Capitolo 9

17 9 5
                                    

Il mio primo giorno di lavoro fu un disastro. La sera prima avevo alzato troppo il gomito e il risveglio fu posticipato rispetto alla tabella di marcia. Dovevo essere lì alle otto in punto invece mi presentai dieci minuti dopo. Fortunatamente non era uno di quei lavori che ti costringeva ad usare tacchi e vestiti attillati. Al contrario: dei semplici jeans e una maglietta bianca con la stampa hard rock erano perfetti. Quando arrivai, mi accolse una donna non troppo alta, con lucidi capelli neri a caschetto e un outfit completamente diverso dal mio. Sperai che quella fuori luogo fosse lei, vista la gonna attillata e la camicetta bianca stile 'segretaria di Mr. Grey.' «Buongiorno signorina. Io sono Anna, direi che potresti considerarmi il tuo capo, dato che il signor Rizzo sarà via per un po. Non ammette ritardi e nemmeno io. Forza,mi segua.» Ero sicura che sarebbe stato un inferno. Mi spiegó velocemente cosa avrei dovuto fare - la guida turistica fondamentalmente - e mi lasció nella mani di una ragazza che doveva avere la mia stessa età o poco più. Era una ragazza dolce, si chiamava Silvia ed era del posto. Mi illustró le varie opere e nel frattempo mi accorsi che io pendevo dalle sue labbra. Capì subito che era bravissima nel suo lavoro. «La conoscenza dell'inglese è fondamentale qui. È più facile avere a che fare con turisti stranieri piuttosto che con quelli italiani. Mi raccomando, sii paziente e assicurati che tu abbia appagato il loro desiderio di sapere. Sono sicura che andrai alla grande. Se c'è qualche problema mi trovi in giro, comunque.» Annuì e mi imbattei nel primo gruppo. Silvia aveva ragione, si trattava di stranieri.
*****
Quando tornai a casa, ero distrutta. Avrebbero dovuto modernizzarsi ed utilizzare degli apparecchi elettronici più innovativi. Le mie corde vocali erano a pezzi. Dopotutto peró, ero contenta di non aver avuto a che fare con turisti italiani. Non perchè non mi piacessero ma perchè amavo mettere alla prova il mio inglese.

Nel piccolo corridoio che precedeva la cucina mi parve di sentire una voce nuova. 'Probabilmente è il cugino di Alessandro' pensai. «Buongiorno.» dissi entrando in cucina. La voce che avevo sentito mi accolse calorosamente, forse anche troppo. «Ma ciao angioletto. Io sono Giacomo, cugino di Alessandro.» Tutti quei tatuaggi e quei capelli così scuri mi incutevano timore. Per non parlare del suo tono di voce. Quasi non ci credevo che la parola 'angioletto' fosse uscita dalle sue labbra. «Piacere, sono Sally.» mi presentai timidamente porgendogli la mano. Ma lui non sembrava soddisfatto così mi trascinó in un forte abbraccio. Stavo soffocando. Per fortuna Mr Gelosia venne in mio soccorso e gli disse « Non vedi quanto è piccola? Se la stringi ancora rischia di scomparire. E se dovesse succedere, farai la stessa fine.» Il gigante mi lascio, mi aspettavo una rissa o qualcosa del genere, invece scoppió a ridere e tutti noi lo guardammo straniti. « Non sapevo fosse la tua ragazza,amico. e poi si rivolse a me «hai un ragazzo piuttosto coraggioso. Di solito nessuno mi parla in quel modo.» «Non è il mio ragazzo.» mi affrettai a dire. «Buono a sapersi.» mi fece l'occhiolino e vidi con la coda dell'occhio Christian stringere i pugni. «Allora Sally, com'è andato il primo giorno?» Ringraziai mentalmente Sara per aver cambiato discorso, nonostante in questo modo l'attenzione fosse puntata su di me. E io odiavo quelle situazioni. « È andato bene.» dissi semplicemente. Avevo proprio bisogno di una bella dormita. Il mio stomaco peró non era d'accordo e fece i salti di gioia quando Stefano chiese « chi ha fame? »
****
Il pranzo fu davvero movimento. Io e Sara mangiammo poco, o meglio, relativamente poco. I ragazzi sembravano dei pozzi senza fine e sembravano non averne mai abbastanza. Riuscii a sfuggire allo sguardo insistente di Christian, ma il destino con noi gioca brutti scherzi, e io capitai di fronte a lui. Mi era venuto il torcicollo a furia di girarmi da una parte all'altra pur di non cedere. Di fianco a me c'era Giacomo che non perdeva occasione di infastidirmi. Volevo essere educata e gentile ma quel ragazzo aveva di gran lunga superato il limite. Finalmente la tortura finì e io fui graziata dal lavare i piatti e sparecchiare: il lavoro aveva i suoi vantaggi alla fine.
Andai dritta al letto per schiacciare un bel pisolino pomeridiano. Probabilmente mi sarei alzata l'indomani mattina.
****
CHRISTIAN
Quando l'ho vista dirigersi nella sua camera non ho resistito all'impulso di guardarla dormire. Ho aspettato dieci minuti - il tempo necessario per farla addormentare, anche se probabilmente avevo aspettato anche troppo considerata la sua stanchezza - e l'ho raggiunta. Ho sempre amato correre il rischio. Probabilmente è azzardato mettere sullo stesso piano il rischio di correre con la moto, con quello di essere scoperto da Sally. 'Solo pochi minuti' mi dicevo. Chiusi la porta evitando di fare rumore e mi sdraiai nel letto matrimoniale posizionato al centro della stanza. Notai che il suo modo di dormire non era cambiato: pancia in giù, culo sodo all'aria e braccia distese. Mi venne da ridere. Nonostante il letto fosse abbastanza grande, facevo fatica a trovare un posto per me. I capelli sembravano raggi di sole, le guance divenute rosse per via della dormita la facevano sembrare una bambina, così come il broncio che metteva con le sue labbra carnose quando dormiva. Le misi una morbida ciocca ribelle dietro l'orecchio e fu così che la svegliai. Cazzo. «Ehm..che stai facendo?» chiese assonnata e allo stesso tempo sorpresa. Solo la sua  espressione me lo faceva venire duro.
«Ti guardavo.» « Non pensi che sia un po da maniaci guardarmi mentre dormo?» « Non lo so. Forse. Ha importanza?» «No. Non credo.» «Bene, vieni qui.» tentai di avvicinarla a me, e magicamente ci riuscí.

Non amarmi solo d'estateWhere stories live. Discover now