva a capire che cosa stesse dicendo. Improvvisamente, la voce esplose nella sua testa come un fuoco d'artificio nelle tenebre più buie.

"Psyche!", gridò C-5.

La giovane sbatté le palpebre ed espirò. Il Fornitore era ancora davanti a lei, la fronte sempre corrucciata, la pistola puntata verso di lei.
Quanto tempo era passato?

"Psyche ci sei?", le chiese il cyborg più dolcemente.

"", rispose lei, confusa.
"Cazzo, che spavento", disse la voce dentro alla sua testa senza mezzi termini.

"Cosa è successo?", gli domandò lei, la mente d'un tratto piena di pensieri.

"Credo tu sia rimasta paralizzata dalla pau..."

Il commento del cyborg fu coperto dalla voce del Fornitore:
«Chi ti ha mandato?», esordì, furibondo.
Sembrava non aver notato nulla di strano. Non erano passati che una manciata di secondi.

"Che gli dico?!", domandò Psyche, il panico che cominciava ad attanagliarle le viscere.

"Stai calma. La pistola è scarica, si vede da un miglio", la rassicurò lui con voce ferma.

"Non vedi che la spia rossa è fissa? Quando è carica è spenta"
La sua affermazione ebbe l'effetto voluto: Psyche si rilassò un poco.

"Ora", ordinò il cyborg, in tono calmo e allo stesso tempo deciso, "digli esattamente quello che ti dirò"

«Non mi ha mandato nessuno», rispose la ragazza, copiando per filo e per segno quello che le veniva detto.
Mentre parlava, si rese conto che la sua voce risuonava tranquilla e controllata. Esattamente l'opposto di come si sentiva dentro.

«Sono qui per comprare un sonnifero.»
Il Fornitore non si mosse di un millimetro:
«Allora perché mi hai aiutato con il mobile?», domandò, duro.

«Solo perché ti ho dato una mano tu sospetti di me?», chiese Psyche sotto la guida del cyborg.
Il ragazzo annuì.

«Ma è assurdo!», esclamò lei.
Non ci fu bisogno che si fingesse incredula: lo era davvero. Tutto quello che voleva fare era una gentilezza e ora invece della gratitudine si era guadagnata una pistola puntata in fronte.

«Perno? E' così che ti chiami giusto?», domandò.
«Sì», rispose il ragazzo.
Aveva disteso la fronte, quasi iniziasse a dubitare anche lui delle sue stesse reazioni. L'arma, però, continuava ad essere tesa verso di lei.

«Guardami. Ti sembro una minaccia? Sono solo una stup... una ragazza disperata che non riesce a farsi una dormita decente e che non ha abbastanza soldi per comprarsi un sonnifero»

"Stupida?!", esclamò Psyche, infastidita

"Ti sembra il momento adatto per fare i capricci?", la riprese il cyborg, "E poi guarda, sta abboccando".

Psyche prese mentalmente nota di discuterne più tardi e guardò il Fornitore. Effettivamente C-5 aveva ragione: stava abbassando l'arma.

«Va bene», disse il ragazzo. Sembrava quasi imbarazzato.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 26, 2017 ⏰

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