«Non si slacciano!»

15K 134 1
                                    

Anche quel giorno, come tutti i martedì, andai a lavorare in una clinica per animali, situata non molto distante da casa mia, non appena aprii la porta riservata ai dipendenti la vidi: era mezza incazzata, come tutte le mattine, mentre parlava con il medico che aveva fatto la notte.
Dopo ave chiuso la porta bianca dietro di me salutai Mary e Dina che passarono dalle mia parti proprio in quel momento, e poco dopo, appena Zoe si accorse che ero arrivata anch'io mi salutò.
Notai con sorpresa d'essere arrivata poco dopo di lei, dato che era ancora nelle vesti di Zoe e non di dottoressa, constatato ciò mi diressi verso lo spogliatoio comune.
Entrai, chiusi la porta a chiave ed iniziai a spogliarmi, mi tolsi subito la maglia bianca dato che faceva caldo dentro lo spogliatoio, e rimasi in jenas.
«Posso?» chiese una voce aldilà della porta.
«Parola d'ordine?» dissi ridendo poco prima di girare la chiave nella serratura.
Appena entrata si mise a ridere mandandomi a quel paese per la battuta fatta pochi istanti prima.
«Dai almeno non sei ancora del tutto arrabbiata oggi!» affermai.
«E tu invece sei arrivata presto oggi!» disse entusiasta.
Le sorrisi e, voltandomi verso la borsa presi il camice che avrei dovuto indossare prima di varcare la soglia dello spogliatoio.
Lei iniziò a spogliarsi e cercai di guardarla senza dare troppo nell'occhio, non potevo stare di spalle, non ci riuscivo, volevo guardarla. Aveva il reggiseno color pelle sotto la camicia bianca, un jeans grigio scuro che nascondeva il perizoma rosso.
Feci un sospiro e per cercare di svagare presi il telefono in mano sbloccando la tastiera, facendo finta di leggere qualche messaggio arrivatomi poco prima.
«Che c'è?» mi domandò sorridendo.
«Nulla è successa una cosa, ma niente di che» scossi la testa sorridendo sotto i baffi per la stronzata che mi ero appena inventata.
Finii di cambiarmi, misi il telefono nella tasca dietro dei pantaloni e mi avviai verso la porta bianca che divideva lo spogliatoio dall'entrata riservata alle visite.
«Dio li odio questi jeans, ogni volta che li indosso ci litigo!» sbraitò.
«Che hai fatto?» domandai voltandomi verso di lei.
«Non si slacciano!» continuò.
La guardai cercando di capire se veramente volesse una mano da me o no, dato che non è da tutti i giorni farsi slacciare i jeans da una collega di lavoro, a meno che non ci sia qualcosa fra le due, ovvio.
«Vuoi che ci provo..?» le chiesi perplessa ma allo stesso tempo eccitata.
«Tanto non penso ci sia niente che tu non abbia già visto..» mi rispose con sguardo timido e anche un pizzico provocatorio.
Inarcai il sopracciglio sinistro osservando attentamente la sua espressione.
«Scusa non intendevo..» abbassò lo sguardo.
Mi avvicinai a lei, le afferrai con la mano destra l'asola dei jeans, con la sinistra il bottone e con un movimento veloce e deciso riuscii a slacciarli. La guardai negli occhi e notai che il suo sguardo era diverso da quello solito, non disse niente, non sorrise nemmeno, era seria. Sentii le sue mani poggiarsi sui miei fianchi, così decisi di spingerla delicatamente contro il muro, mi avvicinai alle sue labbra e, continuando a guardarla negli occhi le tirai giù la zip dei suoi Jeans tanto odiati quanto utili, probabilmente.
«Fermati..» disse a mezza voce.
Le carezzai il viso con la mano e le passai l'indice sinistro sulle labbra per zittirla.
«Lasciami fare..» le sussurrai all'orecchio.
Mi posò la sua mano destra sul petto, allontanandomi.
«È tardi, dobbiamo andare».
Capii che non era il momento per far si che succedesse qualcosa fra me e lei, probabilmente non era pronta a tradire il suo compagno, quindi le sorrisi e mi diressi verso la porta.
«Ci vediamo di là» dissi con aria tranquilla.
Il suo sguardo non era tranquillo come il mio, anzi, tutt'altro.

Dottoressa, scusi?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora