CAPITOLO 6

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Si dice che per trovare la pace interiore, bisogna praticare il non attaccamento: essere consapevoli che niente e nessuno ci appartiene veramente. Me lo ripetevo in continuazione, ma la verità era che ormai avevo anche superato la fase dell'attaccamento. Quella giornata in spiaggia non fu l'ultima. Io e Sara ci eravamo perfettamente integrate al gruppo di Christian,Stefano,Alessandro e Luca. Eravamo sempre con loro. In fondo erano simpatici e almeno trovavano sempre qualcosa da fare. Una sera uscimmo dopo essere stati a mare . Eravamo tutti piuttosto stanchi, perciò decidemmo di rimanere sul posto. Dopotutto Otranto era fantastica. Ci godemmo il tramonto estivo che colorava d'arancione il mare e rendeva l'atmosfera davvero suggestiva. Avrei voluto immortare ogni singolo istante e riviverlo in eterno. Non mi sarei mai stancata di guardare quel mare che era tanto bello da sembrare finto. L'atmosfera era cosí magica che non mi permisi di fiatare e rovinare il momento quando Christian si avvicinó a me e mise il suo braccio sulle mie spalle. In realtà non ne avrei avuto la forza. La sua presenza mi destabilizzava. Avevo la pelle d'oca ogni volta che mi toccava, anche solo per sbaglio. In realtà non mi si avvicinava quasi mai,mi guardava da lontano, come fanno i bambini quando vogliono disperatamente un giocattolo,ma sanno che non possono averlo, perchè sono stati cattivi. Credo che ormai l'abbia capito. Abbia capito che sono la stessa ragazza di due anni fa. Esiste un limite al cambiamento, evidentemente io non mi sono spinta troppo oltre. E ne ebbi la conferma quella sera stessa.

«Ragazzi ho un'idea.» interruppe il magico silenzio Sara. «Io e Sally cercavamo un appartamento. Abbiamo l'appuntamento con l'agente proprio domani. E se invece trovassimo un appartamento tutti insieme?» mi girai di scatto verso di lei. La fulminai con lo sguardo. «A me sembra una buona idea.» disse Stefano, che probabilmente aveva anche una cotta per la mia amica. E via via anche gli altri acconsentirono. Alla fine lo fecí anch'io, pur sapendo che era una pessima idea. Perfetto, allora domani verrete all'appuntamento con noi.»
La serata proseguí tranquilla per tutti, ma non per me. Uragano Christian aveva interrotto il mio incessante flusso di pensieri.«Non mi sei sembrata molto entusiasta della proposta di Sara.» mi disse mentre eravamo un po piú indietro rispetto al gruppo. «Pensare di venire a vivere con te non è esattamente la gioia piú grande della mia vita, non so se mi capisci.» Si fermó e mi prese per un braccio per fermare anche me.«No,non ti capisco. Sei diversa,sai?Due anni fa non eri cosí sgorbutica. Si può sapere che cazzo ti ho fatto?» Inizialmente rimasi spiazzata dalle sue parole. Poi mi ripresi. «Dovresti saperlo.» risposi dura. Ancora una volta,lo superai. Non volevo rovinare la serata agli altri, per cui decisi che quello che aveva detto non avrebbe dovuto interferire ne con la mia felicità , ne con quella degli altri. Ma la sua espressione non aiutava. Mi rifiutavo di guardarlo ma sapevo che il suo sguardo era cupo. È come se il suo stato d'animo provocasse conseguenze dirette sul mio. «Christian, tutto bene?» sentí chiedere dal suo amico Marco. «Una meraviglia» rispose luí ironico. Era patetico. Era stata tutta colpa sua. Cercai di farglielo capire guardandolo e scuotendo la testa delusa. Evidentemente non aveva capito granchè.

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I nostri amici sembravano affamati. Eravamo sul lungomare dove erano disposte decine e decine di bancarelle che ti permettevano di assecondare ogni sfizio: dai formaggi ai vini,i salumi,la frutta secca e persino le creme. Era divertente il modo in cui passavano dal dolce al salato, dal salato al dolce e di nuovo dal dolce al salato con tanta facilità. Io avevo lo stomaco chiuso. Anche Christian non mangiò molto. Ci guardavamo e soffrivamo in silenzio noi due. Tutt'intorno a noi era un caos. Al termine della lunga fila di bancarelle era stato posizionato un palco che ospitava un gruppo che cantava la pizzica. La gente disposta al di sotto si scatenava ballando e cosí fecero anche i nostri amici. Fui letteralmente trasportata nella mischia dalla mia amica e mi decisi a ballare con lei. I ragazzi, apparte Christian e Marco, andarono alla ricerca di qualche ragazza per raggiungere il loro obiettivo: fare conquiste. Fui contenta che Christian non lo fece. Mi chiesi perché non lo fece anche il suo amico, ma da come guardava Sara, capí tutto.
Ballavo con Sara quando all'improvviso sentí delle mani sulla mia vita. Pensai fosse Christian, ma mi accorsi che mi sbagliavo quando lo vidi venirmi incontro e togliermi di dosso le mani del tizio. «Lasciala stare cazzo.» Il suo tono di voce fece paura non solo a me,ma anche al tizio che si dileguó. «Grazie.» gli dissi soltanto. Lui mi guardó, poi mi prese la mano e mi portó via di lí.

Non amarmi solo d'estateWhere stories live. Discover now